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Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

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CON STALIN, CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA, PER LA RIVOLUZIONE E IL SOCIALISMO!

(5 Marzo 2015)

A 62 anni dalla sua morte Josif Vissarionovic Stalin – Gori (Georgia) 21 dicembre 1879, Mosca 5 marzo 1953 – è vivo più che mai nella coscienza e nell’azione dei marxisti-leninisti. Egli rimane il terrore dei capitalisti, dei fascisti e dei revisionisti, l'amico fedele della classe operaia e dei popoli oppressi del mondo intero che si battono per la libertà, l'indipendenza, la democrazia, il socialismo e il comunismo.

Ogni anno, nell’anniversario del 5 marzo, noi comunisti (marxisti-leninisti), sentiamo l’esigenza di ricordare, valorizzare e attualizzare la figura, il pensiero e l’opera rivoluzionaria di Giuseppe Stalin, mettendo in risalto il loro significato di classe e rivoluzionario, la loro universale importanza per la lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo.
Siamo infatti convinti che nella confusione attuale, diffusa e mantenuta ad arte dalla borghesia e dai revisionisti, il proletariato ha bisogno di chiarezza, di certezze, di corretti orientamenti ideologici e politici. Abbiamo dunque il dovere di offrire ciò in maniera convinta, difendendo la nostra storia gloriosa, il patrimonio teorico-pratico elaborato dai maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin, che è la bussola della nostra azione.
Il compagno Stalin è un gigante del proletariato, amato dai lavoratori e dai popoli di tutti i paesi perché alla sua figura è legata la storia gloriosa della rivoluzione socialista, della classe operaia al potere, della costruzione vittoriosa della nuova società socialista in marcia verso il comunismo.
Egli è stato un esempio di dedizione rivoluzionaria alla causa dell’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della liberazione dei popoli oppressi in Russia e nel mondo.
In tutta la sua esistenza ha dimostrato una volontà di acciaio e una fedeltà assoluta ai principi del marxismoleninismo e alla causa della classe operaia. Fu il nemico spietato e irriducibile del capitalismo e dell’imperialismo e del mostro nazifascista partorito da questo sistema. Combatté con determinazione i nemici della rivoluzione e del socialismo e i collaborazionisti della borghesia, vale a dire i revisionisti, gli opportunisti, i socialdemocratici, gli economicisti, i trotzkisti e le altre correnti e tendenze ostili al
comunismo in seno al movimento operaio.
Nelle condizioni odierne, desideriamo esporre in breve ed attualizzare l’insegnamento di Stalin sulla questione della guerra e della lotta per distruggere le sue cause.
Il compagno Stalin fu un artefice della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della vittoria del proletariato russo e di altre nazionalità nella guerra civile, scatenata dalle potenze imperialistiche sbarcate coi loro eserciti sanguinari sul suolo del paese dei Soviet tra il 1918 e il 1920. In quel periodo Stalin fu lanciato dal Partito bolscevico da un fronte di guerra civile all'altro, lottando nei punti più pericolosi e decisivi per le sorti della Rivoluzione socialista.
Stalin fu il comandante politico e militare, lo stratega dell’Armata Rossa e del movimento partigiano, della classe operaia e dei popoli sovietici in lotta per annientare il nazifascismo – un’epopea di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario della gloriosa vittoria, che vide la Bandiera Rossa sventolare sul Reichstag.
La vittoriosa guerra dei popoli sovietici, diretta da Stalin, condusse alla liberazione di tutta una serie di paesi e di popoli dalla schiavitù nazista e all’instaurazione della democrazia popolare in diversi paesi dell'Europa.
Grazie a ciò fu creato il campo socialista e si stabilirono migliori rapporti di forza fra il proletariato e la borghesia a livello internazionale.
Anche dopo la Seconda Guerra mondiale, Stalin ha sempre difeso i popoli, la loro lotta di liberazione nazionale e i loro diritti nazionali e sociali contro le mire dell’imperialismo, della borghesia e delle forze reazionarie.
Nelle condizioni della «guerra fredda», imposte dall'imperialismo statunitense e britannico, l’URSS di Stalin fu il bastione di una pace stabile e democratica, per consolidare la vittoria contro il fascismo. Stalin sostenne sempre con fermezza gli interessi dei popoli del mondo, aiutò la loro lotta contro le mene imperialiste e il colonialismo, smascherando e condannando le posizioni revisioniste e le correnti controrivoluzionarie.
