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IL PUNTO PIU' BASSO NELLA STORIA POLITICA ITALIANA: LA MODERNITA' COME CONSUMO

(19 Ottobre 2014)

Stiamo attraversando il punto più basso mai toccato storia politica italiana proprio dal punto di vista della prospettiva culturale.
Quella prospettiva culturale che è sicuramente la più importante tra le diverse angolazioni attraverso le quali si può giudicare un periodo storico.
Intendiamoci bene: il governo Renzi incarna molto bene questa realtà del “punto più basso” ma la definizione può essere generalizzata all’insieme degli attori presenti nell’arena politica ed anche in quella della rappresentanza sociale.
Si tratta di un giudizio molto severo ma ampiamente giustificato dalla realtà.
E finita la modernità quale ponte per il futuro nella solidarietà tra le generazioni e nella distinzione delle classi: questo è il punto di fondo della questione.
Attraverso l’espressione della “modernità” si è sempre cercato, infatti, di interpretare l’evoluzione dei tempi, alla ricerca di nuovi orizzonti filosofici, politici, tecnologici, nell’insieme delle relazioni sociali fornendo (o meglio cercando di fornire) a questa ricerca uno sbocco che non fosse semplicemente nell’arrestarsi dell’immediato.
Gli elementi che hanno fornito l’alimento per questa ricerca di prospettiva sono sempre stati molteplici: l’ideologia, la teoria politica, l’analisi sociologica, il pragmatismo delle scelte immediate.
Oggi tutto questo pare essersi arrestato, dopo decenni di dileggio e di condanna a priori: nello scontro politico pare prevalere l’individualismo di quella che si può definire come la “modernità del consumo”.
Tutto si ferma sulla soglia del giorno per giorno.
Se la frase non fosse abusata tornerebbe alla mente il vecchio “apparire” in luogo dell’essere, ma si tratterebbe di una dicitura ancora insufficiente a descrivere lo stato di cose in atto.
La crisi del pensiero politico, in Italia, è molto più grave e non concede nulla al futuro, tantomeno a una possibilità di azione positiva.
Siamo circondati da un nichilismo dell’oggi che si esprime soprattutto nell’azione di governo.
Tutto avviene lontano dalla possibilità di una lotta sociale e politica vera e concreta: o si sta nella falsità del teatro di regime oppure ridotti nella marginalità della dimenticanza se non quando della repressione.
Stiamo scendendo per un pericolosissimo pendio: al fondo di quale burrone potremo fermarci è difficile da individuare perché il domani è indicato come un eterno presente, all’interno del quale si cristallizzano le diversità e le differenze non fornendo più alcuna spinta verso il progresso.
C’è dato soltanto da consumare: in piedi e sul posto.

Franco Astengo

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