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GRECIA
L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL REFERENDUM

(17 Luglio 2015)

greciaereferendum

Ai referendum, campioni della “partecipazione democratica”, votano tutti i cittadini.
Quelli per il no e quelli per il si.
Quelli favorevoli all'abolizione, e quelli contrari.
Il referendum, al contrario di una lotta di classe o di una rivoluzione sociale, non basa il suo risultato sui rapporti di forza tra le classi, ma, al massimo, e non sempre, li esprime.
E se i rapporti di forza tra le classi sono sfavorevoli agli sfruttati, il referendum, si può perdere, come è successo in Italia con quello per il ripristino della scala mobile o contro la privatizzazione dei pubblici servizi, o come è successo in Grecia recentemente.
Naturalmente, il referendum si può anche vincere, come è successo in Italia nel '2000 riguardo l'abrogazione dell'art.18 o contro la privatizzazione dell'acqua pubblica, salvo poi ritrovarsi, per decreto legge senza art.18 e con processi privatistici in stato di avanzata attuazione.

Insomma, uno dei tasselli fondanti l'intera architettura della repubblica democratica si presta ad obliqui utilizzi comunque tendenti a restituire dignità ed efficacia a strumenti decrepiti, truffaldini e sempre meno frequentati dalle masse di poveri e sfruttati.
Insomma, quando si “vince” la materialità dei processi del movimento reale ne smentisce il risultato, quando si perde se ne esce scornati e disconosciuti dai militanti e dall'elettorato che lo avevano proposto.
Ed infatti, anche in Grecia, dopo la “vittoria” di Syriza al referendum, incurante del risultato “democraticamente” espresso dalla maggioranza dei cittadini, il vincolo europeo ha imposto le prorie regole, onorando nel blocco imperialista U.E. l'unico vero potere reale.
Di piu', intorno al raggiro del referendum greco e del suo risultato, si sta cercando di rilanciare l'intero processo di potenza europea smussando le rigidità tedesche ed accompagnando la solita “austerità alemanna” con una spolverata di “crescita” franco-italiana.
I nuovi equilibri europei impugnano il referendum greco per dare smalto e rinnovato vigore all'U.E., ed al suo tentativo di superare la crisi.
Tutto, in mancanza di una internazionale dei lavoratori europei, sulle spalle del proletariato europeo.
Questa la sostanza e la lezione odierna, alle quali non serviranno le delusioni dei tifosi di casa nostra, o le accuse di “tradimento” della sinistra di Syriza che rilancia addirittura l'ennesimo referendum.

Se il proletariato europeo non si dota di una propria
strumentazione autonoma teorica, politica e organizzativa,
continuerà ad usare strumenti non propri, truffaldini e dannosi alla sua causa,
ed a farsi utilzzare nella diatriba tra le frazioni borghesi
e le proprie rappresentanza statuali e politiche.

Oggi nella “pace” dello sfruttamento, domani nella guerra tra gli sfruttatori!

Pino ferroviere

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