Grazie alla sua lucidità teorica marxista-leninista e alla esperienza pratica accumulata, il compagno Stalin ci ha lasciato insegnamenti strategici e tattici di eccezionale importanza sulla questione della guerra.
Nel suoi discorsi e scritti sulla guerra, nelle sue direttive e ordini del giorno, negli indirizzi e nella corrispondenza, troviamo l’applicazione e lo sviluppo della dottrina marxista-leninista sulle questioni della scienza militare, comprendiamo il vero significato della pace e della guerra.
In una delle sue ultime opere (“Problemi economici del socialismo nell’URSS”), il compagno Stalin ha riaffermato la validità della tesi leninista secondo cui l'imperialismo genera inevitabilmente le guerre. Il suo insegnamento al riguardo è di straordinaria attualità.
La realtà dimostra che l’inevitabilità della guerra fra i paesi imperialisti e capitalisti continua a sussistere.
Il mondo attuale non è un “mondo unipolare”, è un mondo diviso, irto di contraddizioni tra i paesi imperialisti e capitalisti, tra i monopoli internazionali, acuite dalla prolungata crisi economica.
Lo sviluppo ineguale del capitalismo nei diversi paesi, l’implacabile concorrenza per i mercati di sbocco e le fonti di materie prime, il controllo delle fonti di energia e delle sfere di influenza, il desiderio di scaricare sui propri concorrenti le conseguenze della crisi, fanno sì che i rapporti fra i predoni imperialisti si inaspriscano continuamente. Ciò ha come logica conseguenza un adattamento delle strategie belliche delle potenze imperialiste, la preparazione e lo scatenamento di nuove guerre.
Gli USA sono ancora la superpotenza imperialista dominante, ma la loro egemonia è scossa alle fondamenta. La Cina, la Russia, la Germania e altri paesi imperialisti e capitalisti sopportano sempre meno il dominio statunitense, vogliono sottrarsi alla schiavitù a stelle e strisce, infrangere il dominio del dollaro e affermare i loro interessi.
Sotto la spinta della politica di guerra e degli interessi dei monopoli del settore militar-industriale, aumentano le spese militari e si accelera la corsa al riarmo convenzionale e all’ammodernamento di quello nucleare. Gli USA occupano di gran lunga il primo posto in questa folle corsa, con una spesa annuale di 640.000 milioni di dollari, seguiti dalla Cina e dalla Russia.
Anche la Germania e il Giappone, si stanno avventurando pericolosamente nella corsa militarista e hanno cominciato ad inviare le loro truppe all’estero. Israele e il sionismo sono la punta di lancia dell'imperialismo
nordamericano per aggredire la Palestina e minacciare altri popoli della regione.
Vi è il concreto pericolo di un conflitto per una nuova ripartizione del mondo. Le aggressioni militari e le minacce di intervento diretto o indiretto in Europa (Ucraina, Balcani), in Africa (Libia, Mali, Congo, Costa d’Avorio, Rep. Centrafricana, etc.), nel Medio Oriente (Palestina, Siria, Iraq, Iran), in Asia (Afghanistan, Pakistan, Corea del Nord. Mar della Cina), in Centro e Sudamerica (Haiti, Colombia, Venezuela) sono manifestazioni di questa tendenza, così come lo sono la costituzione e ricostituzione di blocchi economici e
militari, l’installazione di basi militari nei cinque continenti, la preparazione della guerra come elemento fondamentale della politica estera e della diplomazia segreta dei paesi imperialisti e capitalisti.
In questo scenario, si inquadra la grave decisione USA/NATO di alzare un nuovo muro in Europa, con lo spiegamento di 30 mila militari della «Forza di risposta» nei paesi dell’Europa orientale, la creazione di nuove basi, il varo di una «Forza di punta» dispiegabile in pochi giorni e l’assistenza militare diretta al governo reazionario e fascista ucraino.
Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti i briganti imperialisti incitano le opposizioni nazionali borghesi e reazionarie. Emergono gruppi e sette religiose ultrareazionari appoggiati e finanziati dagli USA e dai loro alleati nella regione mediorientale, i quali svolgono uno sporco ruolo silurando la lotta nazionale
progressista dei paesi arabi, imponendo il terrore e preparando le condizioni per nuovi interventi imperialisti.
I crescenti pericoli di guerra riguardano chiaramente il nostro paese, considerato dagli USA una piattaforma geostrategica e un tassello fondamentale della loro strategia militare che punta a un aumento del confronto militare con la Russia.
