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(Di lavoro si muore)

Modugno: sette morti senza gloria

(25 Luglio 2015)

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Le vicissitudini di Marino, della città di Roma e la firma in stile da regime dell’accordo whirpool prendono tutte le prime pagine dei quotidiani di oggi. Nemmeno il manifesto quotidiano comunista, manca l’appuntamento mainstream. Dei sette morti della fabbrica di fuochi di Modugno poco importa, non fa notizia. Relegata alle pagine interne una delle più gravi stragi sul lavoro degli ultimi anni. Forse dovremmo chiederci perché. Se è forte la responsabilità di un paese la cui informazione è ormai del tutto funzionale agli interessi delle classi dominanti non si può non vedere le altre gravi responsabilità. La totale assenza dei corpi sociali di rappresentanza degli interessi di chi questo sistema lo paga per intero, e duramente, e’ il fatto più rilevante. Di fronte a quanto accaduto il sindacato avrebbe dovuto proclamare quantomeno sciopero provinciale, regionale. Invece regna l’assuefazione assoluta, ci si è abituati a tutto persino a vivere e convivere con la barbarie di un sistema che uccide impunito. Di lavoro si continua a morire come è più di prima, ma spesso nel silenzio. Il modello sociale ed economico che ci viene imposto riversa ogni giorno di più sulla vita di milioni di uomini e donne i suoi effetti devastanti. In alto e’ guerra per la competitività e il profitto, in basso e’ guerra per il lavoro, per il salario, per la sopravvivenza. La violenza, la morte sono effetti collaterali “inevitabili” cui ci si e’ abituati. Tutto si può sacrificare per la guerra. Leggi, ordinanze,diritti, salute, sicurezza, ambiente, come dimostrano i decreti leggi che autorizzano Ilva a inquinare e uccidere, nulla può e deve fermare la macchina bellica. C’e’ molto, troppo, per cui l’indignazione non basta più. I morti di Modugno sono solo gli ultimi in ordine di tempo, vittime sacrificali anch’esse di questa guerra. Sarà bene riprendere a dare un volto, un nome ai responsabili di quanto accade. Perché quello che tentano di far passare e’ che sono eventi accidentali, l’inevitabile, il destino con cui misurarsi ogni volta. Invece noi sappiamo che i morti di Modugno, come quelli della Thyssen di Torino, quelli dell’Ilva e gli altri migliaia che non sono mai tornati a casa dal lavoro, sono stati uccisi dalla primazia del profitto e dell’impresa, da padroni e padroncini senza scrupoli. Non dimentichiamolo mai. Il nemico c’e’ ed è quello di sempre.

Sergio Bellavita

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