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PER I 100 ANNI DI PIETRO INGRAO, DIRIGENTE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO: UN TESTO SICURAMENTE DIMENTICATO

(30 Marzo 2015)

pietroingrao

Per i 100 anni di Pietro Ingrao si stanno sviluppando molte iniziative di affetto, testimonianza, analisi del pensiero dello storico dirigente comunista. Alcune di alto livello, come quella prevista domani 31 Marzo alla Camera dei Deputati, altre frettolose e un po’ di maniera come sta accadendo in particolare nei servizi televisivi. Abbiamo pensato di ricordare Ingrao ripubblicando un suo breve testo, sicuramente dimenticato da tutti, e apparso nell’Almanacco di” Vie Nuove” del 1964 stampato pochi mesi dopo la morte di Palmiro Togliatti. In un ampio servizio curato da Miriam Mafai, vi è descritta la vita interna del PCI, a partire da quella dell’apparato di Botteghe Oscure per poi passare alla periferia. Una descrizione accurata e attenta di come si muoveva il più grande partito comunista d’Occidente e modello del “partito a integrazione di massa” eguagliato, in questo senso, forse dalla sola socialdemocrazia tedesca. Nell’ambito del servizio ai membri della segreteria nazionale del Partito vengono rivolte alcune domande inerenti l’ambito di lavoro svolto da ciascuno di essi e la prospettiva politica. Siamo ormai alla vigilia dell’XI congresso, quello del “compagni non mi avete persuaso”: frase pronunciata da Ingrao e che rappresentò il primo segnale di apertura di un serrato confronto dialettico all’interno del gruppo dirigente. Ingrao, in quel momento, era componente della segreteria e presidente del gruppo parlamentare, essendo succeduto in questo ruolo proprio a Togliatti.
Ecco il testo redatto da Ingrao, in quell’occasione, rispondendo a due domande: quali sono state le principali leggi proposte dai comunisti in Parlamento? Quale sarà l’azione che intende svolgere nel prosieguo della legislatura?
Una testimonianza preziosa sulla capacità del PCI dell’epoca di tenere assieme un grande movimento di massa e il lavoro istituzionale, stando all’opposizione. Si ricorda che, in quel 1964, era stato appena formato il primo governo di centrosinistra guidato da Aldo Moro e appoggiato dal PSI e che in quella stessa estate, proprio pochi giorni prima della scomparsa di Togliatti, si verificò il tentativo di colpo di stato del cosiddetto “Piano Solo”.
Questo, comunque, il testo redatto da Ingrao in risposta alle domande delle quali si è dato conto poco sopra:

“Nel corso degli anni passati la Democrazia Cristiana e i suoi alleati hanno impedito che il Parlamento provvedesse alle grandi riforme richieste dalla Costituzione ed hanno costretto le Camere a frantumare la propria attività su una serie di problemi particolari e di “Leggine” che non risolvevano i problemi di fondo.
Noi perciò ci siamo prima di tutto proposti di presentare alcune leggi che finalmente affrontassero in modo organico le questioni decisive della nostra società.
A queste grandi leggi di riforma abbiamo unito proposte che assicurassero un intervento di urgenza, per provvedere ai bisogni immediati e contemporaneamente avviare e integrare l’opera di riforma.
Così per la casa abbiamo proposto una legge urbanistica che consideriamo fondamentale per combattere in modo serio la speculazione sulle aree, e contemporaneamente abbiamo presentato una proposta che stabilisce una regolamentazione del regime dei fitti, per fronteggiare il caro-casa e recare un sollievo alla massa degli inquilini.
Per la tutela della salute abbiamo proposto la nazionalizzazione della produzione farmaceutica fondamentale, allo scopo di abbassare il costo delle medicine e dare quindi allo Stato i mezzi per avviare un sistema di assistenza sanitaria gratuita.
Alla proposta abbiamo unito un progetto di riforma della rete ospedaliera, che introducesse già ora criteri nuovi nell’organizzazione degli ospedali.
Per la questione della terra, mentre abbiamo dato tutto il nostro sostegno alla legge della CGIL per l’istituzione degli Enti di Sviluppo, che consideriamo indispensabili per un’effettiva riforma agraria, e a quella dell’Alleanza Contadini per un Fondo di solidarietà nazionale contro le calamità naturali, abbiamo contemporaneamente presentato una serie di proposte articolate, che tendono a colpire le forme più inique di contratti agrari, a favorire l’accesso dei contadini al mercato, a garantire larghe esenzioni fiscali a tutti i lavoratori della terra.
Per la condizione operaia consideriamo fondamentale la nostra proposta per la giusta causa dei licenziamenti, diretta a colpire l’assurda situazione che nel nostro Paese consente al padrone di licenziare in ogni caso.
Riteniamo che lo Statuto dei Lavoratori, di cui non si è visto sinora nemmeno l’inizio, deve consistere non in dichiarazioni generiche, ma in una serie di leggi di questo genere, che investono la questione del collocamento, del riconoscimento delle Commissioni Interne, ecc.
Contemporaneamente ci siamo preoccupati di rivendicazioni particolari assai sentite.
Cito fra tutte la proposta riguardante la modifica della ricchezza mobile sui redditi da lavoro dipendente.
Potrei continuare ricordando la nostra continua, ostinata battaglia per l’estensione e l’aumento delle pensioni da collocare in un razionale rinnovamento del sistema previdenziale, la nostra azione per la riforma della scuola e per il rinnovamento della cultura (legge per l’abolizione della censura, legge sulla cinematografia, proposta d’inchiesta parlamentare sulla ricerca scientifica).
Voglio piuttosto sottolineare che questo insieme di riforme si colloca per noi nella battaglia per la programmazione democratica; solo se si giunge finalmente all’elaborazione di un piano nazionale di sviluppo si potranno trovare e utilizzare efficacemente le risorse necessarie per affrontare questioni così complesse e incalzanti.
Perciò abbiamo chiesto che il Parlamento approvasse subito la legge elettorale necessaria per fare le Regioni, poiché le Regioni sono uno strumento essenziale per elaborare i piani regionali e giungere a una programmazione democratica.
Per una società nuova, ci vuole uno Stato nuovo.
Perciò abbiamo presentato leggi per allargare i poteri e i mezzi dei Comuni e della Province, per cambiare la legge fascista di Pubblica Sicurezza.
Ma perché queste nostre proposte possano camminare sono indispensabili due condizioni:
1) È necessario l’intervento e l’appoggio costante delle masse;
2) E’ necessaria una politica di pace, che permetta di concentrare le risorse sui bisogni di emancipazione.
(Pietro Ingrao, dall’Almanacco di Vie Nuove 1964)

A cura di Franco Astengo

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