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[I lavoratori salveranno Roma] Presidio ed assemblea della rete delle municipalizzate romane

(21 Ottobre 2014)

presidio

Mercoledì 15 si è tenuta l’ultima riunione delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende pubbliche partecipate ed ex municipalizzate di Roma Capitale, che si stanno organizzando nella rete municipalizzate di Roma, costituitasi al fine di contrastare gli effetti nefasti del famigerato “Salva Roma”, un piano di ristrutturazione, dismissione, privatizzazione e liberalizzazione per ripianare il debito capitolino, che di fatto sta colpendo aziende e servizi pubblici, intaccando pesantemente le condizioni di lavoro e mettendo a rischio gli stessi posti di lavoro dei dipendenti delle aziende municipalizzate e partecipate e di quelli diretti.

Che il comune avesse dei buchi di bilancio insostenibili era cosa nota da tempo ed ai più, quanto lo era il fatto che le aziende municipalizzate venissero utilizzate da politici ed affaristi per ordire trame che poco avevano a che fare con la natura del servizio da erogare. Ma ancora una volta il grosso del conto da pagare ricade sulle spalle di lavoratori e lavoratrici e non su chi ha l’ effettiva responsabilità di anni di mala gestione delle società partecipate, dell’uso improprio, illegale e spropositato di risorse pubbliche, delle spese per consulenze esterne o per gli staff della politica e di altri sprechi e irregolarità che hanno nel tempo contribuito ad alimentare una situazione insostenibile sia per chi quotidianamente eroga con impegno i servizi pubblici sia per chi ne usufruisce.

In questo contesto si colloca l’esemplare lotta dei dipendenti della società Multiservizi, che appartiene per il 51% alla municipalizzata AMA. Questi lavoratori stanno subendo per primi gli effetti concreti della manovra concordata da governo e comune capitolino: la società a settembre ha ufficializzato 48 licenziamenti avvenuti nel quadro della perdita di un appalto sulla manutenzione del verde nelle scuole statali, in seguito a un bando di gara che non prevedeva la clausola della salvaguardia occupazionale. Nonostante la società abbia proposto, come alternativa al licenziamento, una parziale ricollocazione a 15 ore settimanali per 8 mesi e con abbassamento di livello, il grosso dei lavoratori ha rifiutato “l’invito”, esprimendo la volontà di lottare per il ritorno alla precedente situazione e solo a patto di un miglioramento dei parametri occupazionali per i più svantaggiati.
Non sono mancate prese di posizione inconsistenti da parte di politici e istituzioni, messi costantemente sotto pressione dai lavoratori, i quali, in occasione di una deludente riunione della commissione politiche ambientali di Roma tenutasi al principio di settembre hanno proceduto all’occupazione della Sala Riunioni delle Commissioni Consiliari, mentre la scorsa settimana di fronte all’ennesimo rifiuto del sindaco Marino di incontrare i lavoratori, hanno occupato la Sala del Carroccio.

La determinazione e il protagonismo dei lavoratori della Multiservizi, dimostrando che esiste un corpo vivo pronto ad alzare la testa e a difendere il posto di lavoro, hanno innescato importanti meccanismi di solidarietà da parte degli altri lavoratori romani, primi tra tutti i lavoratori Farmacap, le cui sorti potrebbero essere presto le stesse dei lavoratori licenziati della Multiservizi, ma anche i dipendenti di Almaviva Contact, società che ha in appalto il servizio telefono 060606 e di AMA, anche loro in una situazione di rischio.

Si è così riattivato un percorso di confronto che in questa prima riunione ha permesso di aggiornarsi reciprocamente sulle proprie situazioni.

Per quanto riguarda Farmacap, azienda farmaco-socio-sanitaria che gestisce 44 farmacie dislocate in prevalenza nella periferia romana, si prospetta un futuro fatto di iniezioni di capitale privato che dovrebbe attestarsi intorno al 40% e che determinerebbe il passaggio dell’azienda ad SPA. L'azienda ha già cominciato a "ristrutturare", dividendo e decentrando nelle sedi periferiche i lavoratori del settore sociale, non a caso i più combattivi e sindacalizzati. Tale manovra ha comportato la chiusura di un servizio per 2000 anziani che è il "Telesoccorso". Il rischio dei lavoratori che sono stati trasferiti è che andranno in esubero se non dovesse essere sottoscritto un contratto di servizio che regoli il rapporto tra nuova attività svolta e comune di Roma. A tal proposito la mancanza di una copertura economica non fa certo ben sperare.

I lavoratori di Almaviva Contact, azienda che dal 2008 gestisce il centralino di Roma Capitale (060606), stanno protestando contro un cambio di appalto che aprirebbe le porte al licenziamento dei dipendenti, in maggior parte donne, con età media di 44 anni e con oltre 100 familiari a carico. Infatti il criterio di aggiudicazione della gara pubblica è quello dell’offerta più economicamente vantaggiosa, un risparmio che tuttavia si fonda sull’abbattimento del costo della forza lavoro e sulla mancanza di vincoli territoriali: oltre a retribuzioni di gran lunga più bassi, si aggiungerebbe quindi la delocalizzazione. Sono quasi trecento le lavoratrici e i lavoratori che risultano ad oggi assunti con un contratto di solidarietà con scadenza prevista per maggio del 2015 e al quale potrebbe avere seguito un licenziamento di massa. Per questo il 7 ottobre le lavoratrici ed i lavoratori di Almaviva hanno scioperato in piazza del Campidoglio.

La situazione dei lavoratori AMA, con la recente approvazione del nuovo piano industriale che deve far fronte tanto alla crisi delle finanze capitoline, quanto alla chiusura della discarica di Malagrotta, sta peggiorando. Il tentativo è infatti di scaricare sui quasi 7000 operai il prezzo di questa doppia crisi.

Questa situazione di grande fermento costringe a un salto di qualità che è stato più volte richiamato durante l'assemblea: coordinare una risposta unitaria che riesca ad andare oltre i confini dei singoli percorsi che finirebbero altrimenti per ottenere risultati parziali o nulli. Farlo realmente significa trovare la radice di ciò che accomuna ogni singola lotta e renderlo elemento di coscienza di ogni lavoratore.
Da una parte ci si dovrà impegnare per connettere materialmente i lavoratori, far conoscere gli uni le storie degli altri, farli incontrare, spingere verso forme di coordinamento sempre più stabili che abbiano l’ambizione di trovare una piattaforma comune d’incontro, che identifichi chiaramente la controparte e che riesca ad abbattere distinzioni e divisioni. Dall’altra rompere un muro di silenzio o di menzogne costruito ad hoc per indebolire qualsiasi tentativo di contrattacco.

La partita politica si sta infatti inasprendo: la controparte fa la voce grossa citando gli sprechi che l'hanno finora ingrassata per giustificare ulteriori sacrifici per chi ne ha fatti finora. Nel farlo può contare sul supporto dei propri megafoni mediatici, sulle necessità “oggettive” di queste manovre richieste “dall'Europa”, sulla connivenza di avvoltoi e affaristi. Noi dobbiamo saperci porre sullo stesso piano, contestare alla radice la necessità dei sacrifici, elaborare un altro piano per i servizi pubblici, sapendo di poter contare sulle migliaia (milioni) di proletari che ogni giorno ne usufruiscono e che pagherebbero a loro volta il prezzo della loro dismissione.

Primo appuntamento di questo percorso: Giovedì 23 a Bocca della Verità, per un presidio e assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici delle partecipate romane.

Clash City Workers

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