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L’Italia di oggi e quella di domani (messaggio augurale per il 2015)

(31 Dicembre 2014)

Cari compagni e amici,
un altro anno di sacrifici, di politica di austerità e di misure antioperaie è alle nostre spalle. Tutto lascia prevedere che il 2015, in un contesto di prolungamento e di aggravamento della crisi economica capitalistica a livello internazionale, sarà un altro anno di offensiva padronale, di reazione politica e di pericoli di guerra imperialista.
Siamo altrettanto convinti che sotto questi colpi, nel corso del nuovo anno la mobilitazione operaia e popolare, avanzerà ancora, lasciandosi alle spalle il riflusso causato dal revisionismo e dal riformismo.
In questo messaggio augurale vogliamo attirare la vostra attenzione particolarmente sulla situazione italiana, che costituisce un aspetto della più generale crisi del sistema imperialista-capitalista.

Un paese portato alla rovina
L’Italia odierna è un paese imperialista in rapido declino economico, con un vasto degrado sociale e morale, un ambiente sempre più deturpato dalle conseguenze dell’accumulazione capitalista. E’ un paese alla deriva, preda dei monopoli, dei ricchi, della mafia, dei parassiti, dei vandali dell’alta finanza. Un paese che frana, che va alla rovescia, rovinato dal neoliberismo e dalle politiche di austerità, dissestato dalle grandi e piccole privatizzazioni, dalla speculazione, dal saccheggio, dall’abusivismo, dalla cementificazione, dall’incuria, dalle ruberie. E’ un’economia in decomposizione (dal 2008 ad oggi persi 11 punti di PIL e 25% di produzione industriale), senza più investimenti e sviluppo, sfinita dalla massimizzazione dei profitti nel breve periodo, saccheggiata dal capitale finanziario, esaurita dalle rendite parassitarie dei ceti privilegiati. Un’economia impantanata in cui prosperano criminali e corrotti che arraffano e svendono il patrimonio creato con immensi sacrifici dei lavoratori, in cui un 10% di sanguisughe possiede più della metà della ricchezza nazionale (a fronte di un 50% che fruisce solo del 10%) e approfitta della crisi economica per spadroneggiare. L’Italia è sempre più divisa fra un pugno di ricchi sempre più ricchi e una maggioranza di poveri sempre più poveri, fra un Nord che arranca e un Sud alla deriva, fra spinte centrifughe e perdita di sovranità.
Il nostro paese è ricco di povertà e di ingiustizie sociali, è una fabbrica di miseria (i poveri sono circa 10 milioni) e di disoccupati (circa 3,4 milioni), di precarietà dilagante, è un cantiere di diseguaglianze inaudite, nel quale i giovani degli strati popolari si ritrovano senza futuro nel regime attuale, nel quale le masse lavoratrici si dibattono in una crisi profonda, subendo le conseguenze del disfacimento del sistema borghese.
La decadente Italia imperialista è una società caotica e sporcata (dal lerciume capitalista-mafioso, dal denaro sporco che equivale al 10% del PIL, dagli inquinatori, dal consumismo, dai condoni, dall’esempio di chi sta al potere, dalla sottocultura borghese, etc.), in preda al marasma, alla confusione e all’incoscienza, in cui estendono l’atmosfera di corruzione e la malavita, l’individualismo e il nepotismo, il menefreghismo e l’affarismo, i cinguettii superficiali e la cagnara, la menzogna e l’ipocrisia borghesi. Vi è uno Stato borghese tanto guasto quanto oppressore, tanto autoritario quanto privo di autorevolezza; una macchina di oppressione borghese che assicura l’impunità ai malfattori, ai responsabili dello sfascio, che demolisce le conquiste e le libertà democratiche conquistate dai lavoratori, che aumenta la repressione e la criminalizzazione delle forze sane che si ribellano, per garantire gli interessi di una minoranza di profittatori e di privilegiati. Questo apparato è dominato dalle grandi famiglie capitaliste, occupato da una élite di notabili la cui irresponsabilità è proporzionale alle ricchezza che accumulano, governato da marionette dell’oligarchia finanziaria, come Renzi, stipato di cricche di malfattori e corrotti, evasori e arrivisti, associazioni per delinquere palesi e segrete, corporazioni e sciacalli che sguazzano nel debito pubblico che lievita a vantaggio delle istituzioni finanziarie. Lo Stato italiano è una somma di interessi privati che disprezzano l’interesse popolare, ma anche la sua stessa autonomia, essendo vassallo di potenze imperialiste più forti e di alleanze da esse diretti (come la UE e la Nato) che spingono verso pazzesche avventure guerrafondaie.
E’ uno Stato deforme e in bancarotta che per reggersi deve appoggiarsi su un altro Stato, quello Vaticano, che a sua volta grava sul popolo e lo paralizza col suo fardello di ipocrisia, di oscurantismo e di privilegi da abolire.
La sola via di uscita dal declino e dalla crisi capitalistica
