">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Se questo è un uomo

Se questo è un uomo

(11 Aprile 2012) Enzo Apicella
Monti visita la Palestina occupata, ma non dice una parola sul muro della vergogna

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Stato e istituzioni)

    LA REALTA' POLITICA DELLE (NEGATIVE) MODIFICHE COSTITUZIONALI

    (11 Marzo 2015)

    In principio un’avvertenza per tutti i sinceri democratici: parlando e scrivendo del pericoloso pastrocchio che in materia di Costituzione si sta votando il Parlamento è vietato usare il termine “riforme” che mantiene, comunque, un suo qualche significato di dignità politica.

    Deve essere adoperato il termine “modifiche” facendolo premettere dall’aggettivo “negative”: come nel nostro titolo “ (negative” modifiche costituzionali”).

    Il momento è davvero grave per ciò che resta della democrazia parlamentare italiana, gli spazi di intervento istituzionale ed elettorale appaiono ormai ridotti al minimo, anzi pressoché inesistenti.

    Le espressioni parlamentari di dissenso a questo stato di cose espresse delle diverse sensibilità politiche appaiono del tutto inadeguate, provviste di una dose di eccessivo opportunismo nella maggior parte dei casi e, in altre, frutto di un’errata interpretazione di ciò che sta accadendo: sotto questo aspetto si sta distinguendo, come il solito, la presunta “sinistra del PD”.

    Osservandone i comportamenti, di vera e propria ignavia, si comprende molto meglio di quanto non si possa fare leggendo i libri di storia, le dinamiche portarono novant’anni fa all’affermazione del fascismo.

    Perché di questo si tratta, anche in questa fase storica: tendenze fascistoide, senza se e senza ma.

    Non sorprende che questo comportamento così negativo sul piano istituzionale si verifichi trascurando appieno i dati della situazione economico – sociale: se ne è già scritto in abbondanza ma vale sempre la pena ricordare la drammaticità dello stato di cose in atto a livello europeo e interno.

    Disoccupazione, sfruttamento, regresso nelle condizioni materiali di vita per milioni di persone, sparizione dello stato sociale: questi sono i punti più evidenti della situazione che il regime sta costruendo per allargare le diseguaglianze, restringere i margini di possibile risposta sociale e politica da parte dell’opposizione, cancellare il concetto di rappresentanza.

    Per restare all’analisi del comportamento di ciò che si pretenderebbe essere rimasto di “sinistra” nel Parlamento Italiano va sottolineato ancora come non si sia riusciti a sviluppare quel necessario collegamento tra le (negative) modifiche costituzionali votate ieri alla Camera e la nuova legge elettorale: sarà quello il punto di saldatura del suffragio definitivo del nuovo regime.

    Regime che si inserirà perfettamente all’interno di un disegno europeo: al riguardo del quale ci siamo già soffermati in passato ma sulla cui analisi è necessario ritornare.

    Si sta evidenziando, da parte dei vertici di Bruxelles e Francoforte una strategia di “esperimenti politici”. L’esito di questi esperimenti dovrebbe essere quello di una riduzione sostanziale della democrazia politica ed economica, cui si attribuisce la responsabilità dell’eccesso di domanda sociale. Abbiamo in vista un ulteriore “strappo” sul piano dei rapporti politici mentre, a conferma delle nostre analisi, il quadro politico del governo europeo appare ulteriormente spostato a destra.

    Al centro di questi test si colloca un rinnovato “caso italiano” (gli altri due riguardano la Grecia e l’Ungheria). Un “caso italiano” rovesciato rispetto a ciò che intendevamo negli anni’60 – ’70, all’interno del quale si sta sviluppando una vera e propria stretta autoritaria. Un progetto che, esaurita la fase dei governi tecnocratici Monti e Letta, ha avuto una forte accelerazione con l’avvento del governo Renzi e della messa in discussione del progetto di (negativa) modifica costituzionale e della legge elettorale. Il punto d’arrivo di questo esperimento su vasta scala (si ricorda, a questo proposito, l’esperimento iperliberista attuato da Chicago – Boys in Cile abbattendo Allende nel 1973 con un golpe fatto partire da agenti della CIA a Vina del Mar) dovrebbe essere quello di una strutturazione di un sistema politico raccolto attorno ad un vero e proprio “blocco storico” di gestione della fase capitalistica, con la legittimazione istituzionale riservata a un “partito dominante” con soltanto ai margini partiti satelliti di “non opposizione”. In questo modo si sta tentando di cancellare i residui del dibattito politico, già andato fortemente in crisi negli ultimi vent’anni perché sostituito dalla pratica della personalizzazione, delle primarie e del presidenzialismo a tutti i livelli (a partire dagli Enti Locali e dalle Regioni). Soprattutto si tratta di cancellare il concetto stesso di “rappresentatività politica”. La rappresentanza politica plurale è stata ritenuta la causa principale, se non esaustiva della crescita della domanda sociale che, invece, deve essere assolutamente soffocata in una logica che oltrepassa lo stesso dettato schmittiano – luhmanniano della riduzione della superficie di contatto tra società e politica. L’obiettivo è di favorire – appunto – una gestione autoritaria del potere.

    Il “caso italiano” appare contraddistinto nei suoi tratti più caratteristici di sperimentazione dell’annullamento della realtà democratica e di intensificazione dei termini complessivi dallo sfruttamento intensivo di ciò che rimane di “lavoro vivo”, dalla creazione di veri e propri punti di difficoltà nella convivenza civile e sociale (intere parti del Paese sono in mano alla criminalità organizzata, che ha ben infiltrato le sue attività di riciclaggio finanziario in altre parti), da una ormai insopportabile devastazione del territorio, che mette a rischio le stesse possibilità di vita in molte zone.

    Questa tragica condizione, del resto qui descritta in maniera del tutto oggettiva, reclama da subito la messa in campo di una forte opposizione, ma sembra sterile ripeterlo ancora a questo punto.

    Purtuttavia è ancora il caso di non arrenderci, di richiamare con forza questa impellente necessità, di lavorare per costruire un principio di adeguata soggettività.

    Franco Astengo

    Fonte

    Condividi questo articolo su Facebook

    Condividi

     

    Ultime notizie del dossier «"Terza Repubblica"»

    Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

    4663