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(17 Settembre 2010) Enzo Apicella
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    IL DESOLANTE SPETTACOLO DEL DEGRADO DELL’AGIRE POLITICO: LE PRIMARIE DEL PD IN LIGURIA

    (20 Dicembre 2014)

    L’esito di dieci anni di governo del PD alla Regione Liguria può ben essere sintetizzato in due passaggi: quello riguardante il disastro del territorio, verificatosi in tutti gli angoli della Regione ,da Levante a Ponente, a seguito delle piogge di Ottobre-Novembre e dall’esplosione dello scandalo CARIGE, vero esempio della gestione di un potere frammischiato tra finanza, politica, curia vescovile in un sistema di elargizioni tesi a coinvolgere tutti gli attori in un’inestricabile rete di complicità.
    Il dissesto del territorio, martoriato da un processo di enorme cementificazione verificatosi sulla costa come nell’immediato entroterra e accelerato dalla perversa logica di scambio tra deindustrializzazione e speculazione edilizia, appare il dato più emblematico di un declino vistoso, di una Regione impoverita e invecchiata, laddove pare non rimanere altra risorsa che assistere allo spettacolo degli arrivi e delle partenze dei crocieristi, a Genova come a Savona e La Spezia.
    Ciò nonostante nessuno ha pensato di doversi fermare un momento a riflettere, a verificare, a tracciare un bilancio: un PD ebbro di potere come in poche altre parti d’Italia è ormai da molti mesi impegnato in una frenetica corsa all’investitura del successore di Burlando attraverso una campagna elettorale per le primarie che sta assumendo connotati e toni grotteschi e della quale, alla fine, sarebbe bene che qualcuno controllasse i conti, proprio quelli della serva del dare e dell’avere.
    Una corsa frenetica fatta di sgambetti, di male parole (tra compagne e compagni di partito, sia chiaro) d’improvvisi “cambi di campo”, di giudizi formulati all’interno delle amministrazioni locali gestite dallo stesso PD, in funzione dello schieramento assunto proprio in occasione delle primarie: sono andati così in pezzi antichi sodalizi, vecchie coperture, pelose solidarietà d’interesse e di cordate.
    Protagonista, in questo senso, la candidata renziana, già assessore a un mucchio di cose e attrice principale di un vero proprio caso di scuola di quel “familismo amorale” ben descritto da Banfield nel suo celebre saggio: il marito di questa ipercinetica candidata è, infatti, il presidente dell’Autorità Portuale di Genova.
    Una campagna elettorale aggressiva, ridicolmente scimmiottante quella “americanizzazione della politica” che trova albergo ormai soltanto nell’Italia di Provincia, arretrata culturalmente e politicamente come ben dimostra il livello complessivo dell’attuale governo che , proprio per questo motivo intrecciato con un’inesauribile sete di potere, risulta molto pericoloso per la residua democrazia italiana.
    A contrastare questa “vuota irruenza” c’è Sergio Cofferati, riciclato nell’ennesima veste di sfidante (da quando si è trasferito in Liguria ha già partecipato alle primarie per il segretario regionale, perdendo, e poi per la candidatura alle Europee, riuscendo): non è questione di vecchio o di nuovo, beninteso, ma del tipo di aggregazione che attorno alla sua candidatura si sta realizzando, a partire dal senatore centrista Maurizio Rossi (tycoon in sedicesimo delle TV locali) e passando da pezzi di amministrazioni locali come quella di Savona (il Sindaco, renziano della prima ora, ha improvvisamente girato di bandiera per evidenti motivi di tipo esclusivamente personalistico) che hanno dimostrato nel corso degli anni non soltanto inefficienza ma completo asservimento alle logiche speculative di un padronato locale il cui impero, proprio in questo momento, sta affondando anche sotto i colpi di pesanti inchieste giudiziarie.
    Un clima da “basso impero” questo delle primarie PD in Liguria che, a sinistra, qualcuno vorrebbe ancora considerare come veicolo per una vera investitura e fa calcoli sul tasso di “sinistra” presente nei due candidati.
    Non c’è pericolo beninteso (se mai lo fosse) di ascesa del centrodestra o del Movimento 5 Stelle: la debolezza del quadro economico, culturale, sociale della Regione impedisce anche a questi soggetti di elevarsi a una capacità sufficiente di confronto complessivo sulle cose da fare, sulla moralità dell’agire politico, sulla capacità di aggregazione.
    Dopo il disastroso esito delle primarie per il Comune di Genova (disastroso per il PD, ma soprattutto disastroso per i cittadini genovesi) rimane questo desolante spettacolo di un inaccettabile forma di “agire politico”: nessuno ha tracciato un bilancio dei tanti fallimenti e della condizione reale dell’economia e della società in Liguria, tutti corrono esagitati verso l’abisso del potere.

    Franco Astengo

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