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SINISTRA PD E CGIL TIGRI DI CARTA, RENZI VENDITORE DI FUMO

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(30 Settembre 2014)

(da un'analisi tratta dal sito LAVORO di Giuliano Cazzola) con un commento della redazione di PERCHE' LA SINISTRA

giulianocazzola

Giuliano Cazzola

Non ci si stupisca: pubblichiamo di seguito un commento all'esito della direzione PD sul job act svoltasi ieri sera 29 Settembre scritto da quella vecchia volpe di Giuliano Cazzola, transitato dalla CGIL a Forza Italia per il tramite del sempiterno craxismo.
Lo pubblichiamo per l'acutezza delle argomentazioni e soprattutto per l'analisi che vi si svolge al riguardo delle precipitose ritirate di CGIL e sinistra PD di fronte al nulla, dal punto di vista delle novità in materia di tartassamento nelle condizioni materiali di vita e di lavoro nel nostro Paese.
Un nulla che insiste e persegue sulla disoccupazione di massa, lo sfruttamento della precarietà, l'incertezza della situazione di milioni e milioni di persone giovani e meno giovani, esodati, cassintegrati, pensionati al super-minimo (non quello degli antichi contratti dell'industria, beninteso).
Mentre il Presidente del Consiglio e Segretario del PD lavora a stretto contatto con Marchionne, CGIL e FIOM stanno preparando una bella passeggiata per le vie di Roma.
Serve subito qualcosa di diverso, di profondamente diverso: una opposizione di sistema, sociale e politica; la proposta di una alternativa.
Siamo in grave ritardo su questo.
Data la materia la conclusione può sembrare ironica ma: mettiamoci al lavoro!



Di Matteo Renzi - come del suo Governo e della sua azione politica - si può pensare tutto il male possibile. Chi scrive non appartiene certamente al club degli estimatori che si sta riducendo giorno dopo giorno. Eppure, un merito gli va riconosciuto: quello di indurre i propri avversari a un arretramento precipitoso rispetto alle posizioni sostenute e difese con ostinazione per decenni. Almeno in materia di lavoro.
È stato così in occasione del decreto Poletti sui contratti a termine e l’apprendistato. La sinistra del Pd e la Cgil hanno lasciato passare - soprattutto in tema di rapporto a tempo determinato - una modifica che ha reso strutturale uno strumento di flessibilità molto importante. In questi giorni, per quanto concerne le norme sui licenziamenti, a partire dalla riunione della Direzione del Pd, saranno avanzate controproposte (rispetto a quelle annunciate dal premier) che fino a pochi mesi or sono sarebbero state respinte, con sdegno, dai loro stessi autori. Analoghe considerazioni potrebbero essere svolte a proposito delle “disponibilità” manifestate dalla Cgil.
In sostanza, agli oppositori interni di Renzi e a Susanna Camusso basterebbe che la reintegra fosse ancora prevista dopo un certo numero di anni di anzianità di servizio, nell’ambito del percorso della tutela crescente. A prescindere dal merito (invero discutibile), è indubbio riscontare delle novità in tale posizione politica. Perché, allora, è divenuto all’improvviso possibile confrontarsi (se il Governo lo volesse) su materie che fino a ieri erano ritenute inderogabili, indisponibili e non negoziabili? Sono cambiati i gruppi dirigenti sindacali? Vi è stata forse, in loro, una maturazione notturna? Oppure gli esecutivi precedenti - anche quelli di centrodestra - erano dei grandi “dissipatori di consenso”, incapaci di comprendere che l’innovazione covava sotto la cenere se soltanto si fosse trovato il coraggio di alimentarne la debole fiammella? O, più banalmente, Matteo Renzi sta dimostrando una volta di più che la sinistra “conservatrice” e la Cgil sono soltanto delle “tigri di carta”? È sufficiente sfidarle per accorgersi che non ruggiscono, non graffiano e non mordono. E pensare che - come nella favola - c’è voluto un ragazzotto toscano, un po’ sbruffone, per dimostrare che il re era nudo.
Tutto ciò premesso, che dire delle conclusioni della direzione del Pd? In verità, è difficile - se ci si limita al merito - comprendere i motivi per cui quel partito si trova sull’orlo di una spaccatura profonda. Matteo Renzi è uno che parla per titoli e fa di tutto per mantenere delle “uscite di sicurezza”. Chi scrive, quando ha sentito - dai telegiornali perché si rifiuta di seguire il dibattito in diretta - le affermazioni di Renzi secondo cui la reintegra sarebbe rimasta, non solo, come è pacifico e condiviso da tutti, per il licenziamento discriminatorio o nullo, ma anche per quello disciplinare (qui sta il vero problema), si è domandato: “Allora, cosa cambia rispetto alla legge Fornero?”.

Redazione Perchè La Sinistra

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