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(21 Marzo 2012) Enzo Apicella

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    Jobs Act: la parola è alla lotta di classe degli sfruttati

    (26 Novembre 2014)

    Una Camera di nominati, controllata dal “partito della nazione” organico al grande capitale, ha approvato il Jobs Act, che significa maggiore sfruttamento, precarietà, distruzione dei diritti e della dignità degli operai, come l’art. 18.
    Il dissenso ipocrita di un gruppo di deputati non salva la faccia al PD e non ha altra prospettiva politica che non sia la sopravvivenza del fallimentare riformismo.
    Sbaglia però chi vede in questa votazione un rafforzamento del governo Renzi, che va avanti a tappe forzate nel suo progetto reazionario. Al contrario, è una dimostrazione di crescente scollamento dalla sua base sociale – dimostratasi anche nelle recente elezioni regionali – e di arroccamento autoritario, che porterà Renzi e la sua politica neoliberista alla disfatta.
    La parola ora è alla lotta di classe degli sfruttati, che negli ultimi mesi ha visto una dinamica in crescita. Sarà il proletariato, sarà il popolo dei 1000 euro al mese - che si oppone ai signori dalle cene da 1000 euro - a esprimere, a suon di scioperi e dimostrazioni di piazza, la sua sfiducia al governo Renzi.
    Il 12 dicembre c’è lo sciopero generale indetto dai vertici di CGIL e UIL, che proclamandolo in ritardo e su contenuti innocui hanno svelato la loro intenzione di bloccare la continuità delle lotte, il loro processo di radicalizzazione e di unificazione politica.
    Gli scioperi tanto per far vedere che si fa qualcosa non ci bastano! Allo sciopero del 12 dicembre bisogna arrivarci con un crescendo di mobilitazioni, sviluppando il fronte unico proletario su parole d’ordine e obiettivi chiari, anticapitalisti. Dovrà essere una vera giornata di lotta per far cadere il governo Renzi, prima che ci porti alla completa rovina.
    L’ascesa della lotta di massa conduce verso lo sciopero politico generale e continuato, per infliggere duri colpi all’oligarchia finanziaria e al suo governo.
    Lottare contro i governi borghesi, per un Governo operaio che apra la via del socialismo significa disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati: il Partito comunista del proletariato.
    E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per compiere decisi passi avanti in questa direzione. Uniamoci, organizziamoci!

    Piattaforma Comunista

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