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    LETTERA APERTA AL SINDACO DI TRIESTE

    (3 Maggio 2015)

    robertocosolini

    Roberto Cosolini

    LETTERA APERTA AL SINDACO DI TRIESTE ROBERTO COSOLINI,
    relativamente al suo intervento in merito alla presenza nel corteo del Primo maggio di bandiere jugoslave (JUGOSLAVE, con la J e non con la Y, signor Sindaco, la Y non esiste nella lingua italiana se non come traslata da altre lingue, e nelle lingue slave si scrive Jugoslavia).

    Scrive il sindaco.
    "Per questo è sbagliato oggi ostentare nel corteo del 1 maggio la bandiera yugoslava: è PASSATO non FUTURO, e divide. Non serve infatti ostentarla per ricordare che anche armata e forze partigiane yugoslava hanno contribuito a sconfiggere nazismo e fascismo, lo ha detto la Storia. Ma ostentarla in un corteo che ha altro fra le sue ragioni e i suoi obiettivi serve solo a riattizzare polemiche visto che la Storia ha anche detto che dopo il 1 maggio del 1945 la presenza yugoslava assunse altro significato, altri obiettivi, trasformandosi in una dura occupazione, che fece molte vittime".

    Tale presa di posizione probabilmente scaturisce dalla bagarre inscenata da coloro che, dopo avere fatto un mostruoso flop col loro "primo maggio tricolore" (!), si sono sentiti in dovere, forse per nostalgico razzismo fascistoide, di proseguire con i loro insulti al di là del bene e del male.
    Ma tralasciando i fascisti, che come tali non meritano di essere presi in considerazione, vorremmo rispondere al sindaco.
    Sembra, secondo le parole di Cosolini, che si possano "ostentare" senza dare scandalo tutte le bandiere tranne quella jugoslava; eppure la bandiera jugoslava rappresenta ancora qualcosa per una parte (non indifferente, lo abbiamo visto ieri in corteo) della popolazione triestina (e non solo, dato che molti turisti italiani e stranieri si sono avvicinati con simpatia).
    Ma forse è proprio per questo che la bandiera jugoslava dà fastidio. Perché è il simbolo dei popoli che si sono ribellati al nazifascismo e si sono liberati da soli, il simbolo di un progetto di socialismo diverso, internazionalista, autogestionario.
    Perché oggi si getta letame sulla Jugoslavia di Tito, dimenticando il tributo di sangue che diede per la lotta al nazifascismo, dimenticando il ruolo di paese leader dei non allineati, schierato per la pace ed impegnato attivamente nello sviluppo culturale ed economico dei Paesi che si stavano lentamente liberando dal giogo coloniale.
    Il sindaco sostiene che "ostentare" la bandiera jugoslava oggi significa attizzare polemiche dato che l'occupazione jugoslava fece "molte vittime".
    Tutta la guerra fece "molte vittime", signor Sindaco, anche la bandiera italiana può ricordare quante vittime fece l'Italia prima e durante la guerra; e come la mettiamo con la bandiera USA che può ricordare (e si deve ricordare) i bombardamenti atomici sul Giappone già in ginocchio, un crimine contro l'umanità e contro la Terra, perpetrato al solo scopo di compiere una prova di forza nei confronti dell'URSS?
    Non vogliamo polemizzare ulteriormente sul fatto che il Comune tollera serenamente che i neofascisti e neonazisti espongano le bandiere di Salò sulla foiba di Basovizza, salutando i "martiri delle foibe" a suon di "camerata presente" e di saluti romani. E sono quasi sempre gli stessi che si scandalizzano per le bandiere jugoslave ad applaudire a queste esibizioni di apologia del fascismo.

    Si può guardare il futuro solo dopo avere fatto i conti col passato e solo se non si mistifica la storia per i fini politici contemporanei. E' questo il problema della lettura della storia al confine orientale, cioè che la parte italiana nazionalista (anche di sinistra, quella mazziniana, per intenderci) non ha mai accettato l'esistenza della comunità slovena nella città di Trieste. Uno dei più celebrati pensatori del CLN triestino, il socialista (ex azionista) Carlo Schiffrer, sosteneva che il fascismo aveva sbagliato nell'avere scelto di snazionalizzare gli "slavi" con metodi brutali invece di "assimilarli lentamente", e che gli "slavi" si sentivano tali solo finché non si elevavano socialmente ed a quel punto sceglievano di diventare italiani.
    I mazziniani di oggi hanno fatto i conti con queste posizioni razziste provenienti dagli antifascisti, oppure le condividono ancora? Ci sembra che lo scandalo sollevato dalle stelle rosse (anche per la bandiera italiana con la stella rossa, che, detto per inciso, è quella ufficiale della Brigata Garibaldi e come tale non costituisce vilipendio alla bandiera, come da sentenze passate in giudicato, mentre è il tricolore con i simboli di Salò la cui esibizione costituisce reato in quanto apologia del fascismo) sia semplicemente strumentale per ribadire l'astio della borghesia razzista triestina nei confronti dell'altra componente della città, non a caso molti dei commenti degli "scandalizzati" consistono nella sigla S.R.S. che rappresenta l'immonda frase "s'ciavo resta s'ciavo".
    Sono questi i rigurgiti che andrebbero puniti in questa città, signor Sindaco, ci rifletta.

    Claudia Cernigoi

    Fonte

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