">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Capitale e lavoro:: Altre notizie

LA LIMITATEZZA DEGLI OBIETTIVI E L'INESTINGUIBILITA' DELLE CONTRADDIZIONI

(29 Ottobre 2014)

guarino

Giuseppe Guarino

Tra i limiti profondi che hanno segnato l’arretramento della sinistra in Italia non c’è stato soltanto quello dell’aver aderito sostanzialmente al disegno dell’avversario nell’espressione della personalizzazione della politica, di un’errata concezione nel rapporto movimenti sociali/soggetto politica e dell’acquiescenza a un malinteso concetto di governabilità e, di conseguenza, di subalternità al parlamentarismo.
C’è stato anche un passaggio molto delicato e importante di messa da parte della necessità di rappresentare politicamente l’insieme delle contraddizioni o fratture sociali emergenti, facendo prevalere in questo senso una sorta di “visione tecnocratica”.
Tutti elementi negativi, sia ben chiaro, derivanti da quella “sindrome della sconfitta” che ha attanagliato la sinistra italiana, più o meno riformista, più o meno radicale, ben prima della caduta del muro di Berlino e della svolta della Bolognina.
Una visione minoritaria del proprio “ ubi consistam” che ha avuto origine almeno dall’avvento del craxismo e dall’adesione all’idea dell’eternità della “società affluente”, del primato della finanza sulla produzione, dello spostamento complessivo dei valori e dei principi della sinistra nell’ambito di un indistinto prevalere della necessità delle diseguaglianze per far marciare l’economia (una parafrasi sostanziale della “Favola delle Api”) e dell’internità definitiva nel sistema politico liberal – democratico (abbandonando il concetto togliattiano di “democrazia progressiva”).
Alla luce di questi fattori si può comprendere come i settori autodefinitisi come i più “radicali” della sinistra italiana abbiano, nel corso degli ultimi anni, al riguardo del cruciale problema europeo, abbandonata l’analisi della “contesa capitalistica” (e della conseguente necessità di contrapporsi attraverso il rafforzamento della lotta di classe e delle espressioni politiche che potevano rappresentarla, pur nel quadro mutato della modernità e del rapporto tra struttura e sovrastruttura) e si siano limiti appunto all’analisi di questioni molto importanti ma che, tutto sommato, potevano essere considerate quasi come di “tecnicalità”.
Risulta illuminante, in questo senso, un’intervista apparsa oggi, 29 Ottobre, sul “Corriere della Sera” e rilasciata dal prof. Giuseppe Guarino, finissimo giurista e già ministro delle Finanze, dell’Industria e delle Partecipazioni Statali.
Il titolo è del tutto choccante: “Renzi ha rottamato il fiscal compact”. Naturalmente nel corso dell’intervista il prof. Guarino chiarisce come un risultato del genere possa essere ottenuto (lui usa il dubitativo e non l’affermativo contenuto nel titolo) inconsapevolmente.
Non è il caso, in quest’occasione di riprendere per intero l’intervista se non in un punto di assoluta sostanza: “Il 3% non è un limite all’indebitamento, ma un semplice “valore di riferimento”, e ancora “ Renzi ha ottenuto che, ai fini della valutazione della posizione di bilancio italiano, si assumesse come valore di riferimento non lo 0% (come pretendeva Bruxelles n.d.r.) ma il 3% indicato nel protocollo n.5 del TUE (Maastricht)”. In questo modo – conclude Guarino – “ si offre una chiave per uscire dalla gabbia europea”.
Stando a quest’analisi, dunque, il governo Renzi sarebbe da sorreggere proprio in funzione di questo tentativo.
Senza naturalmente prendere per oro colato tutte queste affermazioni pare il caso, almeno dal nostro punto di vista, di riflettere al meglio l’iniziativa politico – culturale fin qui portata avanti attorno al tema europeo.
Se, come pare, in questo modo si allenta la gabbia le prospettive sono due, alternative tra di loro: come cercherà di fare il governo Renzi, la maggioranza, l’insieme dei poteri costituiti in questo Paese l’occasione sarà sfruttata per proseguire nell’opera già intrapresa di intensificazione dello sfruttamento, limitazione dei diritti, sopraffazione delle classi subalterne.
Dall’altro punto di vista, quello alternativo, il possibile allentamento della gabbia dovrebbe essere utilizzato per incrementare il conflitto sociale e dotarlo di una propria autonoma rappresentanza politica.
Il problema dell’identità anticapitalista e, se vogliamo, della lotta di classe estesa sulla base di una complessità di contraddizioni sociali (qualche tempo fa si era proposto di aggiornare il tradizionale quadro di riferimento elaborato da Lipset e Rokkan negli anni’80) va rilanciato con grandissima forza integrandolo all’interno di un disegno politico complessivo di cui dobbiamo recuperare gli elementi portanti di idealità, progettualità, organizzazione.
Serve una visione politica complessiva, non ridotta alla tecnica ma estesa all’analisi delle condizioni materiali del capitalismo oggi e delle conseguenze sociali e politiche che immediatamente derivano dalla condizione concreta determinata dall’attacco padronale.
Un’analisi, che insieme ci consenta di ragionare sull’attualità, sul futuro e anche sulla validità delle radici del movimento comunista e anticapitalista in Italia e in Europa.

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

4224