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Dichiarazione del XX Plenum della CIPOML

(6 Dicembre 2014)

plenumcipoml

20 anni sulla via della Lotta e dell’Unità
per la Rivoluzione e il Socialismo
DICHIARAZIONE DEL XX PLENUM DELLA CIPOML


I
La sessione plenaria della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML) si è svolta in Turchia in occasione del suo XX anniversario, per discutere importanti questioni relative alla situazione internazionale, al lavoro politico, ai fronti popolari, agli orientamenti e all’attività da portare avanti con le donne lavoratrici e comuniste nei rispettivi paesi.
La riunione ha messo in risalto l’impegno di continuare la lotta contro il capitalismo, l'imperialismo e la borghesia internazionale e ha preso decisioni sul momento attuale della lotta di classe nel mondo e sui compiti della classe operaia.
Il plenum della CIPOML denuncia ogni forma di ingiustizia, la diminuzione e il congelamento dei salari, la politica dei monopoli imperialisti e dei loro governi, l’accumulazione di capitale sulla base dell’imposizione di maggiori tasse ai lavoratori e dell’aumento dei prezzi di beni e servizi, politiche che provocano la ribellione e le lotte della classe operaia e dei popoli.
II
I difensori del sistema capitalista-imperialista hanno lanciato l'idea che era possibile un mondo democratico, prospero, senza crisi né guerre. Hanno affermato che il capitalismo era l'unico modo per ottenere gli obiettivi e le aspirazioni dei popoli. Tuttavia, i fatti incontestabili dimostrano, una volta di più, che il capitalismo non può offrire alcun futuro migliore alla classe operaia, ai lavoratori ed ai popoli.
Le forze produttive, la produzione industriale ed i servizi si sviluppano incessantemente. Ma lo sviluppo di queste forze produttive non può più essere contenuto nell’ambito dei rapporti di produzione capitalisti. Attualmente, il livello della contraddizione tra il carattere sociale del processo di produzione e la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione supera tutti gli esempi precedenti della storia. Il capitale finanziario che impone parassitismo e corruzione, che causa
superprofitti nelle metropoli capitaliste, si è sviluppato ed esteso fino negli angoli più reconditi del mondo.
L’esternalizzazione e la frammentazione nel tempo e nei luoghi dei processi lavorativi, la giornata flessibile di lavoro, si sono generalizzati. Allo stesso tempo, si sono imposti la disorganizzazione, i bassi salari, condizioni bestiali di lavoro; la disoccupazione ed i licenziamenti aumentano, così come aumenta lo sfruttamento capitalista. L'intensificazione dello sfruttamento e la crescita dei profitti del capitale monopolistico, il peggioramento delle condizioni di lavoro e di sussistenza, sono il fattore principale della polarizzazione tra il lavoro ed il capitale.
Lo sviluppo del capitalismo significa povertà nella ricchezza ed aumento della disuguaglianza nella distribuzione. L'impoverimento e la miseria si estendono. Perfino nei paesi capitalisti sviluppati d'Europa, aumenta il numero di famiglie senza casa, cresce l’indigenza, la ricerca di resti alimentari nell’immondizia si diffonde, diventando una cosa abituale. La fame si è estesa in altri luoghi, aldilà delle regioni della siccità endemica e della fame nera in Africa.
A causa del capitalismo, si incrementa la devastazione e lo sfruttamento dell'ambiente naturale, al punto di essere un problema di tale gravità che non si può più ritardare ad affrontare. L'erosione della terra, l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, la distruzione della natura per la ricerca sfrenata dei
profitti, sono giunti ad un livello elevato ed hanno determinato cambiamenti climatici che minacciano il futuro degli esseri umani e delle altre specie viventi.
Le contraddizioni e la concorrenza interimperialisti, implicano una riconfigurazione delle alleanze
economiche e commerciali che costituiscono una nuova offensiva contro il livello di vita dei lavoratori e dei popoli. Accordi come il blocco Asia-Pacifico, i BRICS, sotto la leadership della
Cina e della Russia, il Trattato di Libero Commercio tra gli Stati Uniti d’America e l'Unione Europea, si iscrivono nello sforzo degli imperialisti e dei governi borghesi di cercare nuove aree di influenza per i loro capitali e di sfruttare ancor più la classe operaia ed aumentare l'oppressione sui
popoli.
La crisi capitalista che è scoppiata nel 2008, con epicentro negli USA, ha colpito tutti i paesi, distruggendo forze produttive. I paesi imperialisti e capitalisti hanno iniziato, tramite i loro governi,
