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(17 Settembre 2010) Enzo Apicella
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PD EMILIA ROMAGNA: PRIMARIE AL CAPOLINEA?

(29 Settembre 2014)

Da 400.000 partecipanti nel 2013 per l’elezione a segretario di Renzi, a 57.000 (con 75.000 iscritti al partito, in una regione dove la capacità attrattiva delle coop è molto forte): questi i dati del clamoroso flop delle primarie svoltesi il 28 Settembre in Emilia Romagna per designare il candidato presidente della regione per il PD.
Un bel balzo all’indietro che pone immediatamente un interrogativo: lo strumento delle primarie ha già terminato la sua funzione e, soprattutto, è questo un segnale di caduta della stessa leadership di Renzi?
C’è da ricordare, prima di tutto, che questo dato s’inquadra in un discorso più generale di caduta della presenza dell’elettorato alle urne, sia nell’occasione delle cosiddette “primarie”, sia al riguardo di quelle che continuiamo a considerare le “elezioni vere”.
Ci troviamo in una crisi complessiva dell’agire politico organizzato, all’interno di un processo in atto di trasformazione della democrazia rappresentativa in democrazia del “pubblico” (con l’elettore ridotto alla funzione di “consumatore dell’evento”), con i partiti ridotti a funzionare da semplici contenitori dell’individualismo competitivo esercitato da una nuova schiera di aspiranti notabili.
La fase è quella di una ulteriore, esasperata riduzione nel rapporto tra politica e società, di vero e proprio ridimensionamento nelle forme più importanti di esercizio della democrazia: come testimoniano le presunte “riforme” del Senato, delle Province, delle Città Metropolitane e l’adozione, in questi casi, di sistemi elettorali di II grado: il ceto politico che elegge il ceto politico.
Le primarie avrebbero dovuto, invece, suffragare la realtà della personalizzazione della politica attraverso espressioni di consenso di tipo plebiscitario: ed è proprio questo elemento quello che ci pare in più forte difficoltà.
Elettore ridotto a “consumatore”, individualismo competitivo, personalizzazione esasperata della politica, spostamento verso la centralità del “governo” (a tutti i livelli) e ridimensionamento delle assemblee elettive, riduzione delle elezioni a simulacro della democrazia tra premi di maggioranza abnormi, liste bloccate a garanzia dell’elezione dei componenti dei diversi “cerchi magici”, bassa percentuale dei votanti per far sì che le opposizioni restino “senza voce”,
Tutto ciò fa parte di quella “svolta autoritaria” in atto e l’esito delle “primarie” del PD in Emilia Romagna ci indica, nella disaffezione e nel disimpegno dei più, che ci stanno portando proprio nell’alveo di un autoritarismo populista.
Brutti tempi per la democrazia.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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