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Dignità operaia

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SOGGETTO POLITICO E SINDACATO CONFEDERALE DI CLASSE

(17 Settembre 2014)

rossas

Nello sviluppo del dibattito all’interno della sinistra anticapitalista e antagonista è in corso un confronto che interessa particolarmente Ross@ alla vigilia della sua assemblea nazionale che si svolgerà il prossimo 5 ottobre.
Sono in discussione, infatti, due questioni di grandissima importanza: quella relativa alla costruzione di un nuovo soggetto politico anticapitalista, d’opposizione per l’alternativa; quella riguardante l’idea che sta prendendo forma nel corso degli ultimi mesi di rispondere alla totale perdita di ruolo della CGIL con la formazione di un sindacato confederale di classe, al riguardo del quale – considerata anche la crescita dell’USB – paiono esistere le sufficienti condizioni di massa critica all’interno del mondo del lavoro e delle categorie.
Nel corso della discussione sono emersi elementi di grande interesse circa l’innovazione da apportare nel rapporto tra soggetto politico e sindacato, ma anche elementi di notevole confusione nell’idea di una sorta di commistione movimentista che, alla fine, renderebbe l’idea di un tutto quasi indistinto facendo sì che il soggetto politico corra il rischio di risultare condizionato dall’economicismo e quello sindacale ridotto ad una dimensione di tipo meramente corporativo.
Entrambe le ipotesi che si stanno percorrendo: quella del soggetto politico e quella del sindacato confederale di classe appaiono necessarie per una ripresa di presenza sia sul piano politico, sia su quello sociale di un antagonismo rappresentativo anche e soprattutto dei settori più avanzati del mondo del lavoro.
Proprio per avviare una risposta positiva a questa necessità urgente è il caso allora di riprendere alcuni elementi, tratti dalla nostra esperienza, delineando alcuni elementi dai quali è difficile prescindere nell’affrontare il versante “sindacale” (su quello politico sono già stati spesi fiumi d’inchiostro e per quel che riguarda Ross@ la già ricordata assemblea nazionale del 5 ottobre, dovrà pronunciare una parola di grande importanza per il futuro).
E’ il caso allora di ricordare come l’autonomia di un’organizzazione rivendicativa di lavoratori qual è un sindacato si deve necessariamente misurare con la sua capacità di elaborazione politica e culturale e con le particolari forme di democrazia interna che rendono possibile questa elaborazione.
Anche se, come nel caso di Ross@, si parla di movimento politico e non ancora di partito permane la necessità di una distinzione e di un’autonomia con il sindacato, in particolare quando si pensa a un “sindacato confederale di classe” a fortissima conflittualità di base.
Quest’autonomia del sindacato deve poggiare su due punti fondamentali che risultano essere oggi ancora di grande attualità:
1) Da un lato la capacità del sindacato di esprimere fino in fondo la propria specificità, ossia la tutela degli interessi immediati dei lavoratori dipendenti, per risalire da qui attraverso un faticoso processo di mediazione (fondato sulla partecipazione consapevole dei militanti e mai delegato una volta per tutte ai gruppi dirigenti) all’individuazione di momenti di sintesi, ossia di priorità politiche. In pratica una democrazia interna non affidata alla spontaneità ma a una verifica incessante delle strutture di base del sindacato, dei suoi strumenti d’informazione e di formazione culturale, fino a determinare il fatto che le scelte proposte ai lavoratori contengano davvero alternative concrete;
2) La necessità che all’interno del sindacato si verifiche un incontro tra culture e ideologie diverse e il loro confronto creativo. Da questo punto di vista la sollecitazione nel rapporto tra soggettività politiche e sindacali non deve rappresentare un condizionamento reciproco ma un vero e proprio stimolo in avanti. In questo modo, attraverso la democrazia interna, il sindacato riuscirà a produrre una cultura e un progetto politico in grado di fornire un contributo reale anche alle forze politiche collocate sulla frontiera più avanzata dell’alternativa di sistema.
Come si può osservare il richiamo all’autonomia, in luogo di spurie commistioni movimentistiche, avviene nel pieno della chiarezza delle funzioni reciproche avendo un comune denominatore dal quale non è possibile prescindere: quello della democrazia interna, della trasparenza nell’assunzione delle decisioni e delle scelte, delle proposte di sintesi e della capacità collettiva di portare avanti con efficacia all’interno del difficilissimo scontro politico e sociale che stiamo vivendo.

Franco Astengo

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