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L'arroganza di Fincantieri dietro al fermo produttivo di Panzano

(2 Luglio 2015)

Quello che si sta sviluppando allo stabilimento di Panzano non deve trarre in inganno. Esso palesa la disinvoltura arrogante della direzione del Gruppo Fincantieri contro i lavoratori, in una fase cruciale nella determinazione dei rapporti di forza rispetto le questioni vertenziali e il futuro stesso delle relazioni industriali nello stabilimento. A maggior ragione il Partito comunista dei lavoratori attesta tutta la sua vicinanza alla classe lavoratrice cantierina e alle sue famiglie.
Non cadiamo nel tranello. Fincantieri non è la vittima del blocco produttivo, bensì ne è artefice.
La questione sulle autorizzazioni nella gestione dei rifiuti di lavorazione nelle aree sequestrate era nota sin dal 12 giugno 2013 con il provvedimento del Gip il quale negava il sequestro preventivo e rigettava con l’ordinanza del 11 luglio successivo il ricorso del PM. Fincantieri aveva tutto il tempo per concordare assieme alla Procura e alla ASL un percorso di regolarizzazione della situazione.
Ma non l’ha fatto. Ora, si trova con tutta le maestranza fuori produzione: quale miglior occasione per poter imporre – in vista della ripresa dell’esercizio – la propria posizione di forza nelle vicende contrattuali? Proprio il 29 giugno la Fiom aveva richiesto il ripristino del pagamento degli istituti retributivi afferenti agli accordi integrativi. Una questione che potrebbe avere sviluppi giudiziari.
L’urlo di Confindustria, per mezzo del suo presidente provinciale, in merito ad uno nuovo Caso-Ilva fa da corollario alla strategia padronale del Gruppo. Non c’è nessun Caso-Ilva e va respinta la propaganda che vuol disegnare Fincantieri come vittima della burocrazia giudiziaria. Dopo la quotazione in Borsa e il passaggio proprietario di Fintecna alla Cassa Depositi e Prestiti, l’orientamento strategico di Fincantieri è di trasformarsi in un grande appaltatore liberandosi il più possibile della produzione diretta. Entro questo quadro si inseriscono gli obiettivi della flessibilità, dell’orario plurisettimanale, della dipendenza del salario variabile ai profitti aziendali, il disconoscimento degli straordinari, il just-in-time della forza-lavoro.
E’ necessario che le RSU costituiscano uno strumento di controllo indipendente sulla vicenda, composto da lavoratori diretti e dell’appalto, per non restare impreparati di fronte alle future mosse di Fincantieri e dipendere dalle sue informazioni. E’ necessario ricostituire il coordinamento di delegati del Gruppo poiché è impossibile dispiegare una linea di contrasto valida solo per singolo stabilimento. La dirigenza Fincantieri si muove sfacciatamente perché sa di avere al suo fianco Confindustria, le banche e il governo Renzi con la linea del Jobs Act.
29 giugno 2015

Sezione territoriale isontina PCL

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