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Obama o Romney?

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(6 Settembre 2012) Enzo Apicella

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE, IL RITORNO AL BIPOLARISMO, I PERICOLI DI GUERRA GLOBALE

AUTOCONVOCATI PER L’OPPOSIZIONE: PROPOSTA DI MATERIALI PER L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 18 GENNAIO 2015

(21 Dicembre 2014)

Quest’autunno l’Europa ha celebrato l’anniversario della sua unificazione: venticinque anni fa il principale simbolo di divisione, il Muro di Berlino, fu demolito.
Quell’evento dell’epoca ispirò la famosa diagnosi del politologo statunitense Francis Fukuyama sulla “fine della storia”, rimasta in voga per oltre dieci anni.
Nel tempo tuttavia è apparso chiaro come la storia non fosse per niente finita: l’umanità era semplicemente entrata in un nuovo ciclo della sua lunga vicenda.
Il punto fondamentale non è se la storia finisca o no, ma se possa essere riportata indietro a una fase che era apparsa definitivamente tramontata.
E’ questo l’interrogativo che si pone oggi :la situazione internazionale si sta modificando sensibilmente, nel corso degli ultimi mesi, nei suoi punti di riferimento fondamentali.
La globalizzazione, così come l’avevamo conosciuta a partire dal G8 di Seattle in avanti appare essersi da qualche tempo fermata e verifichiamo un ritorno della geo-politica.
La determinazione dei processi in corso nelle relazioni internazionali appare segnata dal ritorno del bipolarismo tra le due superpotenze, USA e Russia con l’abbandono da parte degli americani del ruolo di solo “gendarme del mondo”, scelleratamente esercitato in particolare rispetto alle vicende del Medio Oriente con le guerre irakene e dell’Asia Centrale con le vicende afgane.
Risulterebbe troppo complesso , in un’occasione come questa, analizzare gli intrecci legati a queste vicende sul piano economico, in una fase di formidabile espansione del fenomeno della finanziarizzazione dell’economia e di crescita di nuovi giganti nel campo della produzione di merci, di conquista di mercati, di sviluppo convulso di modelli di consumo collettivo e individuale.
Il risultato complessivo, però, non è stato fin qui quello di una crescita, di un’espansione, ma del rivelarsi di un allargamento delle diseguaglianze, di un vero e proprio assalto alle condizioni del Pianeta fino a renderle di difficile vivibilità, di un’apertura diversa di conflitto tra grandi migrazioni, ripresa del colonialismo ormai sotto spoglie neppure troppo mentite, di un caotico sovrapporsi tale da far pensare a molti che l’alternativa alla fine della storia dovesse essere nuovamente l’antico dilemma luxemburghiano : “socialismo o barbarie”.
E’ stato in questo quadro che è tornato pressante il tema del bipolarismo, di un ordine mondiale che superasse l’incertezza del ventennio trascorso, ponendo di nuovo di fronte le due superpotenze, pur in condizioni mutate da diversi punti di vista: la guerra in Ucraina ha rappresentato, sotto quest’aspetto, un punto di passaggio molto delicato.
In realtà la “fine della storia” di Fukuyama, l’emergere di nuove grandi potenze, l’assunzione da parte degli USA del ruolo di unica superpotenza, hanno rappresentato elementi unificati da un unico fattore, quello di una lettura occidentalista del crollo dell’URSS.
Una lettura di stampo versagliese : “vae victis”.
Spettava ai vincitori disporre dei vinti.
Così non è stato , non poteva essere e gli avvenimenti di questo 2014 lo hanno ampiamente dimostrato.
Prova evidente di questo stato cose il richiamo, molto forte e da non dimenticare mai, che gli USA stanno sviluppando sul piano del rinnovo della “atlantizzazione” dell’Unione Europea ( un elemento che sta trovando una sua concretizzazione anche sul piano militare con la formazione di forze di pronto intervento NATO nel Nord Europa). Un processo di “atlantizzazione” che trova nella Germania un suo punto di perplessità se non di vera e propria debolezza ma che, nell’insieme, rappresenta una ragione in più, oltre a quelle già specificatamente individuate nel tempo, per opporsi senza alcun dubbio e /o concessione all’Unione Europea stessa.
Ed è questo il punto sul quale attestare la nostra, pur provvisoria analisi, per trarne conseguenze politiche.
Riemergono pericoli di guerra sul piano globale ed è questo il primo allarme da lanciare: tanto è vero che stessa rivista “Limes” in un articolo apparso nel suo numero di Dicembre e firmato da Virgilio Ilari “La danza degli orsi” accenna addirittura a possibili scenari bellici ai confini della Russia, ipotizzando perfino il tipo di armi da utilizzare e l’eventualità anche dello scatenarsi di un conflitto nucleare a “bassa intensità” attraverso l’utilizzo di “atomiche tattiche”.
E’ in atto anche una progressiva marginalizzazione dei BRICS con un loro ruolo, pur rilevante, di tipo regionale, mentre analisti molto raffinati non danno per semplice ipotesi quella del formarsi di un blocco di riferimento (pur forzato nella sua attuazione dalla semplice logica degli avvenimenti) tra Cina e Russia.
Nella realtà odierna , nel modello bipolare, lo scontro è in atto tra opposti modelli di natura imperiale che recuperano lo stesso concetto di “spazio vitale” (una lettura ragionevolmente “critica” della vicenda cubana potrebbe essere anche interpretata in questa direzione) Rispetto alla storia degli ultimi anni si presenta quindi uno scenario inedito, che va tenuto in conto per non replicare analisi che appaiono, almeno parzialmente, superate.
Dal punto di vista di un soggetto politico quale quello che s’intende promuovere attraverso gli “Autoconvocati per l’opposizione” si tratta, a questo proposito di recuperare appieno proprio la nozione di internazionalismo declinandola sul terreno immediata della riproposizione di un movimento per la pace.
Il tema della pace torna di estrema urgenza e attualità proprio sul piano globale definendolo però anche attraverso proposte specifiche, la prima delle quali non può che riguardare lo “spazio europeo” quello più immediatamente a contatto con i punti strategicamente più sensibili nell’ottica di una prospettiva bellica.
Ritornano temi usati ma sempre attuali: quelli della “neutralità” di zone del vecchio continente, della smilitarizzazione, di un raccordo tra tutti i soggetti in grado di sviluppare una mobilitazione in grado di dimostrare una radicale capacità d’opporsi da parte di grandi masse.
Siamo soltanto all’esordio di questa fase e le note fin qui elaborate possono risultare utili semplicemente quale campanello d’allarme: un campanello d’allarme che è necessario far suonare con forza.

Franco Astengo

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