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Ventiquattro ore senza di noi

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(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
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Pisa, la denuncia dei Cobas sulla Sepi

(16 Marzo 2015)

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La legge di stabilità dell’ anno 2014 (L. 27/12/2013 n. 147 comma 563) consentiva alle societa' controllate direttamente o indirettamente dal Comune di Pisa, sulla base di un accordo tra di esse, di realizzare, processi di mobilita' al fine di affrontare che eventuali fasi di riorganizzative, purchè avvenissero a costi invariati e salvaguardando i livelli occupazionali e i profili professionali.
Dalla fine del 2013 il comune di Pisa ha dato il via alla liquidazione di Ecoforservice e Valdarno, due società partecipate che impiegano direttamente quasi 80 lavoratori/lavoratrici, anzi più del doppio se si considerano gli appalti.
Se la questione di diritti e delle tutele del lavoro, ma anche delle certezze e stabilità occupazionali, fossero stati al centro dell’ interesse politico della Amministrazione Filippeschi, questi processi avrebbero potuto contribuire a superare ed eliminare non solo le forme di precarietà ma anche la “babele” contrattuale e retributiva presente nelle società partecipate.
Invece, purtropo non è stato così. Basta leggere i contenuti dell’ atto di indirizzo assunto dalla Giunta Comunale ( n. 146 del 21/10/2014).
Dal provvedimento deliberativo traspare superficialità ed improvvisazione, il Comune tende a preoccuparsi in via prioritaria dei suoi equilibri finanziari in materia di costi del personale, probabilmente per non essere riuscito a ridurre realmente i costi del proprio “pesante” apparato dirigenziale e di vertice.
D’ altronde un comune che assume un atto di indirizzo in materia di personale delle partecipate, senza aver fatto prima alcuna ricognizione sugli organici delle stesse, sui rapporti di lavoro esistenti per tipologia e profilo professionale, denota il chiaro intendimento di adeguarsi a quella logica con cui ha tenuto relazioni sindacali con cgil cisl uil, e che di fatto negli anni hanno frammentato questa forza lavoro invece di unirla e unificarla.

Ma non basta. Con l’ atto adottato dal Comune di Pisa infatti:
-si dismettono le quote azionarie senza un progetto organico di gestione dei servizi pubblici che una volta per tutti e con chiarezza, indichi quali sono le attività da svolgere con personale comunale, e quelle da erogare attraverso le proprie partecipate e il sistema degli appalti;
-si aggirano di fatto gli obblighi previsti dalla legge di stabilità del 2014, per cui non vi è certezza che lavoratori/lavoratrici delle società dismesse transitino per mobilità in altre partecipate comunali;
-di fatto ( è il caso della Sepi spa e della Sepi service srl ) si determina un quadro di assunzioni a tempo indeterminato e stabili per attività ritenute strategiche, mentre per le attività meramente operative si ricorre all’ “outsourcing” ( usano l' inglese per nascondersi ma è "approvvigionamento esterno") e che di fatto significa precarietà e rapporti di lavoro atipici legato al contenuto professionale della prestazione.

Alla fine, in attesa del jobs act, il Comune di Pisa, si era di fatto avviato su un percorso ben preciso volto ad affermare la logica che quadri e dirigenti sono strategici mentre tutti gli altri lavoratori no. Il risultato di questa cultura sono vertici dirigenziali stabili ben remunerati e funzioni operative sottopagate nella logica di contribuire agli equilibri/vincoli del bilancio comunale. E i precari che per anni hanno prestato servizio? A casa

Ecco perché si sono volutamente dimenticati di lavoratrici e lavoratori delle società che hanno posto in liquidazione, mentre in altre partecipate esistono carenze di organici che preferiscono coprire con gli interinali. Abbiamo posto formalmente in tal senso una precisa richiesta all’ Assessore Serfogli e al Sindaco, ma non rispondono ...fino ad oggi anzi fuggono e evitano di rispondere ai quesiti!

COBAS PUBBLICO IMPIEGO

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