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(7 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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Q.E, JOBS ACT: CAPITALISMO, SPECULAZIONE, SFRUTTAMENTO

(9 Marzo 2015)

9 Marzo 2015: è il D Day del capitalismo finanziario europeo: Grecia nell’angolo, partono di gran carriera il Quantitative Easing e , in Italia, il Job Act.
L’euforia nel campo dei padroni è grande.
Tanto è vero che l’articolo di fondo dell’inserto economia del Corriere della Sera, firmato da Daniele Manca, recita: “Con qualche giorno di anticipo sul 21 Marzo la primavera dell’economia europea sembra arrivata. Mario Draghi si è preso la soddisfazione di annunciare una revisione al rialzo delle stime di crescita dell’Unione..”
Nella stessa pagina l’analisi dei mercati è ancora più chiara, se mai ce ne fosse bisogno: “ Ma al centro dell’interesse ci sono le Borse, a cominciare da Piazza Affari, già salita del 18% da inizio anno”.
Ecco quello che interessa: l’ennesimo via libera, l’ulteriore spinta alla speculazione.
Questo significa che, per chi vive del proprio lavoro o lo cerca (come il 42% dei giovani in Italia) si annunciano tempi ancora più bui di quelli che già stiamo attraversando.
E’ facile prevedere che le iniezioni di liquido fresco che arriveranno agli ineffabili reggitori delle Banche si tradurranno presto in nuove bolle speculative allo scoppio delle quali, tra qualche anno, si verificherà lo stesso fenomeno degli anni appena trascorsi: un ulteriore allargamento nella forbice delle diseguaglianze complessive (poi qualche altro Piketty esaminerà il fenomeno con grande attenzione, per stabilire di nuovo che sono proprio le diseguaglianze le cause principali della crisi).
In Italia la logica di fondo del job act non potrà non tradursi in un ulteriore schiacciamento delle condizioni materiali di lavoro: l’avvio verso una fase di ulteriore intensificazione dello sfruttamento che avverrà su di una base produttiva sempre più ristretta in un Paese totalmente privo di politica industriale e con infrastrutture e territorio al collasso.
Intanto verificheremo l’esito di processi speculativi privati di grande portata come quelli legati all’Expo 2015, vero e proprio laboratorio per un modello di relazioni fondato – appunto – sull’intensificazione dello sfruttamento e sul ricatto del posto di lavoro da confermare o meno a seconda dei capricci del padrone (o, meglio, dei suoi intenti speculativi).
Intendiamoci: nessuno che abbia avuto chiare le dinamiche classiche e immutabili della lotta di classe ha mai coltivato illusioni circa il funzionamento di questi meccanismi.
Valeva però la pena guardare alle reazioni del campo avverso per confermare, ancora un volta, che ci troviamo proprio su quel terreno: un terreno di scontro frontale dove si sta ulteriormente cercando di sopraffare i deboli e di affermare il potere del denaro, l’egemonia della ricchezza.
Cerchiamo di ricordarlo sempre senza incertezze: in una fase nella quale tutti i soggetti, sociali e politici, che dovrebbero impegnarsi per contrastare questo drammatico stato di cose appaiono al di sotto delle esigenze di lotta e di guida del movimento che sarebbero necessarie.
E’ importante prendere consapevolezza di questo quadro e proporsi di modificarlo profondamente: questo intervento è finalizzato semplicemente ad una forte sollecitazione posta sul piano politico.
Forse sarebbe bene raccoglierla senza esitazioni e in tempi brevissimi.

Franco Astengo

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