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(8 Aprile 2012) Enzo Apicella
Nonostante la crisi il governo Monti ha deciso di procedere all'acquisto di 90 F35

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(Senza casa mai più!)

IL GOVERNO VUOLE METTERE ALL’ASTA LE CASE POPOLARI. E’ QUESTO IL CONTENUTO DELLO SCHEMA DI DECRETO CHE IL GOVERNO HA INVIATO PER IL CONCERTO ALLA CONFERENZA UNIFICATA

L’UNIONE INQUILINI NE CHIEDE IL RITIRO: IL GOVERNO VUOLE FARE MACELLERIA SOCIALE CON I PIU’ DEBOLI

(23 Settembre 2014)

govvuole

“E’ come volere fare cassa svaligiando le cassette delle offerte in chiesa. Un atto spregevole perché ai danni dei più poveri e miserabile perché alla fine si tratta di spiccioli, gocce nel mare del debito pubblico.
L’Italia ha un offerta di abitazioni sociali pari al 4% dell’intero patrimonio abitativo a fronte di una media europea che è intorno al 16% e sono 700 mila le famiglie, certificate dai comuni, ancora in attesa dell’alloggio popolare di cui avrebbero diritto.
Nel frattempo, crisi e disoccupazione fanno strage anche nel comparto casa: gli sfratti sono in continuo aumento (220 mila solo negli ultimi 3 anni) e in particolare quelli per morosità crescono in maniera esponenziale (sono ormai il 90% degli sfratti emessi).
Invece di riqualificare e incrementare il patrimonio pubblico per rispondere alla sofferenza abitativa strutturale che ormai riguarda l’intero territorio nazionale e non solo le grandi aree urbane, il governo pensa a come fare cassa sulla pelle della povera gente.
Ci risulta, infatti, che il governo abbia recentemente inviato alla Conferenza Unificata lo schema di decreto per dettare nuove regole di alienazione del patrimonio degli IACP, comunque denominati, in pratica il sistema delle case popolari, come previsto dall’articolo 3 della Legge 80 del 2014, quella che il governo, non senza involontaria ironia, ha chiamato misure contro il disagio abitativo.
Siamo in grado di anticiparne gli aspetti fondamentali anche allo scopo di effettuare una denuncia politica e lanciare un grido di allarme che ci auguriamo Regioni e Comuni raccolgano.
Il folle disegno del governo consiste nell’introdurre per la prima volta il principio che le case popolari si vendono all’asta pubblica, partendo dal prezzo di mercato.
Un disegno folle che in pratica si rivelerebbe un ennesimo grande favore alla rendita immobiliare speculativa: evidentemente gli alloggi situati in aree di pregio potrebbero essere appetibili (e valorizzarsi) mentre quelli in aree degradate riscuoterebbero interesse zero (svalorizzandosi ulteriormente). Il sistema delle case popolari sarebbe trasformato ancora più di quanto è adesso in “bad company”. Tanto per essere ulteriormente espliciti (a favore della speculazione) si afferma addirittura che gli stabili definiti fatiscenti o per i quali i costi di gestione sono considerati troppo onerosi possano essere ceduti in blocco.
Non illuda che si dica che il ricavo delle vendite dovrebbe essere interamente investito in nuove abitazioni popolari. Sappiamo bene come tale previsione sia stata spesso aggirata per esempio per i residui Gescal e, in ogni caso, è ormai un dato assodato dei processi di dismissione immobiliare: il saldo è sempre negativo, se ne dismettono almeno 3 per costruirne o acquistarne 1 nuovo.
Chiediamo che questo schema di decreto venga ritirato e che Regioni e Comuni lo dichiarino irricevibile, anche perché interviene su materie che la Costituzione assegna loro in maniera esclusiva.”

Walter De Cesaris – segretario nazionale Unione Inquilini

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