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PRESIDENZIALISMO, PROTETTORATO, CONSOLATO, REGIME

(31 Ottobre 2014)

Sono stati trascurati, da tutti i commentatori e dai mezzi di comunicazione di massa, i risvolti di caratteri costituzionale e istituzionale presenti nei contenuti (almeno quelli riferiti pubblicamente) dell’incontro avvenuto ieri ,30 Ottobre, tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente del Consiglio dei Ministri (né Premier, né Primo Ministro: figure che non esistono nel nostro ordinamento repubblicano) Matteo Renzi.
Si è trattato invece di un passaggio che merita attenzione particolare perché ha significato un altro punto di consolidamento del regime che si sta realizzando in Italia fuori e contro la Costituzione Repubblicana: che poi si tratti di Presidenzialismo, Protettorato o Consolato vedremo più avanti, ma di Regime autoritario certamente si tratta.
Naturalmente commentatori e mezzi di comunicazione di massa si sono gettati sull’osso del toto-Ministro degli Esteri e sui presunti contrasti sui due circa il profilo che dovrebbe avere il personaggio/a candidato/a all’incarico.
Su questo punto si è verificato, invece, il primo degli “strappi” costituzionali avvenuti nel corso dell’incontro.
La Costituzione, infatti, all’articolo 92 non prevede alcun confronto o passaggio preventivo istituzionale (com’è avvenuto invece nel colloquio in questione) sulla nomina dei ministri, ma prevede che il Capo dello Stato debba, su proposta del Presidente del Consiglio, nominare i Ministri.
Non è prevista, dunque, alcuna forma di consultazione preventiva: se il Presidente del Consiglio dei Ministri presenta un nominativo non conforme alle idee del Capo dello Stato (è già accaduto in passato e non soltanto con Napolitano) questi deve limitarsi a ricusare quel nominativo.
La trattativa di ieri ha assunto quindi la veste dell’esercizio di un potere riservato e parallelo da parte di due figure istituzionali per le quali sono previsti compiti separati: l’uno propone e l’altro nomina.
Emerge, invece, una commistione che – appunto – fa pensare a una forma diversa di esercizio dei poteri rispetto a quella prevista dall’articolato costituzionale e simile a quelle che si usano in forme di governo di tipo consolare o di protettorato.
Non è stato questo però il solo passaggio “pericoloso” verificatosi nel corso di questo incontro.
Si è discusso, infatti, stando alle comunicazioni d’agenzia di legge elettorale e di elezione parlamentare dei giudici della Consulta.
In questo caso la rottura del quadro costituzionale è, ancora una volta (per l’ennesima volta) estremamente grave e fornisce il segno di un passaggio, di una vera e propria svolta nell’insieme delle relazioni tra Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica, considerato che nessuno si è ancora mossa per far rilevare la straordinarietà di questo fatto.
Purtroppo siccome la straordinarietà si sta ripetendo molto di spesso probabilmente sta già producendo assuefazione e rassegnazione.
Non è il caso di assuefarsi e rassegnarsi, ma di ribadire ancora una volta che la legge elettorale (che non è materia di rango costituzionale) e le elezioni dei giudici della Consulta (non “nomine” perché qualcuno scrive addirittura in questo senso ma “elezioni” con tanto di quorum) sono materia esclusivamente riservata al Parlamento, ed è già grave che in materia elettorale il Governo presenti un disegno di legge, tenuto conto – è bene ricordarlo – che la forma di governo repubblicana è ispirata alla democrazia rappresentativa in quanto il popolo governa attraverso i propri eletti :a proposito.
A proposito chi ha eletto Renzi? Con quanti voti?, per quale compito di rappresentanza?.
Dal punto di vista del consolidarsi di un Regime collocato fuori e oltre la Costituzione Repubblicana in questi ultimi giorni era avvenuto un altro fatto notato da nessuno o quasi, ma egualmente grave: nel corso della cosiddetta “Leopolda” Renzi ha invitato l’assemblea a rendere omaggio a Napolitano.
Non essendo (almeno apparentemente) quella sede un’istanza ufficiale del Partito Democratico (partito cui corrisponde un omologo gruppo parlamentare costituito) ma una semplice luogo di dibattito informale appare evidente come si sia trattato di una forma inusuale, quasi di auto-investitura di quell’Assemblea come se si trattasse di un consesso appunto di tipo istituzionale.
In conclusione le cose stanno cambiando su questo versante rapidamente, e in peggio per la democrazia, ma nessuno pare voglia farsi carico di segnalare il concreto stato di cose in atto e organizzare una presa di posizione concreta e stabile per l’affermazione della calpestata Costituzione Repubblicana.

Franco Astengo

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