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La Germania rinuncia alla sua primogenitura europea per un piatto di lenticchie.

(18 Luglio 2015)

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Per comprendere i rapporti tra gli stati, come per ogni altra questione importante, bisogna distinguere, non solo tra apparenza e realtà, ma anche tra i risultati immediati e le loro conseguenze a lungo termine. Quella della Germania è una vittoria di Pirro.
Il tallone di ferro tedesco, ormai decisivo nella UE, schiaccia la Grecia. Questo è ciò che appare e, entro certo limiti, la verità immediata. Ci sono giornalisti e frequentatori di internet che dicono: la Merkel è spietata, ma almeno, a differenza dei governanti italiani, fa gli interessi del suo paese. Ma è proprio così? Impedendo alla Grecia di uscire dall’euro, a prezzo di rovinosi sacrifici per lavoratori, pensionati, disoccupati e piccola borghesia della Grecia, sono salvi – non si sa per quanto tempo- l’euro e la UE. Ma il prezzo da pagare è enorme, non solo per i paesi dell’Europa meridionale, ma anche per la stessa Germania.
Se Atene non avesse accettato la sottomissione, il giorno dopo un golpe della CIA, cruento o incruento, avrebbe insediato un nuovo governo, e non è detto che questo pericolo sia passato. Ma se la Germania avesse preso atto del fallimento della UE (almeno nei suoi nobili fini dichiarati) e avesse proposto un progressivo allentamento dei vincoli, gli USA non avrebbero potuto farci molto. Un’occasione persa che non si ripresenterà tanto facilmente. La questione non è “euro o non euro”, perché in entrambi i casi troveranno il modo di truffarci. Si tratta, invece, del rafforzamento o dell’indebolimento della presa USA sull’Europa, e se qualcuno pensa che ciò sia indifferente per la lotta di classe si vada a rileggere le polemiche di Marx contro i proudhoniani a proposito dei rapporti tra lotta di classe e politica estera (lotta contro lo zarismo, questione polacca, Irlanda, ecc.)
Gli USA possono permettere alla Germania di spadroneggiare in Europa a patto di un’obbedienza cadaverica in politica estera.
Con l’euro, è vero, la Germania vede le sue esportazioni in vantaggio rispetto a quelle di altri paesi europei, ma a prezzo di una crescente subordinazione politica agli USA. L’Unione Europea non è un organismo puramente economico che ha lo scopo di incrementare lo sviluppo del nostro continente, è l’equivalente economico della Nato, ed è perciò un involucro che impedisce ai singoli stati di prendere posizioni anti-USA. Germania e Italia, più ancora di altri paesi, hanno una necessità impellente di sviluppare rapporti economici con la Russia, ma la guerra d’Ucraina e le sanzioni lo impediscono. La miope Germania, invece di affrontare questa situazione, cerca di rifarsi tiranneggiando la Grecia, ma con ciò offre la possibilità ad Obama di atteggiarsi a difensore dei deboli e di chiedere, direttamente o attraverso il Fondo monetario internazionale, la riduzione del debito. Cresce, inoltre, l’impopolarità del governo tedesco, e, complici i media di regime, questa avversione ricade su tutti i tedeschi, compresi quei milioni di proletari che sopravvivono con salari miserrimi, ma sono lo stesso tacciati di complicità con i banchieri dalla stampa falsara.
Che l’UE sia un organismo tendente a subordinare l’Europa agli USA, e soprattutto alle multinazionali, si vede particolarmente bene ora, che ci stanno portando a vele spiegate nel TTIP, senza neppure chiedere il nostro parere. L’Unione Europea sembra un gigantesco cellulare della polizia che trasporta, volenti o nolenti, gli europei nel Trattato interatlantico.
Finché l’Europa è dominata da Washington è improbabile una rinascita del movimento operaio rivoluzionario. Quest’ultimo ha un carattere carsico, e per lunghi periodi sembra defunto. Accadde lo stesso per la borghesia, che in certi periodi, organizzata nei comuni, vinse sul campo di battaglie prestigiosi imperatori, e in altri periodi i borghesi non avevano altra ambizione che acquistare titoli nobiliari ed entrare nell’ordine feudale per la porta di servizio.
Questo rapporto egemonico USA- UE, e a maggior ragione con Africa, America latina, parte dell’Asia, ostacola anche la rinascita del movimento operaio in USA, perché, ricordava spesso Marx, un popolo che ne domina altri non può essere libero.
La Germania è importante, non solo perché ha il proletariato più organizzato d’Europa – anche se, per ora, non rivoluzionario – ma anche perché è l’unico paese che avrebbe la forza per resistere agli Stati Uniti, avvicinandosi alla Russia, e con ciò creare i presupposti per infrangere la gabbia UE. Il governo Merkel sta facendo proprio l’opposto, appoggia gli USA nell’avventura antirussa in Ucraina, elogia la trappola TTIP, e con ciò perde l’occasione storica di indebolire la supremazia USA. Il gigante economico, nonostante le sue prepotenze verso i paesi dell’Europa meridionale, è rimasto un nano politico.

Michele Basso

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