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Uscire dalla Nato. Il perchè e il come

(10 Ottobre 2014)

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Uscire dalla Nato. Un convegno a Roma. Parola d'ordine "antica" ma di straordinaria attualità, anche alla luce dell'accelerazione delle tendenze alla guerra proprio tutte intorno all'Europa che della Nato è uno dei due pilastri insieme agli Usa. Ma oltre ad essere giusto è anche possibile che un paese come l'Italia esca dalla Nato? Esistono le basi giuridiche per una battaglia che è squisitamente politica e frontale? Di questo si discute sabato 11 ottobre a Roma in un convegno promosso dalla Rete No War da anni attiva sul terreno della lotta contro le guerre, incluse quelle umanitarie che hanno visto la diserzione massicia di gran parte dei movimenti pacifisti. Una disattenzione o qualcosa di più. Quando al governo (Ministero delle Difesa) e nella Commissione Europea siedono due esponenti come la Pinotti e la Mogherini che fino a qualche anno fa frequentavano le riunioni e le manifestazioni pacifisti o i social forum, viene legittimo domandarsi quale fosse l'impianto di pensiero di pezzi consistenti di quei movimenti. La rete No War in questi anni non ha fatto sconti a nessuno, con coerenza e spessissimo da sola. Ma la coerenza produce anche risultati. Il Controsemestre popolare ad esempio, ha assunto questa iniziativa nella propria campagna di contestazione al semestre europeo a guida italiana, ed ha assunto la lotta contro la guerra tra i suoi obiettivi. Un incontro nazionale su questo tema è in preparazione in Veneto, terra di frontiera ma soprattutto di basi militari Usa/Nato. Ross@ ha aggiunto la rottura con la Nato a quello della rottura dell'Unione Europea, definendo entrambi come apparati delle classi dominanti con i quali rompere è inevitabile per delineare una alternativa di società.

Sabato alla Casa delle Donne (via della Lungara 19) dalle 10.00 alle 17.00 si discuterà della Nato, di che cosa è diventata, quali sono le sue funzioni e strategie ma anche di come sia possibile inceppare l'ingranaggio e tirarsene fuori. Sono previste le relazioni di Nella Ginatempo, Manlio Dinucci, Antonio Mazzeo, Claudio Giangiacomo, un messaggio del premio Nobel Maired Maguire e poi un dibattito con interventi di diverse realtà.

Qui di seguito l'introduzione della Rete No War che verrà presentata al convegno "E' Nato per la guerra":

