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    Il popolo greco ha rifiutato la politica di austerità
    Ma Syriza è una reale alternativa?

    (27 Gennaio 2015)

    Nonostante gli allarmismi e le ingerenze della Commissione Europea, Syriza ha vinto le elezioni in Grecia, raccogliendo la volontà di cambiamento di vasti settori sociali massacrati dalle politiche di austerità, che negli anni scorsi hanno dato vita a grandi lotte, decine di scioperi generali.

    E’ stato un voto di massa contro la troika UE-BCE-FMI che ha annullato le conquiste dei lavoratori con i “memorandum”, contro i vecchi partiti borghesi che hanno applicato per anni le ricette neoliberiste.

    Il partito di Tsipras, che si si definisce di "sinistra radicale", avrà un ruolo fondamentale nel prossimo governo, che però sorge sulla base di una alleanza stipulata con un partito nazionalista di destra, che potrà ricattare Syriza in qualsiasi momento.

    La prima domanda da porsi è: qual è la natura di classe di Syriza?

    Syriza ha un appoggio di classe, ma la composizione sociale dei suoi circa 30 mila iscritti è a maggioranza piccolo-borghese, con molti giovani e intellettuali. Per quanto concerne il suo gruppo dirigente, è espressione di una parte della borghesia non oligarchica greca e della piccola-borghesia socialdemocratica di sinistra, erede dell'"eurocomunismo" (una variante del moderno revisionismo).

    Diamo uno sguardo al suo programma: ristrutturazione del debito greco, varo di un piano di investimenti pubblici, sostegno a piccole e medie imprese, riduzione delle imposte che colpiscono gli strati popolari, graduale ripristino di stipendi e pensioni, aiuti per le famiglie in difficoltà economiche, elettricità gratis ai poveri, ricostruzione del welfare state, ecc. Si tratta evidentemente di un programma minimo democratico e riformista, di tipo neo-keynesiano, volto ad alleviare le conseguenze della crisi e della politica di rigore antipopolare, non a reciderne le cause.

    Per tranquillizzare i creditori internazionali e gli elettori moderati greci, l’ingegner Tsipras ha assicurato che Syriza “non vuole il crollo, ma la salvezza dell’euro”, chiarendo così che il suo obiettivo non è quello di liberare il popolo greco dal giogo del debito illegittimo, ma solo di alleggerirlo, per farlo tornare sostenibile.

    Peraltro, Tsipras ha affermato esplicitamente: "Apparteniamo all'Occidente [...] all'UE e alla NATO. Questo è indiscutibile". Le dichiarazioni di “sintonia” con il neoliberista Renzi, rilasciate dopo la vittoria elettorale, completano il quadro.

    Il partito di Tsipras non punta a staccare la Grecia dalla dominazione imperialista, ma a rinegoziare la sua dipendenza. Non rappresenta un'alternativa rivoluzionaria al capitalismo, ma è un'alternativa interna al sistema. Questo deve essere chiaro, a scanso di brucianti delusioni.

    Altrettanto chiaro è che nello scenario attuale la vittoria di Syriza impatta con la politica finora seguita dall’oligarchia finanziaria, mette in luce il carattere antidemocratico dell’UE, solleva speranze e può creare un ambiente più favorevole allo sviluppo della mobilitazione popolare, anche in Italia (dove tanti responsabili delle sconfitte operaie ora salgono sul carro di Tsipras…).

    Di ciò i comunisti debbono tener conto e saperne approfittare per far avanzare, una tappa dopo l’altra, la lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi, rappresentando l’avvenire del movimento.

    In che modo Syriza governerà, se e come potrà realizzare serie misure a favore delle masse popolari senza risolvere il problema della dipendenza economica-politica-militare dall’imperialismo, senza rifiutarsi di pagare l’intero debito, senza uscire dall’UE e dall’euro, senza distruggere il potere dei monopoli finanziari, se finirà logorata nei negoziati di Bruxelles, i condizionamenti che subirà, lo valuteremo secondo i princìpi e la tattica elaborati dal marxismo-leninismo.

    In ogni caso, metteremo sempre al primo posto gli interessi proletari, considerando anche i pericoli derivanti dalla frustrazione della masse dopo l’esperienza di governo di forze socialdemocratiche (non dimentichiamo che i neonazisti di Alba Dorata sono il terzo partito).

    Una cosa però va detta subito: il cambiamento dipenderà dalla capacità di mobilitazione e di organizzazione rivoluzionaria della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati. In tal senso è fondamentale una politica di unità e di lotta con gli operai e le masse organizzate e influenzate dalla socialdemocrazia, dal riformismo, di differenziazione e contrasto con i loro capi.

    Allo stesso tempo, è indispensabile offrire tutto il nostro appoggio internazionalista alla classe operaia e al popolo di Grecia contro le intromissioni, le minacce e i ricatti della Commissione Europea e delle potenze imperialiste, contro i tentativi reazionari interni, a difesa della sovranità, dell’ indipendenza e della libertà del popolo greco, che potranno essere conquistate solo con una lotta di massa e una politica rivoluzionaria diretta ad abbattere la dominazione imperialista e la borghesia locale. Così si scriverà la Storia!

    26 gennaio 2015

    Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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