">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

PER LA MEMORIA DEI COMUNISTI DISPERSI E SFIDUCIATI. BUDAPEST 1956: IL SECONDO ASSALTO AL CIELO

(15 Maggio 2015)

I comunisti, in Italia ma anche altrove, appaiono dispersi e sfiduciati: si nascondono dietro altre sigle, cercano improbabili giustificazioni per una storia che non sono più capaci di rivendicare, hanno ceduto alle sirene del potere e del trasformismo. Soprattutto non appaiono più in grado di produrre “Utopia”. Quell’Utopia che rappresenta sempre il veicolo per trasportare il pensiero verso il futuro.

Per cercare di contrastare questa tendenza che appare inarrestabile e ha portato ad una situazione di smarrimento di ogni identità organizzata è necessario riprendere proprio il tema dell’Utopia: la grande utopia del dissenso espresso da chi pensava si potesse modificare il corso della fase nella quale l’inveramento del marxismo sembrava obbligatoriamente passare per lo statalismo del sistema sovietico.
“Consiliarismo” e “Autogestione” sono stati concetti tenuti, per decenni, ai margini della realtà dei soggetti organizzati del movimento operaio sia in Occidente, sia in Oriente.
Eppure si ritrovavano nelle elaborazioni prodotte, partendo da quello che possiamo definire Comunismo libertario, spunti di grande valore etico-politico che oggi possono essere presi come esempio per non abbandonare l’idea di fondo del perseguire la marxiana “trasformazione delle cose presenti”.
Karl Marx definì la Comune di Parigi “l’assalto al cielo”: ebbene all’interno della rivolta di Budapest 1956, dentro forti contraddizioni e elementi non secondari di arretramento e conservatorismo che non possono essere sottaciuti emersero anche (pur tenuti nascosti negli anni seguenti) spunti che potevano essere considerati come quelli di un secondo “Assalto al cielo”.
Proprio per rinnovare la memoria dei comunisti e indicare una strada per il domani che non sia semplicemente quella dell’adagiarsi all’esistente e seguire pragmaticamente il corso del dominio capitalistico, magari pensando addirittura di gestirlo traendo vantaggi sul piano di una concezione personalistica dell’autonomia del politico, ripubblichiamo qui il testo della piattaforma elaborata dai Consigli Operai di Budapest il 31 ottobre 1956:

1) La fabbrica appartiene agli operai. Questi pagheranno allo stato una tassa calcolata sulla base della produzione e una parte dei profitti;
2) L’organo supremo di controllo della fabbrica è il consiglio operaio, eletto democraticamente dai lavoratori;
3) Il consiglio operaio elegge il proprio comitato esecutivo, composto da 3 a 9 membri, che agisce come organo esecutivo del consiglio operaio, mettendo in atto le decisioni e i compiti stabiliti da questo;
4) Il direttore è assunto dalla fabbrica. Il direttore e gli impiegati del più alto livello devono essere eletti dal comitato esecutivo;
5) La direzione è responsabile di fronte al consiglio di fabbrica per ogni questione riguardante la fabbrica;
6) Il consiglio operaio si riserva tutti i diritti di: a) approvare e ratificare gli atti che riguardano l’impresa; b) decidere i livelli salariali di base e i metodi per determinarli; c) decidere tutte le questioni riguardanti i contratti con l’esterno;
7) Allo stesso modo il consiglio operaio risolve tutti i conflitti riguardanti l’assunzione e il licenziamento di tutti i lavoratori dell’impresa;
8) Il Consiglio operaio ha il diritto di esaminare il bilancio e di decidere sull’utilizzazione dei profitti;
9) Il Consiglio Operaio è responsabile per tutte le questioni sociali all’interno dell’impresa.

Insomma: non tutto ciò che stava dentro alla tragedia ungherese del ‘56, giustificava il feroce anticomunismo che, negli anni seguenti, fu posto alla base di scelte dirimenti come, nel caso italiano, quella dello scioglimento del PCI al riguardo del quale la vicenda di Budapest ebbe parte importante come elemento di banale strumentalizzazione e di espressione feroce di anticomunismo.
Certo: il peso preponderante allora lo ebbe la dinamica internazionale legata alla logica dei blocchi (via libera ai sovietici a Budapest, via libera agli anglo-francesi a Suez) ma rileggere il documento dei consigli operai di Budapest, oggi, può servirci a ritrovare almeno un minimo di identità per continuare la ricerca di quell’ “Altro Comunismo” come titola il libro contenente il lascito del pensiero di un grande ricercatore dell’innovazione nel nostro campo come Lucio Magri.
Criticità dell’esistente, dissenso comunista al “socialismo reale”: non si tratta di questioni da considerare d’altri tempi, ma fattori di dibattito politico sui quali riaprire oggi una franca e feconda discussione.

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La nostra storia»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

6736