"Obiettivo di questo convegno non è solo l'analisi dello scenario attuale della NATO e della adesione italiana, ma è quello di lanciare una campagna che abbia come obiettivo strategico l'uscita dell'Italia dal patto Atlantico, ovvero la revoca della adesione italiana alla NATO.
Considerando che, secondo lo stesso Trattato del 1949 è possibile per gli Stati membri ritirare l'adesione passati i primi vent'anni dalla firma del Trattato, non c'è un ostacolo legale ad una eventuale scelta dell'Italia di revocare l'adesione. Naturalmente l'ostacolo è tutto politico: è legato alla sudditanza dell'Italia e della UE agli USA, alla posizione dell'Italia in senso geopolitico, alla storia ed ai poteri forti che disegnano il nostro futuro.
Sappiamo dunque che l'uscita dell'Italia dalla NATO può sembrare un’utopia, ma come tutte le utopie è una stella polare che può guidare le nostre aspirazioni e le nostre iniziative e può farci ottenere almeno risultati parziali ma concreti.
Riteniamo che la situazione in Europa, nel Medio Oriente, e dunque nel mondo, sia di grande allarme per i rischi di guerra mondiale, per il coinvolgimento dell'Italia nelle scelte di guerra, per il rischio concreto che la “piattaforma Italia”, quale sede di 173 basi USA/NATO, sia bersaglio di azioni di guerra.
Ogni volta che si pone il problema di tagliare le spese militari, ritirare le missioni di guerra o fare scelte comunque d i disarmo parziale, viene posto in Parlamento e nel paese il vincolo ineludibile del Patto Atlantico e delle sue implicazioni: questo vincolo viene usato per portare l'Italia in guerra e renderla complice di scelte di aggressione ad altri paesi. Queste scelte di aggressione sono ad esempio la guerra della NATO nella ex Jugoslavia, poi la guerra in Afghanistan che dura tuttora, poi in Libia con gli effetti rovinosi che sappiamo, e oggi con il tentativo di espansione della NATO in Ucraina che genera guerra nel cuore d'Europa e costruisce il nuovo nemico russo.
Ridiventa perciò sempre più attuale la questione cruciale degli ultimi quindici anni e cioè il NUOVO CONCETTO STRATEGICO della NATO, siglato dai governi dei paesi NATO a Washington nel 1999. Questo è costituito da un accordo tra governi, mai discusso in Parlamento e dunque mai ratificato come trattato, che non ha dunque valore di legge. In questo concetto strategico si stabilisce una svolta radicale nella strategia della NATO perchè si autorizzano interventi militari per motivi diversi dalla difesa del territorio di uno Stato membro, e cioè per motivi di sicurezza globale (economica, energetica, migratoria, ecc.) che sono quelli tipici della “guerra preventiva”. Inoltre si autorizzano missioni militari in territori oltre confine, secondo la “proiezione di potenza” , ovvero in Stati sovrani esterni ai territori degli Stati membri della NATO. In questo modo il vecchio patto Atlantico è stato modificato da patto di difesa in patto di aggressione.
Pensiamo quindi che potrebbe essere un obiettivo importante denunciare l'illegittimità del Nuovo Concetto Strategico, sia rispetto alla Costituzione italiana sia rispetto alla Carta dell’ONU, e avviare una battaglia in Parlamento e nel paese per abolire questo trattato fittizio e rifiutarsi di partecipare alle guerre della nuova NATO per ripudiare la guerra ( art. 11).
Altri obiettivi intermedi si possono perseguire attaccando il sistema delle basi militari in Italia che è regolato da una maglia di accordi militari secretati e che ci porta ad essere la piattaforma continentale avanzata delle guerre NATO e USA. Lottare per la desecretazione degli accordi e per l'abolizione degli accordi di guerra può essere un modo per corrodere dall'interno e sul territorio le implicazioni del Patto Atlantico.
A questo proposito vogliamo ricordare la legge di iniziativa popolare a suo tempo presentata da alcune associazioni pacifiste ( tra cui Bastaguerra e Disarmiamoli) nel 2008 con la raccolta di 70.000 firme che giace in Parlamento in attesa di qualche parlamentare che voglia portarla in commissione Difesa e “difenderla”. In questa proposta di legge vi sono interessanti obiettivi intermedi come, appunto, la desecretazione degli accordi militari, la denuncia dei Trattati che obbligano l'Italia a missioni di guerra o all'uso di armi di distruzione di massa, più alcuni fondamentali vincoli sia per la non concessione delle basi, sia per la loro chiusura e riconversione a usi civili. Impegnare la nostra campagna antiNATO con il rilancio di questa legge, ci sembra oggi molto attuale visti i rischi di guerra che in corso e per l'uso sempre più massiccio della basi italiane per missioni di guerra in Africa e Medio Oriente .
Ricordiamo infine che la NATO è diventata una organizzazione guerrafondaia e terrorista che dopo il '99 ha contribuito al generale riarmo, alla diffusione e “modernizzazione” di armi atomiche e di distruzione di massa, alla progettazione di uno “scudo antimissile” teso alla strategia del “primo colpo (“first strike”), e che ha prodotto stragi di civili e crimini di guerra e contro l'umanità in Jugoslavia, Afghanistan, Libia. La NATO dovrebbe essere deferita alla Corte di Giustizia internazionale; in mancanza di ciò, un obiettivo alternativo potrebbe essere la creazione di un tribunale alternativo che potrebbe promuovere processi pubblici per crimini contro i civili e terrorismo, e risarcimento delle vittime.
Si pone dunque sempre più pressante per l'Italia una scelta di neutralità, e ciò richiede un approfondimento anche giuridico sulle modalità per dichiararsi neutrali di diritto e di fatto.
Fermo restando in conclusione che il nostro obiettivo strategico rimane l'uscita dell'Italia dal Patto atlantico, proponiamo come obiettivi intermedi della nostra campagna l'abolizione del Nuovo Concetto Strategico del '99 e il rilancio della legge di iniziativa popolare sulle basi militari e i trattati/accordi militari da desecretare e denunciare.

Sergio Cararo - Contropiano

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