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Decreto "salva - Italia"

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(6 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Vendita all'asta delle case popolari:il governo costretto alla retromarcia, sancita intesa sul nuovo decreto

(28 Gennaio 2015)

AVEVAMO RAGIONE NOI! CLAMOROSA RETROMARCIA DEL GOVERNO CHE MODIFICA IL DECRETO CHE IL MINISTRO LUPI AVEVA GIA' FIRMATO.

E' VITTORIA DELLA MOBILITAZIONE DELL'UNIONE INQUILINI E DEGLI ASSEGNATARI. ADESSO LA VERTENZA CONTINUA CON LE REGIONI AL FINE DI OTTENERE MAGGIORI TUTELE PER GLI ASSEGNATARI E IMPEGNI CONCRETI PER INCREMENTARE IL PATRIMONIO PUBBLICO

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" La Conferenza Unificata (Stato Regioni Comuni), ha sancito l'intesa sul nuovo testo del decreto sui criteri di dismissione del patrimonio pubblico. Ricordiamo che sul testo del decreto sul quale era stata sancita l'intesa in conferenza unificata lo scorso 16 ottobre 2014 l'Unione Inquilini aveva condotto una vasta campagna nazionale per il ritiro, in quanto prevedeva la vendita all'asta di fatto di tutto il patrimonio di case popolari a prezzi di mercato con la sola possibilità per l'assegnatario di esercitare la prelazione sul prezzo di aggiudicazione dell'asta. Un progetto folle di smantellamento strategico della presenza di case popolari in Italia a vantaggio della speculazione e del mercato.

Il nuovo passaggio in Conferenza Unificata è stato reso necessario dal fatto che, proprio grazie alla iniziativa di cui l’Unione Inquilini è stata protagonista, il governo è dovuto intervenire per apportare modifiche sostanziali.

In pratica, il vecchio decreto, che ricordiamo era già stato firmato, è stato completamente smontato.

E’ la prima volta che accade. Non sarebbe mai accaduto senza una mobilitazione così intensa, popolari e massiccia, come quella promossa e sostenuta dall'Unione Inquilini.

Quattro le modifiche sostanziali:

1) Si cambia completamente sia la procedura di vendita che il suo prezzo. L’assegnatario adesso deve avere l’offerta di acquisto preventivamente e il prezzo deve essere fissato, con un richiamo esplicito alla 560 del 1993, al valore catastale diminuito fino al 20%.

2) L'assegnatario, entro il limite di decadenza, se non compra deve avere un alloggio alternativo adeguato nel comune di residenza.

3) Gli anziani, i malati terminali e i portatori di handicap, in caso di non acquisto, hanno diritto a permanere nell'alloggio attuale

4) Non si parla più di vendita in blocco degli stabili interi

Rimane, per noi, una critica di fondo: in Italia non c'è bisogno di disfarsi del patrimonio pubblico ma di incrementarlo.

Mentre dal punto di vista delle tutele per chi già sta nell'ERP, nel nuovo decreto il governo si è dovuto rimangiare le misure che mettevano a rischio gli assegnatari, non si può condividere che vi sia la possibilità che pezzi di ERP, per legge destinati a determinate categorie sociali, vadano in mano a chi non ha i requisiti per stare nelle case popolari.

PER RISOLVERE LA SOFFERENZA ABITATIVA STRUTTURALE DEL PAESE OCCORRE AUMENTARE L'OFFERTA DI ABITAZIONI SOCIALI E NON DISMETTERE QUELLE CHE ANCORA CI SONO.

Su questo ci attiveremo nei confronti delle Regioni aprendo una vertenza a tutto campo ma per ora esprimiamo la nostra soddisfazione per la vittoria ottenuta"

Walter De Cesaris, Segretario Nazionale Unione Inquilini

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