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IL MALE OSCURO DEL PAESE ITALIA

(26 Dicembre 2014)

L’Italia rappresenta, tra i paesi sviluppati, uno degli anelli più deboli della catena di sfruttamento capitalistico: un Paese ormai privo di struttura industriale, ridotto al lumicino dal punto di vista delle infrastrutture e dell’assetto del territorio, dalle cui Università gli studenti fuggono, con enormi sacche di diseguaglianza di reddito e di stili di vita da parte a parte al di là dell’endemica “questione meridionale”, con il welfare e le grandi emergenze a partire da quella dell’immigrazione in gran parte affidate alla criminalità organizzata, con gran parte della classe politica in sede locale che vive lucrando sugli scontrini dei ristoranti, agli ultimi posti al mondo per la libertà d’espressione, con la disoccupazione a livelli di quello che un tempo era (ingiustamente) definito terzo mondo, con un debito pubblico da vertigini e sprechi enormi.

Questa sorta di istantanea la si rileva facilmente scorrendo i dati ISTAT ma nasconde il male più grande, quello più oscuro e difficile da affrontare: il deficit di democrazia venutosi spaventosamente ad accumulare in particolare nel corso degli ultimi 20 anni.

Da quando cioè è stato adottato il modello “maggioritario” della personalizzazione della politica, dell’elezione diretta, del decisionismo.

Un insieme di fattori la cui origine è molto precisa: quella dei poteri occulti che negli anni centrali del’900 tentarono l’assalto al potere attraverso tentativi di colpi di stato, terrorismo, omicidi politici.

La fragilità estrema della democrazia italiana ha sempre portato con sé questo tipo di pericoli.

Le maggiori responsabilità del vero e proprio “tracollo democratico” sviluppatosi dalla fine degli anni ’90 a oggi è della sinistra.

Una sinistra che non ha saputo opporsi alla deriva, anzi l’ha accettata subendo così l’egemonia (televisiva) dell’avversario e aprendo la strada, al proprio interno, a soggetti, istanze, opzioni che collegate tra loro avrebbero alla fine, come sta avvenendo in questi giorni, compiuta l’opera demolitrice fino a instaurare un regime autoritario – populista ormai senza contrasto politico apparente.

La personalizzazione e l’elezione diretta (magari attraverso le primarie) costituiscono il “male oscuro” del nostro Paese per il semplice motivo che tutti i protagonisti, dal vertice alla base, si sono messi in fila per una lotta individualistica per il potere ed esercitano tutti i livelli di compromissione – appunto – di tipo populistico per acquisirlo e/o mantenerlo.

Il livello di compromissione morale e politica del governo in carica appare sotto questo aspetto del tutto emblematico: questo governo non deve essere combattuto soltanto per i provvedimenti anti-popolari che sta assumendo ma per il pericolo che rappresenta al riguardo delle prospettive stesse di esistenza del Paese, soprattutto sul piano etico e delle relazioni politiche, ormai soffocate dall’individualismo competitivo e da uno smaccato populismo.

L’assenza di soggetti organizzati funzionanti da filtro e da sintesi sul piano della proposta politica appare del tutto esiziale: componente decisiva di questo sfacelo, di questo degrado.

La sinistra italiana ha abbandonato, ormai più di vent’anni fa, la doppia lezione gramsciana e togliattiana del completamento risorgimentale da parte delle masse e della funzione, insieme nazionale e internazionalista, dei ceti subalterni.

Il richiamo a un’opposizione di tipo “sistemico” che si sta cercando di portare avanti a questo punto dovrà essere corroborato dall’individuazione di un punto prioritario: la questione democratica è, in questo momento, nella situazione italiana la questione centrale, quella che racchiude quella economica, quella sociale, quella culturale.

Il tema è quello della struttura dello Stato così come questo era stato individuato dall’ormai defunta (nei fatti) Costituzione Repubblicana.

Un terreno d’intervento sul quale si sviluppa la questione centrale della ricostruzione di una classe dirigente: un lavoro che non potrà che essere eseguito attraverso una nuova, adeguata, soggettività collettiva.

L’individuazione delle priorità e la scelta dei tempi d’azione sono prerogativa imprescindibile di un’efficace direzione politica: perciò va proposta a tutta la sinistra comunista, anticapitalista, d’opposizione per l’alternativa una seria opportunità al riguardo.

Franco Astengo

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