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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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35 giorni di sciopero ad oltranza traditi dai sindacati di regime

(17 Gennaio 2015)

Quando il 17 luglio l’azienda presentò il suo piano industriale, alle Acciaierie di Terni lavoravano in 2.637 fra operai, impiegati e quadri. 2.235 in AST-TK (Acciai Speciali Terni - Thyssen Krupp), i restanti nelle società controllate: 218 nella Società delle Fucine Terni, dove sono prodotti grandi forgiati, 157 nel tubificio, 63 in Aspasiel, che si occupa di informatica.

Ai dipendenti del Gruppo AST-TK si aggiungevano circa 1.200 lavoratori delle ditte operanti in appalto all’interno dello stabilimento, cosiddette terze, alcune delle quali svolgono attività fondamentali per il funzionamento dell’acciaieria. Una parte consistente di lavoratori, quindi, opera stabilmente all’interno della fabbrica ma ha un diverso trattamento economico e normativo, naturalmente peggiore. L’azienda madre si garantisce così un polmone di operai di cui può facilmente liberarsi ed utile a dividere i lavoratori. Ciò, come noto, non è una peculiarità delle Acciaierie di Terni, ma un metodo collaudato e comune a moltissime aziende.

A gennaio dell’anno passato, furono licenziati 12 lavoratori di una ditta appaltatrice – la Rigato – che si occupava della pulizia dei forni a caldo, in conseguenza del cambio di appalto che portò all’ingresso di una nuova azienda, la Iosa, che accettava di svolgere le stesse operazioni con un costo inferiore del 30%. Anche questa è una prassi consolidata, usata dalle aziende per rinnovare l’organico, selezionarlo, eliminare gli operai “problematici”, abbassare le condizioni di impiego. Ciò avviene nonostante un articolo del Codice Civile – il 2112 – ed uno del Ccnl metalmeccanico – il 4 – che evidentemente, se non difesi con la lotta, non servono a nulla. A giugno la stessa sorte toccò ad altri 26 operai di Industria e Servizi, anche questa soppiantata dalla Iosa. In un anno e mezzo sarebbero stati licenziati in questo modo circa 250 lavoratori.

Ogni qual volta si sono verificati questi fatti, i sindacati operanti dentro le Acciaierie di Terni hanno trattato queste vicende come fatti separati e non riguardanti l’intera fabbrica, senza coinvolgere i lavoratori dipendenti diretti della AST, suggellando così la divisione voluta dal padronato.

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Partito Comunista Internazionale

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