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SLG-CUB: Vendere le Poste è un'idea nata nell'era delle tangenti e causerà un cataclisma economico e sociale

(25 Giugno 2015)

vendesiposte

Le notizie che si sentono di continuo, su tangenti pagate ai politici, ci fanno riflettere sul fatto che il periodo della politica delle privatizzazioni coincide proprio con il periodo della politica delle tangenti e della corruzione. Bisogna ricordare (o sapere) che l'inchiesta giudiziaria di “Mani Pulite”, nel 1992, fece scoppiare “tangentopoli” e svelò un enorme giro di tangenti sugli appalti pubblici.
Dopodiché, guarda il caso, partì la corsa alle privatizzazioni, in toto o in percentuali (Eni, Enel, Telecom, Autostrade, Banche, ecc.), di quelle aziende e strutture statali che avevano la caratteristica di essere molto redditizie. Così, i loro incassi annuali, in proporzione alla quota venduta, sono passati “legalmente” dallo Stato ai privati. E, nel 1993, la maggioranza politica decise che anche le Poste sarebbero diventate un'azienda statale da poter vendere.

Le gravi conseguenze per la popolazione e i lavoratori. Secondo SLG-CUB, vendere il 40% delle Poste, come intende il governo, causerà un cataclisma economico e sociale mai visto, con gravi conseguenze a livello della popolazione e dei lavoratori. Infatti, una volta che i privati dovessero acquistare il 40% delle Poste, significherà che andrà a loro anche il 40% degli utili economici dell'azienda, che nel solo 2014 ha guadagnato 212 milioni di euro. Lo Stato, dunque, perderà una marea di soldi, sotto forma di mancato guadagno, per tutti gli anni futuri, e dovrà recuperarli o aumentando le tasse o tagliando le spese sociali su pensionati e famiglie o aumentando il debito pubblico (che si paga con altre tasse aggiuntive).

Proprio quello che succede da quando sono iniziate le privatizzazioni. Inoltre, con i privati interessati a speculare, l'azienda verrà spremuta all'inverosimile.
Per SLG-CUB, si creerà la base per una riduzione estrema del personale, costantemente sul filo di cassa integrazione e licenziamenti collettivi (è stato fatto il Jobs Act apposta), verranno chiusi centinaia di uffici e strutture postali, saranno aumentate le tariffe e ridotti i servizi. Dunque, vendendo le Poste ci sarà più speculazione, con gravi conseguenze per tutti, e tutto questo solo per applicare le manovre politiche nate nell'epoca delle tangenti?
Perciò, chiediamo ai cittadini e alle forze democratiche sociali di manifestare il dissenso alla vendita delle Poste, per evitare danni più gravi di quelli già fatti.

Giugno 2015

SLG-CUB Sindacato Lavoro e Giustizia della Base dei Lavoratori di Poste Italiane

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