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NELLA CRISI VERTICALE DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO, IL BUCO NERO DELLE REGIONI

(30 Maggio 2015)

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Vasco Errani

Il sistema politico italiano attraversa una fase di vera e propria “crisi verticale”, caratterizzata dall’assenza di rappresentatività complessiva e dalla presenza di fortissime tensioni autoritarie collocate ben oltre il concetto di “democrazia esecutiva” oggi in auge, in particolare in Europa.
All’interno di questo quadro di grandissima difficoltà si distingue un vero e proprio “buco nero” rappresentato dal fallimento dell’ipotesi di decentramento dello Stato imperniato sull’Ente Regione.
La nascita delle Regioni, già prevista nella Costituzione e poi fortemente richiesta dalle sinistre, in particolare nella fase del primo centrosinistra negli anni’60, fu fortemente ritardata dalla DC per timore che il Partito Comunista dimostrasse, in quel modo, la propria capacità di governo e fu realizzata soltanto all’inizio degli anni’70 (diversa ovviamente la storia delle Regioni a Statuto Speciale): le prime elezioni per i Consigli Regionali si svolsero, infatti, il 7 Giugno del 1970.
Gli elementi portanti della crisi attuale sorsero, principalmente, nel corso della legislatura 1996-2001 con il centrosinistra al governo del Paese, attraverso l’adozione di due provvedimenti rivelatisi del tutto esiziali: l’elezione diretta del Presidente (da allora denominato da una stampa di basso profilo come Governatore) e il cedimento alle istanze “storiche” della Lega Nord attraverso la modifica (tecnicamente sbagliata e approvata dalla sola maggioranza) del titolo V della Costituzione realizzando così una sorta di né carne, né pesce tra decentramento e devolution che tradiva, tra l’altro, la solida tradizione autonomistica della sinistra italiana, sia di matrice comunista, sia di matrice socialista che pure, negli anni’70 del XX secolo, alla guida delle più grandi città aveva dato prova di “buon governo”.
Una fase conclusasi però in maniera contradditoria, anche per via del basso profilo che le sinistre avevano tenuto di fronte ad episodi rilevanti di “questione morale” non affrontati decisamente e a tempo debito e poi esplosi a pieno titolo e sul piano generale con Tangentopoli.
In ogni caso l’elezione diretta del Presidente della Regione e la modifica del titolo V della Costituzione hanno rappresentato gli elementi portanti di un fenomeno di tipo degenerativo che oggi si presenta in tutta la sua gravità: quello della trasformazione dell’Ente Regione dalla funzione legislativa e di coordinamento amministrativo, a soggetto esclusivamente adibito alla nomina e alla spesa.
L’elezione diretta del Presidente ha, infatti, finalizzato per intero l’attività dell’Ente al progetto di rielezione dell’uscente oppure di un suo delfino favorendo l’elargizione a pioggia delle risorse, distribuendo le nomine per vie neppure partitiche ma di corrente o di “cerchio magico”, causando un cattivo rapporto tra i Presidenti stessi e la Magistratura (per varie ragioni l’elenco è molto lungo: Cota, Formigoni, Lorenzetti, Marrazzo, Errani, Dal Turco soltanto per fare qualche nome), esaltando la logica di scambio all’interno stesso dell’Ente come ha dimostrato la vicenda, a oggi tutt’altro che risolta, delle “spese pazze” che ha coinvolto tutti i gruppi politici.
Hanno poi fatto registrare un fallimento clamoroso quei comparti affidati per intero alla gestione regionale: in particolare la sanità e i trasporti.
Si è elevato alla massima potenza il deficit, i servizi sono paurosamente calati di qualità, il clientelismo (in particolare nella sanità) è stato elevato vieppiù a sistema.
Le Regioni sono assolutamente da ripensare in quanto Enti: anzi da qualche parte stanno principiando a circolare idee di abolizione.
Recentemente la Società Geografica Italiana ha elaborato un progetto di sostituzione di Regioni e Province con 36 dipartimenti (i cui confini, leggendo il progetto, appaiono più coerenti con il modificarsi delle diverse realtà economico-sociali rispetto a quelli attuali).
Certamente l’Ente Regione rappresenta un vero e proprio “buco nero” nella crisi del sistema politico italiano e andrebbe ripensato totalmente.
Questo elemento è stato completamente trascurato nel corso della campagna elettorale svoltasi all’insegna di una propaganda personalistica becera e stantia, nel corso della quale sono emersi anche episodi davvero inquietanti.
Non sarà facile, domani, per chi volesse esprimere un voto pronunciarsi con coerenza rispetto a programmi, qualità dell’agire politico, moralità pubblica.

Franco Astengo

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