una politica di salvataggio delle imprese, utilizzando a tal fine un fiume di miliardi di dollari e di euro. Questi fondi sono stati presi dai bilanci pubblici e dai lavoratori e dai popoli attraverso le tasse, hanno provocato la riduzione dei salari, disoccupazione e tagli ai servizi sociali, tra le altre misure; con ciò la borghesia ha mostrato una volta di più il suo atteggiamento ostile e di disprezzo
verso le classi lavoratrici. In vari paesi, più di 10 milioni di operai sono stati gettati nella disoccupazione, sono stati diminuiti fino ad un terzo i salari, le pensioni di anzianità sono state ridotte drasticamente.
Quanto detto dimostra che il capitalismo non ha alcuna coscienza umana. Mentre aumenta la
concentrazione del capitale, tutto il peso della crisi ricade sugli operai ed i popoli oppressi, con gravissimi risultati, particolarmente tra i disoccupati, i giovani e le donne.
III
Le economie degli USA e di alcuni paesi dell'Europa, nei quali era iniziato un processo di relativa
ripresa e rianimazione a partire dal 2009 non sono riusciti a mantenerlo; ora emergono segni di una nuova crisi. I debiti contratti per dagli Stati per portare a termine il salvataggio di aziende nel 2008,
costituiscono un pesante fardello per le economie dei paesi capitalisti. Ad eccezione della Cina, tutti i paesi sono indebitati.
Attualmente, si osserva una discesa nei tassi di crescita e anche indicatori di recessione. Nelle economie di alcuni paesi si evidenzia una crescita negativa.
Le cifre della disoccupazione e della povertà sono allarmanti. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono 202 milioni di disoccupati. I tassi di povertà dell'anno
2013, mostrano l'esistenza di 1 miliardo di persone i cui redditi giornalieri sono inferiori a 1 dollaro, mentre 2,8 miliardi di persone hanno redditi giornalieri inferiori a 2 dollari. 448 milioni di bambini
sono sottoalimentati; ogni anno milioni di bambini muoiono per malattie di cui si ha a disposizione la cura.
L'emigrazione ha raggiunto un livello senza precedenti. Con la speranza di raggiungere i paesi
sviluppati, di avere una vita migliore, un lavoro con cui guadagnarsi l’esistenza, milioni di persone emigrano dai paesi dipendenti, dove c’è la miseria causata dalla rapina imperialista e dove
perdurano guerre regionali.
Un gran numero di queste persone (donne e bambini tra di loro), muore prima di arrivare a destinazione. Quelli che riescono ad arrivare, divengono vittime della discriminazione, di assalti
razzisti e xenofobi, di condizioni di lavoro più precarie e con i salari più bassi.
IV
Le contraddizioni tra gli imperialisti si acutizzano e la disputa interimperialista cresce.
Le affermazioni di coloro che sostengono "la globalizzazione", manipolando lo sviluppo della tendenza all'integrazione dell'economia mondiale, affermano che “ormai non esiste più il vecchio imperialismo" che "l'analisi sull’imperialismo è obsoleta, superata". Tutto ciò non è altro che la propaganda degli stessi imperialisti.
L'egemonia del capitale finanziario, le cui reti continuano a estendersi in tutto il mondo, le
speculazioni finanziarie con il proposito della rapina monopolista, che includono il massimo
utilizzo delle risorse statali, sono reali e la loro esistenza non ha bisogno di prove.
Da un lato, il numero di miliardari aumenta ogni giorno, e la stessa cosa succede coi profitti da investimento dei monopoli e delle banche. All’altro lato, le masse operaie e lavoratrici crescono in
maniera incessante, ma le loro condizioni di lavoro peggiorano e la loro miseria si approfondisce.
Anche questi sono fatti reali, che non richiedono prove.
Continuano le guerre regionali e gli interventi imperialisti; la contraddizioni e la lotta per l’egemonia tra gli Stati imperialisti si acutizzano. Non si può certo dire che gli Stati borghesi reazionari e imperialisti agiscano solo fuori dai loro paesi, solo nell'espansionismo, senza che
interessi loro il consolidamento del loro "fronte interno"; l’espansione dell’imperialismo si realizza anche con lo sfruttamento della classe operaia del proprio paese.
Dopo la sconfitta del movimento operaio e la sparizione del socialismo, il mondo si è trasformato in un spazio di relazioni politiche borghesi, un mondo completamente reazionario.
Le normative del cosiddetto "Stato sociale" sono state considerate inutili ed in modo accelerato sono state applicate le misure "neoliberiste". La borghesia, con la sua vittoria sul movimento
operaio e la disorganizzazione dello stesso, ha portato avanti un'offensiva sempre più reazionaria in tutti i paesi.
