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Banca selvaggia

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(2 Ottobre 2011) Enzo Apicella
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    MOVIMENTO CINQUE STELLE: TANTI VOTI MA INUTILITA' SOCIALE, CULTURALE, POLITICA

    (8 Aprile 2015)

    La società EMG che sviluppa i sondaggi elettorali per conto del TG de LA7 ha presentato un’analisi originale delle previsioni di voto, suddividendo le preferenze degli intervistati in due grandi fasce d’età: quella under 55 e over 55.
    L’esito di questa suddivisione ha presentato un quadro di sostanziale diversità nella raccolta di consenso da parte delle principali forze politiche: mentre negli under 55 PD e Movimento 5 Stelle si trovano praticamente alla pari, il PD straripa invece, con oltre il 40% tra le elettrici e gli elettori più anziani.
    Questi dati suggeriscono alcune considerazioni: la prima riguarda le più ampie possibilità di sviluppo per il voto al Movimento 5 Stelle e quelle di progressivo esaurimento per il voto riservato al PD e la seconda attraverso la quale si dimostra come l’elettorato PD risulti ancora composto dalla vecchia base PCI e DC (a giudicare dalla suddivisione geografica più PCI che DC) mentre quello 5 Stelle non pare possedere particolari radici d’appartenenza e quindi costruito maggiormente su quel “fattore protesta” che è stato tanto evocato nel corso degli anni proprio dalla leadership di quel movimento.
    Il tutto però è contornato da una fortissima propensione all’astensionismo che, in questo momento, supera potenzialmente il 40% dell’elettorato, con un 17% di indecisi e un 2% di schede bianche possibili: totale circa il 60% dell’elettorato appare al di fuori o ai margini dalla capacità d’attrazione da parte di soggetti agenti nel sistema politico italiano.
    Questo dato significa, in sostanza, come sia PD, sia Movimento 5 Stelle (il resto del sistema è composto ormai da “cespugli” e non si può parlare né di bipolarismo, né di sistema articolato su 3 blocchi com’era apparso in esito alle elezioni politiche del 2013) non riescono a intercettare l’astensionismo che, anzi, pare progressivamente crescere fino a raggiungere dimensioni superiori a quelle della media europea.
    Questo dato appare particolarmente grave per il Movimento 5 Stelle che, appunto, basa la propria identità politica su di una forma di populismo protestatario attraverso il quale però non si realizza una stabile aggregazione politica e di presenza sociale nel Paese.
    Si dirà: c’è la “Rete” e le nuove forme di aggregazione più o meno di tipo virtuale.
    In realtà un’analisi più attenta ci indica come il Movimento 5 Stelle disponga potenzialmente di una grande massa di voti (attorno ai 6 milioni) ma risulta perfettamente inutile ai fini del contrastare il disfacimento sociale, culturale, della convivenza civile e della moralità pubblica e l’impoverimento generale che si stanno verificando nel Paese come risultato dell’azione dei governi di centrodestra e di centrosinistra succedutisi nel corso degli ultimi vent’anni.
    Un disastro annunciato che adesso il governo Renzi sta portando a compimento che ha portato alla crisi verticale della democrazia, al crollo dei servizi pubblici, alla completa sparizione della struttura industriale, al dissesto idrogeologico, alla caduta verticale di moralità politica nei rapporti tra pubblico e privato, alla situazione drammatica delle Regioni e degli Enti Locali.
    Una situazione che richiederebbe urgentemente l’indicazione di un’alternativa di sistema che, invece, il Movimento 5 Stelle non è in grado di indicare: e non si tratta, beninteso, di incapacità sul piano politico nella logica di governo, della capacità di stringere alleanze, di elaborazione programmatica o quant’altro.
    Il Movimento 5 Stelle non sta dimostrando alcuna capacità di rappresentare una “diversità” concreta nel rapporto con i ceti sociali, non si collega alle lotte che pure ci sono, non distingue nella dimensione necessaria dello scontro, si è mosso all’interno del Palazzo seguendo la logica del Palazzo stesso.
    Soprattutto il Movimento 5 Stelle ha sempre accettato il “sistema” per quello che è adeguandosi all’individualismo consumistico che rappresenta il vero punto dolente del nostro disfacimento morale, culturale, sociale: non esprime un’altra egemonia culturale e neppure una nuova, alternativa, comunità solidale.
    Non se ne intravedono i segni nella realtà quotidiana del lavoro, della scuola, dei movimenti: e questo fatto appare tanto più grave considerati i riferimenti giovanili che si riscontrano nelle espressioni di voto, pur residuali.
    Potrebbe trattarsi , verificata la prova dei fatti, di un durissimo contraccolpo proprio sul piano “sistemico”, considerato il vuoto di idealità e di espressioni egemoniche sul piano culturale.
    Non si procede soltanto sul terreno della protesta populista, senza offrire una visione e una realtà possibile di radicale, incisiva, trasformazione sociale e politica.
    In questo modo l’opposizione istituzionale di questo Movimento è del tutto funzionale al sistema e non produce anche soltanto qualche spezzone di cultura alternativa sia sul piano politico, sia su quello sociale.
    In questo modo siamo alla dimostrazione concreta di una crisi verticale del nostro sistema politico, una crisi specifica non semplicemente alimentata da elementi di difficoltà provenienti dal piano internazionale sia dal punto di vista della globalizzazione, sia sotto l’aspetto della “cessione di sovranità dello Stato – Nazione”.
    Una crisi di cultura, di analisi, di prospettiva.
    Forse il ritorno a una corretta analisi, da parte di tutti, della necessaria distinzione tra destra e sinistra (un tema abbandonato da troppo tempo anche dai più attenti analisti) potrebbe cominciare a fornirci una qualche prima, provvisoria, risposta.
    In ogni caso un sistema, quello politico italiano, che si muove nel suo complesso su di un vero e proprio vuoto di presenza politica e di radicamento sociale, assumendo sempre di più la veste di quel Regime che si sta plasmando con grande pericolosità.

    Franco Astengo

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