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    OPPOSIZIONE, RAPPRESENTATIVITA’ POLITICA, LEGGE ELETTORALE

    (20 Settembre 2014)

    sartori

    Giovanni Sartori

    L’ultima versione del “Patto del Nazareno” sulla specifica materiale della legge elettorale prevederebbe, secondo attendibili versioni giornalistiche, l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista (e non alla coalizione) che superasse il 40% assegnando in questo caso il 55% dei seggi alla Camera.

    Nel caso in cui nessun partito raggiungesse questa soglia resterebbe il ballottaggio, ma anche in questo caso soltanto tra le prime due liste e non alle coalizioni.


    Un passaggio non da poco che modifica il quadro possibile del sistema politico italiano ristrutturandolo pesantemente, nell’ottica di una semplificazione drastica nell’affermazione di un tripolarismo che affermerebbe, in queste condizioni, il PD come egemone, Forza Italia come soggetto “di riserva” del sistema e il M5S soggetto di opposizione marginale e interno comunque alle logiche del quadro complessivamente ispirato ai principi del liberismo populista, dell’ulteriore spinta alla personalizzazione, della cancellazione del concetto di rappresentanza politica completamente sacrificato a quello di governabilità e di riduzione nel rapporto tra società e politica.

    Passaggi successivi prevedibili di questa situazione: il presidenzialismo e lo spostamento definitivo della centralità del sistema dal Parlamento (con la Camera ormai priva di contrappesi data la riforma del Senato) al Governo.

    Nella sostanza una dura svolta autoritaria sostenuta – appunto come sostenuto poco sopra – dalla pratica cancellazione della rappresentanza politica.

    Si tratta, allora, di ragionare su questi elementi partendo da un punto fondamentale: quello della necessità di recupero, da parte della sinistra d’alternativa, di una capacità di rappresentanza fondata sull’opposizione.

    Quello dell’opposizione, intrecciando sociale e politico, è il campo aperto sul quale misurarsi da subito paradossalmente lasciato completamente scoperto a sinistra dai soggetti esistenti, ancora vincolati ad una logica ormai completamente superata di centrosinistra, sia a livello nazionale, sia soprattutto a livello locale.

    La situazione che stiamo vivendo presenta invece elementi, sul piano politico, sociale, culturale, che richiedono – valutati complessivamente – un’assoluta necessità di espressione radicalmente contraria agli indirizzi predominanti .

    Una necessità da assolvere in tempi molto brevi, almeno dal punto di vista dell’avvio di una fase di ricomposizione di una soggettività politica potenzialmente adeguata al compito appena indicato.

    L’opposizione da portare avanti, nel sistema politico italiano, deve possedere caratteristiche “sistemiche”, ma non possono essere trascurati gli aspetti politici immediatamente riconducibili alla più stretta attualità, compresi quelli riguardanti le presenze istituzionali a tutti i livelli, al centro come in periferia.

    Come abbiamo visto avremo probabilmente di fronte un’articolazione del quadro politico al riguardo della quale paiono presentarsi margini molto ristretti di manovra politica: si sta consolidando, infatti, un vero e proprio “blocco storico” di gestione capitalistica formato da un intreccio tra poteri politici, finanziari, della comunicazione di massa.

    Un “blocco storico” che si colloca come coalizione dominante alla guida di quella che abbiamo già definito come “svolta autoritaria”.

    In queste condizioni portare avanti un progetto di efficace contrasto all’esistente egemone richiede l’acquisizione di un’identità e l’elaborazione di un progetto: non basta raccogliere ciò che si muove in termini di disagio e di contestazione spontanea.

    L’identità dell’opposizione non può che essere ricercata da una visione tale da prefigurare una vera e propria “alternativa di società”.

    Si tratta di tener conto fino in fondo del fatto che, come ha scritto recentemente Giovanni Sartori, ci troviamo in una fase di vera e propria “regressione storica”.

    Da questo punto di vista la nostra elaborazione non può che principiare dal ritorno all’analisi delle contraddizioni che hanno sempre caratterizzato l’esistenza della sinistra: individuale/collettivo, pubblico/privato, pace/guerra, elaborando con grandissimo rigore storico i pur necessari elementi di innovazione. Un’innovazione da realizzare sia sul piano teorico, sia su quello più direttamente politico.

    Il progetto riferimento più direttamente alla fase deve contenere questi elementi di “alterità sistemica” ma disegnando una prospettiva definibile come di “dettaglio” (senza affidare a questo termini alcuna valenza riduttiva) sia al riguardo delle questioni internazionali, sia rispetto alla battaglia politica interna tenendo assieme un quadro di coerenza.

    Tutto ciò semplicemente enunciato non si potrà avviare se non attraverso un’opera di costruzione di una soggettività politica organizzata nei suoi tratti fondamentali di espressione insieme verticale e orizzontale, di presenza sociale e di azione politica.

    E’ questo il punto più importante di riflessione, di dibattito, di proposta di decisionalità politica, su cui dovremo appuntare nei prossimi mesi la nostra attenzione puntando a ricostruire quella soggettività politica oggi assente nel panorama italiano, in modo da offrire senso, sintesi, proposta alle lotte dei lavoratori e della società nel suo insieme ponendo assieme la questione decisiva della rappresentanza politica cercando di declinarla, proprio nel senso dell’opposizione appena indicato, anche nella dimensione istituzionale.

    Redazione Perchè La Sinistra

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