L’Italia nel regime capitalista è un paese storicamente morto, senza futuro, dominato da forze che hanno cessato di assolvere la propria funzione storica e non sono più in grado di far avanzare la società, mentre le masse lavoratrici, i giovani, non possono andare avanti, non possono vedere soddisfatte le loro esigenze vitali se le cose non cambieranno radicalmente. Quale forza potrà far uscire il nostro paese da questa drammatica situazione? Inutile guardare alle classi superiori, ai loro governi, ai loro partiti: sono le responsabili del disastro, capaci solo di scaricarne il peso sulle masse, con l’inganno e la violenza. La situazione del nostro paese dimostra il loro fallimento, la loro nullità.
Nessuna speranza può essere riposta nelle classi medie. Il loro disfacimento costituisce un’espressione tipica della attuale crisi capitalistica. Esse non hanno alcun interesse per le grandi questioni da risolvere. Si accontentano del miserevole stato di cose esistente e per salvaguardare i loro meschini interessi e rendite sono pronte a passare dall’indifferentismo all’abbraccio con la reazione.
Permettere a queste classi sfruttatrici e privilegiate, a queste classi incapaci e corrotte che non credono più né alla loro funzione né ai loro capi, di continuare a dirigere il paese, credere alle loro vane parole, trascinarci alla loro coda, lasciarle fare disinteressandoci della vita politica, significa andare alla completa rovina economica, sociale e morale, alla perdita dello scarso benessere conquistato faticosamente dai lavoratori.
Il grido di riscossa può partire soltanto dal proletariato – la classe più rivoluzionaria della società, la sola capace di risolvere i problemi creati dal capitalismo, la sola che ha fiducia nel futuro ed un’indubbia superiorità morale, la classe che si batte con maggiore energia. Perciò dev’essere la classe dirigente nella lotta di tutte le vittime, di tutti gli oppressi e gli scontenti del capitalismo per il completo rivolgimento della società.
Questa classe con la sua prassi rivoluzionaria può e deve tornare protagonista, elevarsi a classe nazionale conquistando il dominio politico, per farla finita col sistema attuale, tirar fuori il paese dal fossato in cui si trova, trasformarlo e rinnovarlo profondamente. Realizzando il massimo del possibile in Italia offrirà allo stesso tempo un importante contributo per risvegliare e avvicinare la rivoluzione negli altri paesi. Non vi è altro modo di uscire dalla crisi al di fuori della rivoluzione sociale e della dittatura del proletariato. Il riformismo ha fallito, si è trasformato in un nemico dei lavoratori e nella ciambella di salvataggio del capitalismo. Il populismo e il fascismo sono riserve della classe dominante.
Nella drammatica situazione attuale, i comunisti (marxisti-leninisti) proclamano l’affermazione di un Governo operaio basato sugli organismi rappresentativi che le masse già oggi hanno la tendenza a costituire, di una Repubblica popolare basata sui Consigli di fabbrica e di quartiere, i Comitati e le Assemblee popolari.
Nuove istituzioni che sorgeranno sulle rovine delle attuali, forgiate dal movimento rivoluzionario che mira ad abolire la proprietà privata borghese, a socializzare i mezzi di produzione e di scambio, a costruire un’economia senza più sfruttamento, ad affermare la democrazia e la sovranità popolare, per instaurare un nuovo ordinamento sociale, volto al crescente benessere materiale e culturale delle masse lavoratrici, alla loro libertà e felicità.
Impegni e auguri rivoluzionari e di classe
Rendere il proletariato lucidamente consapevole dei propri interessi e della propria funzione storico-universale, spingerlo alla diretta partecipazione nella vita politica, unire le sue forze e organizzarlo nella lotta per il potere politico, dotarlo di un programma che prepari il domani, farlo diventare il dirigente politico delle masse lavoratrici della città e della campagna: ecco il compito e la responsabilità degli autentici comunisti. Per concretizzarli è indispensabile che essi si uniscano assieme agli elementi migliori, più combattivi, della classe proletaria, per formare un forte e combattivo Partito Comunista, che abbia come bussola il marxismo-leninismo e pratichi l’internazionalismo proletario.
Piattaforma Comunista è lo strumento che siamo dati per far avanzare collettivamente il processo dialettico di distacco dalla vecchia tradizione revisionista e riformista, dalla socialdemocrazia in tutte le loro varianti, e di aggruppamento, selezione e organizzazione di un contingente di forze proletarie rivoluzionarie sulla base dei principi del comunismo.
L’invito che ci sentiamo di rivolgere ai sinceri comunisti, agli operai combattivi, ai giovani ribelli, alle donne che lottano per emanciparsi dalla doppia oppressione, è quello di farla finita una volta per tutte con la sinistra borghese e opportunista, di rafforzare questo strumento, di farlo proprio, di entrarvi per creare le condizioni che permetteranno al proletariato d’Italia di disporre finalmente del suo Partito Comunista e di compiere la sua missione storica.
Fraterni auguri di buon anno a tutti i comunisti, alla classe operaia e ai lavoratori sfruttati, ai popoli oppressi del mondo, affinché prosegua e si rafforzi il cammino dell’unità e della lotta per la rivoluzione, il socialismo e il comunismo!

31.12.2015

Piattaforma Comunista

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