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Papa... vero

Papa... vero

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
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    ITALIA: IL PERICOLOSO DISFACIMENTO DEL SISTEMA POLITICO

    (2 Dicembre 2014)

    Per dirla con un’efficace metafora calcistica: in piena crisi di gioco e di risultati e con davanti a un calendario terribile (non compilato da lui ma dall’accorto Giorgio Napolitano, sempre pronto a scendere dalla nave al primo accenno di marosi) Matteo Renzi mette in atto i rituali dell’antica politica riunisce un’inutile direzione del PD e si sposta a sinistra gridando “al lupo, al lupo” verso la Lega e Salvini riscoprendo i valori dell’unità della sinistra e dell’antifascismo.

    Certo che per chi vanta, a colazione, pranzo e cena il 40% delle Europee aver paura del 10% e sottovalutare il 60% di astenuti che non sono dell’Emilia-Romagna, ma dell’intero Paese non si tratta di un brillante risultato.

    Gli esiti di questo governo sul piano economico sono disastrosi, basti guardare alle cifre dell’occupazione e alla crescita esponenziale delle diseguaglianze sociali e di reddito.

    Nulla è stato fatto sul piano dei rapporti con l’Europa e danni gravi invece si sono realizzati sul piano delle relazioni istituzionali interne, riducendo, di fatto, la democrazia, rendendo ridicola l’operazione spending-rewiew nei confronti di quella che impropriamente è stata definita “casta”, proponendo l’esaltazione del personalismo per interposti incredibili personaggi, ad esempio a livello regionale.

    Le cittadine e i cittadini che abitano in questo sfortunato (e ormai non più meraviglioso Paese pronto a crollare alle prime piogge come un castello di carte) appaiono in gran parte attoniti, incapaci di esprimersi e di trovare la forza di opporsi a queste “resistibili” ascese e insieme discese: di Renzi come di Grillo come di Salvini.

    Si aprono, qui è là, fronti d’insorgenza sociale anche molto forti e recanti al loro interno rivendicazioni sacrosante: mancano però i soggetti capaci di raccoglierli, portarli avanti, sintetizzarli in un’opzione politica sia dal punto di vista della protesta, sia da quello della proposta.

    Auspicando la riuscita dello sciopero del 12 Dicembre va detto però che CGIL e FIOM non possono rappresentare neppure l’embrione di questa capacità di sintesi politica cui ci si richiamava poco sopra: per due ragioni, la prima per la natura sindacale dei due soggetti, la seconda per la loro internità assoluta ai giochi politici di questi ultimi decenni, per una subalternità congenita alla logica concertativa, per l’incapacità, anche sul piano della rivendicazione, di porsi in avanti rispetto a un mero meccanismo di tipo difensivo.

    Deve essere chiara una questione: i nemici sono gli “ismi”, il personalismo, l’individualismo, il populismo.

    In questo quadro il PD è un soggetto esponente di questi tre pericoli e va battuto, nei suoi confronti – in tutte le sedi e in tutti i luoghi – va esercitata la più ferma opposizione, identica a quella che deve essere sviluppata nei confronti del M5S e della destra.

    Chi scrive ha vissuto il suo apprendistato politico fra compagne e compagni molto attenti alle dinamiche interne al gioco politico, al cogliere le sfumature, a inserirsi in tutti i varchi possibili della disarticolazione altrui: come direbbe Massimo D’Alema “nella migliore tradizione togliattiana”.

    Purtroppo questo non è il momento: senza voler rielaborare una novella teoria del socialfascismo (che pure dentro la crisi del ’29 ebbe una sua efficacia e che comunque senza di essa non sarebbe nata quella dei Fronti Popolari: e del resto era giusta l’intuizione che si sarebbe andati comunque verso la guerra) deve essere chiaro che non può esistere alcuna unità “contro la destra” o addirittura “antifascista” con un PD presidenzialista, ipermaggioritario, populista parte integrante di un blocco di potere reazionario formato dai vertici di BCE e UE e dagli industriali allineati sul modello “Marchionne” in pieno ossequio al completamento del dettato della P2 (come aveva ricordato De Bortoli in un testo di qualche settimana fa che appare assolutamente dimenticato, chissà poi perché).

    Destra ormai ben rappresentata in Italia oltre che da Berlusconi e dai suoi epigoni anche dalla Lega, mentre il M5S pare proprio avviato a compiere una parabola (del resto naturale) del tipo “Uomo Qualunque” .Mi chiedo se nessuno di questi signori ha mai provato vergogna a essere stato “nominato” con un centinaio di click sul web grazie al parossismo istrionico di un populismo di bassissimo profilo come quello dimostrato nella campagna elettorale del 2013.

    Ho scritto queste cose con il massimo della chiarezza possibile perché mi auguro checosì si possa stimolare una riflessione in chi pensa (davvero!!??) a una ricostituzione del centrosinistra magari attraverso l’opportunismo esitante dei cosiddetti “dissidenti” del PD oppure si appresta, dopo roboanti dichiarazioni di nuovo soggetto politico (penso agli epigoni della Lista Tsipras), a stipulare con il PD patti elettorali allo scopo di conservare brandelli di privilegio per spezzoni di ceto politico.

    La situazione così descritta, credo ancora con un deficit di realismo perché chi scrive pensa seriamente che la vera risposta di Renzi sarà l’Italikum in una versione peggiore della Legge Acerbo e che alla fine non ci sarà più spazio per nessuno e l’Italia sarà governata da una minoranza arrogante di yuppies in discesa, richiederebbe a sinistra due cose sulle quali ho già scritto tanto in questi mesi rischiando di annoiare, ma mi perito ancora: opposizione e soggetto politico che sviluppa questa opposizione in nome di due punti del tutto irrinunciabili e ancora ben presenti nella società di oggi, l’internazionalismo e la lotta di classe, proponendoli con quella capacità di concretezza che è necessaria per non cadere nell’errore del riproporre semplicemente modelli già sconfitti in passato.

    Franco Astengo

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