La democrazia borghese, la cui ipocrisia e formalismo sono indiscutibili sul tema dell'uguaglianza e della libertà, diviene sempre più retrograda con il "processo neoliberista".
La reazione attacca tutti gli spazi ideologici, politici, culturali, morali e giudiziari. La crescita del
conservatorismo, assieme ai "valori" medievali, è la caratteristica determinante dello sviluppo attuale. Organizzazioni come Al Qaeda e lo Stato Islamico, potenziate in queste circostanze, si sono trasformate in strumenti utili della borghesia internazionale e dell'imperialismo.
L'imperialismo ed il capitale finanziario appoggiano la reazione, particolarmente quella medievale, e la convertono in base fondamentale della loro egemonia.
Perfino nei paesi capitalisti dove la democrazia borghese è relativamente avanzata, emergono tendenze fasciste e lo Stato di polizia. Negli ultimi tempi, una lezione viene dagli avvenimenti
successi in Ucraina che mettono in luce i limiti della democrazia borghese.
In Ucraina, centro di conflitti tra potenze imperialiste, i paesi capitalisti sviluppati che si considerano la "culla della democrazia avanzata", non hanno ritegno nell’appoggiare apertamente forze neonaziste e fasciste.
V
La lotta dei lavoratori e dei popoli costituisce l’altra faccia della medaglia.
La rabbia e il malcontento, accumulati a causa della brutalità dell'offensiva economica e sociale della reazione monopolista, hanno provocato sollevazioni popolari e lotte massicce. Gli ultimi anni
sono pieni di esempi di movimenti popolari sorti come risposta di fronte all'offensiva dalla reazione, della borghesia internazionale e dell'imperialismo.
Queste mobilitazioni popolari, gli scioperi e le grandi proteste, le sollevazioni e le ribellioni, benché
non siano ancora riusciti a minare la reazione borghese, hanno una prospettiva di sviluppo nel futuro immediato.
Nel Medio Oriente, diviso in frontiere artificiali dall’imperialismo e dai suoi alleati, che non riconoscono il diritto di autodeterminazione dei popoli, si sta disintegrando lo "status quo” fissato cento anni fa.
La Siria, un paese che ha perso la sua integrità territoriale, cerca il suo futuro con la fine della
guerra civile. È evidente che l’Iraq, un paese che non è arrivato mai ad essere fermamente organizzato e integrato, sotto l’influsso della guerra civile siriana, non potrà continuare come fino ad oggi. Il futuro di questo paese, sarà determinato dalla lotta dei popoli iracheni di tutte le
nazionalità e credenza, che sono stati trascinati in conflitti e divisioni settoriali ed etniche.
Il futuro dell'Egitto è legato al risultato della lotta tra il popolo e la reazione nazionale ed internazionale.
Il popolo curdo ha compiuto passi importanti per determinare il proprio futuro, stabilendo mandati democratici in tre cantoni; unendosi con le nazionalità della Rojava (Kurdistan occidentale).
Davanti all'offensiva sionista israeliana, prosegue la lotta del popolo palestinese per
l'autodeterminazione e per organizzarsi come Stato.
Gli scioperi e proteste in Spagna, Sudafrica, Portogallo, Belgio, Italia e Francia, sono apparsi come soggetti nuovi e dinamici della lotta.
In Tunisia, la lotta per i diritti e le libertà cresce e il Fronte Popolare si rafforza.
Il popolo del Burkina Faso porta avanti una lotta rivoluzionaria per prendere nelle sue mani il
futuro, sconfiggendo una dittatura dopo un'altra.
Nei paesi arabi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, i popoli lottano contro la reazione religiosa ed i governi alleati dell'imperialismo.
In Turchia, la resistenza di Gezi a giugno in piazza Taksim, in Brasile le proteste contro l'aumento delle tariffe, in Cile le manifestazioni studentesche, hanno aumentato la fiducia in sé stessi dei
giovani che rivendicano democrazia e libertà.
Le lotte suscitate in America Latina, particolarmente in Messico, Ecuador, Repubblica Dominicana, si irrobustiscono.
Nelle resistenze e nelle mobilitazioni popolari che si producono in questi paesi, risalta la massiccia
partecipazione e l'attitudine alla resistenza delle lavoratrici. Questa situazione segnala anche concretamente il ruolo determinante delle donne nell'avanzamento della lotta della classe operaia e dei popoli.
VI
È evidente che queste mobilitazioni, resistenze e scioperi, sono una fonte di speranza nella lotta
della classe operaia e dei popoli. Tuttavia, le massicce mobilitazioni degli operai e dei popoli, soffrono anche la debolezza della mancanza di organizzazione e di coscienza, del livello