I piani aggressivi della NATO godono dell'appoggio del governo Renzi - un governo imposto dall’oligarchia finanziaria, che prosegue la politica borghese di vassallaggio e di sottomissione agli Stati Uniti e alla UE dei monopoli - nonché dei partiti riformisti, socialdemocratici e reazionari che sotto l’ipocrita bandiera della «difesa degli interessi nazionali», collaborano attivamente alla guerra imperialista.
A pagare le spese di questa disastrosa e criminale politica sono gli operai, i disoccupati, i giovani, le donne degli strati popolari. Per gli sfruttati e gli oppressi le missioni militari e le guerre imperialiste si traducono in maggiori sacrifici e privazioni: riduzione dei salari, altri tagli alle spese sociali e previdenziali, aumento delle tasse antipopolari, etc.
Inoltre, la guerra di rapina condotta dalla borghesia determina la soppressione graduale delle libertà e dei diritti democratici, implica la militarizzazione della vita sociale, favorisce le forze scioviniste e fasciste, e ci espone a grandi pericoli.
Il compagno Stalin riteneva una cosa ottima suscitare un potente movimento per mantenere la pace, per scongiurare una guerra determinata, per rinviarla per un certo tempo, per cacciare dal potere i governi guerrafondai e sostituirli con dei governi disposti a salvaguardare per un certo tempo la pace.
Questo è sicuramente un compito dei comunisti e di tutti i sinceri rivoluzionari, che devono mettersi alla testa della lotta contro i piani guerrafondai, favorendo la creazione di un ampio fronte antimperialista e antifascista, diretto dalla classe operaia, che abbia fra i suoi obiettivi l’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE, il ritiro immediato di tutte le missioni militari all’estero, la drastica riduzione delle spese militari e l’aumento di quelle sociali, l’appoggio alle lotte di liberazione dei popoli, etc.
Ma Stalin aggiungeva che tutto ciò non è sufficiente per eliminare l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici: “Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere l'imperialismo”!
Nella fase presente di acutizzazione di tutte le contraddizioni del capitalismo, un sistema avviato sul viale del tramonto, l’abbattimento dell’imperialismo tramite la rivoluzione socialista è una questione posta e da risolvere.
I concetti di rivoluzione e di socialismo devono risuonare sempre più nei luoghi di lavoro e nelle lotte, negli scioperi, nelle manifestazioni di protesta e di rivendicazione degli interessi proletari e popolari.
Gli operai, i lavoratori sfruttati, i disoccupati, i giovani precari e studenti, le donne oppresse e discriminate nei posti di lavoro e nella società, i pensionati ridotti alla fame, gli strati popolari impoveriti dal capitalismo devono liberarsi dalla sottocultura e dalla propaganda borghese, clericale e riformista, acquisire la coscienza di classe e rivoluzionaria, diventare soggetti attivi e protagonisti della nuova ondata della rivoluzione socialista per distruggere il maledetto sistema capitalista-imperialista, realizzare il potere proletario e costruire la futura società socialista.
Questa prospettiva passa attraverso la ricostruzione, anche nel nostro paese, di un forte Partito comunista marxista-leninista di natura bolscevica. A questo fine lavora il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) che rinnova l’appello a tutti i sinceri comunisti, agli operai coscienti e combattivi per separarsi definitivamente e nettamente dagli opportunisti e a unirsi alla sua attività, sulla base del marxismoleninismo
e dei principi dell’internazionalismo proletario.
Senza organizzazione in un unico e forte Partito comunista il proletariato non va da nessuna parte, non può trionfare nella lotta contro la borghesia imperialista ed è facile preda degli artigli del nemico di classe.
Anche questo ci ha insegnato il compagno Stalin lavorando, assieme a Lenin, con passione e dedizione alla costruzione del Partito bolscevico e alla sconfitta dei revisionisti e degli opportunisti.
Impariamo da Stalin la lotta contro l’imperialismo e per il socialismo, seguiamo i suoi insegnamenti nella lotta contro la borghesia e l’imperialismo, per la vittoria delle prossime rivoluzioni proletarie!
Roma, 5 marzo 2015.

COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Per contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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