dell'avanguardia e della partecipazione della classe operaia come classe indipendente.
Le mobilitazioni popolari degli ultimi anni mostrano che ancora non abbiamo superato la disorganizzazione causata dalla sconfitta subita dalla classe operaia.
Il nostro compito immediato e concreto è cambiare questa situazione. Non potranno avere un successo definitivo le mobilitazioni disorganizzate, prive di un programma rivoluzionario con le sue
rivendicazioni indipendenti, anche se possono ottenere alcuni risultati sulla reazione borghese.
Su questo tema la responsabilità appartiene ai nostri Partiti e alle nostre organizzazioni.
Moltiplicarci in mezzo agli operai e ai lavoratori, fare nostre le giuste rivendicazioni immediate democratiche ed economiche e legare la lotta alla vittoria della rivoluzione e del socialismo, è
l'unica via. Le condizioni preliminari per il socialismo sono più mature che mai, e senza dubbio obbligano in maniera indiscutibile all'unità e all’organizzazione della classe operaia e dei lavoratori.
VII
Oggi, come ieri, la rivoluzione richiede alleanze strategiche. Alleanze di classe costruite nell'azione
che rispondano alle necessità politiche e pratiche della lotta, con forme diverse. La classe operaia, i lavoratori ed i popoli oppressi, avanzano nelle loro lotte per respingere gli attacchi costruendo alleanze parziali e temporanee. E’ fondamentale creare queste alleanze attorno a programmi di lotta
che includano rivendicazioni concrete ed urgenti della classe operaia e dei popoli oppressi. Il compito attuale di conquistare unità, alleanze, di costruire Fronti popolari, è ineluttabile, come lo furono i fronte unitari contro il fascismo nel passato.
Ciò è importante soprattutto per aumentare la potenza politica ed ideologica della classe operaia e dei nostri Partiti, per creare e sviluppare le organizzazioni popolari che facciano avanzare il carro della storia.
VIII
Vi sono paesi dove ideologi e portavoce di partiti e organizzazioni opportunisti e revisionisti inventano ogni giorno "nuove" idee e proclami e tentano di tergiversare la lotta di classe.
In Brasile, il governo della socialdemocrazia, in Spagna “Podemos”, in Grecia "il sinistrismo” di Syriza, etc. sono esempi attuali. D'altra parte, i governi ”progressisti" si deteriorano, cominciano a
perdere terreno e prestigio in America Latina.
Ancora una volta gli avvenimenti dimostrano che il riformismo ed il liberalismo non hanno niente da offrire alla classe operaia e ai popoli.
Un'altra mistificazione è il presunto progressismo dell'imperialismo russo e di quello cinese di fronte all'imperialismo statunitense ed i suoi alleati occidentali; il che è senza fondamento, poiché le
loro dispute corrispondono alla conservazione ed affermazione dei loro interessi. Ciò non è altro che abbellimento della reazione borghese e del capitalismo imperialista.
IX
Gli avvenimenti attuali confermano che la lotta di classe è il motore della storia, che la classe
operaia è la forza fondamentale e di avanguardia della rivoluzione e del socialismo.
Con questa certezza, chiamiamo i lavoratori e i popoli di tutti i paesi, i giovani, le donne, gli uomini di scienza e gli intellettuali progressisti del mondo intero, ad unirsi e elevare la lotta contro la borghesia internazionale, la reazione e l'imperialismo.
In questo processo, la Conferenza di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti assumerà tutte le responsabilità e svolgerà i compiti necessari.
Turchia, novembre 2014.

Partito Comunista del Benin
Partito Comunista Rivoluzionario del Brasile
Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico (Burkina Faso)
Partito Comunista di Colombia (Marxista-Leninista)
Partito Comunista degli Operai di Danimarca
Partito Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana
Partito Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador
Partito Comunista degli Operai di Francia
Organizzazione per la costruzione del Partito Comunista degli Operai di Germania
Organizzazione per la riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia
Organizzazione Democrazia Rivoluzionaria d’India
Partito del Lavoro (Toufan) d'Iran
Piattaforma Comunista (Italia)
Via Democratica del Marocco
Partito Comunista (marxista-leninista) del Messico
Fronte dei Lavoratori del Pakistan
Partito Comunista Peruviano (marxista-leninista)
Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista)
Partito dei Lavoratori di Tunisia
Partito del Lavoro (EMEP) di Turchia
Partito Comunista Marxista-Leninista del Venezuela

Piattaforma Comunista

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