">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Primarie repubblicane

Primarie repubblicane

(22 Gennaio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Dal vagone piombato al jihadismo senza frontiere

(26 Luglio 2015)

wesley clark

Wesley Clark

La classe dirigente statunitense ha un solo obiettivo: il Mondo. Gli USA, sconfitte le dittature fasciste, ne hanno ereditato l’aggressività, il revisionismo bellico, il disprezzo per ogni norma internazionale. La differenza è che, mentre i fascismi si svilupparono in paesi che non avevano colonie o ne avevano di meno importanti, e lottavano per una redistribuzione dei grandi imperi coloniali di Gran Bretagna, Francia, Olanda, Belgio... gli USA sono tuttora la potenza dominante che, invece di accettare l’inevitabile decadenza relativa, cerca di impedire con la forza lo sviluppo di ogni altra grande concentrazione finanziaria, industriale, politica, militare antagonista. E, per far questo, procede a una ricolonizzazione che ha la sua espansione maggiore in Africa, ma non rinuncia, tramite golpe, governi nominati direttamente da Washington, o dalle banche e dalle multinazionali, a subordinare paesi sviluppati in Europa, Asia o America Latina.
Siti e giornali, di destra e di sinistra, vantano i successi di Putin, come valido rivale di Washington. Anche se il suo governo ha reagito abbastanza bene all’offensiva USA, si tratta di operazioni prevalentemente difensive. Pur avendo il territorio più vasto del mondo, la Russia come popolazione non può competere con gli USA, l’Indonesia, il Brasile, ma solo con Nigeria e Pakistan – per ora soltanto, perché la natalità è più bassa della mortalità. La demografia non è più così determinante come un tempo, ma conta sempre, anche perché una popolazione giovane è molto più pronta a recepire le innovazioni tecnologiche, scientifiche, sociali. La Russia non può sfidare a livello mondiale gli Stati Uniti, come faceva l’Unione Sovietica, ma solo resistere, sviluppare la propria influenza sui paesi confinanti, e soprattutto tessere un’alleanza, condita di tanti sospetti, con la Cina. Per gli illusi, diciamo che l’idea di un Putin antimperialista è assurda. Basterebbe vedere qualche sua foto accanto a pope o rabbini, o leggere le sue dichiarazioni su Lenin “traditore della patria” per capire a quale tradizione storica s’ispira.
Quanto alla tanto sbandierata sintonia tra Russia e Cina, ci sono anche fatti che portano a conclusioni diverse. A causa del contrasto con la Cina per il controllo delle isole Spratly, ricche di petrolio, Hanoi ha ordinato materiale militare. L’aeronautica del Vietnam ha acquistato 24 caccia Su-30 dalla Russia, ed entro la fine del 2015 avrà 36 Sukhoj. Nel 2009 il Vietnam ha firmato un accordo da 3,2 miliardi di dollari con la Russia per sei sottomarini classe Kilo e la costruzione di una base per sottomarini a Cam Ranh Bay. Ha comprato anche 50 missili da crociera supersonici Klub per i sottomarini Kilo. “Secondo Strategypage .... Ciò che rende il Klub particolarmente pericoloso, quando attacca le navi, è che durante il suo avvicinamento finale, quando il missile si trova a circa 15 km dal bersaglio, il missile accelera“... “Fino a questo punto, il missile viaggia ad una quota di circa 30 metri. Questo lo rende difficile da rilevare. Tale approccio finale ad alta velocità significa che copre gli ultimi 15 km in meno di 20 secondi. Ciò rende più difficile alle attuali armi antimissile abbatterlo”. “Si ritiene che le navi da guerra cinesi non abbiano alcuna difesa efficace contro i missili Klub, motivo per cui si arrabbiarono per la vendita della Russia al Vietnam. Mentre i Kilo sono in costruzione, Russia e India stanno addestrando gli ufficiali vietnamiti che opereranno sui sottomarini.”(1) Il governo di Washington può giocare su questo contrasto tra Vietnam e Cina, per rendere più difficile un’alleanza russo cinese.
A partire soprattutto dal 2008, abbiamo letto numerosi articoli che prevedevano un rapido crollo dell’imperialismo americano. Nessuno può escludere una crisi che, come quella dell’URSS, ridimensioni in poco tempo la potenza di questo paese e lo costringa ad abbandonare gran parte dei territori su cui ha ancora un’influenza incontrastata. Ma quella che è una prospettiva storica non va intesa come un dato immediato da utilizzare nelle analisi. Al momento, anche se in modo meno appariscente che nell’epoca dei Bush, l’impero si sta ancora espandendo, soprattutto in Africa. Vuol dire che si sta avvicinando il momento della sovraesposizione? Forse.
Grazie anche alla sciagurata guerra contro la Libia del 2011, però, l’influenza statunitense in Africa cresce di giorno in giorno.

Piccoli Pinochet africani crescono

Solo nel 2013, secondo il comandante dell’Africom, il generale David Rodriguez l’esercito americano ha condotto sul continente africano 546 « attività ». Africom diffonde notizie molto parziali sul queste attività, e ammette solo giornalisti di regime. Documenti importanti sono stati diffusi da TomDispatch. Le operazioni riguardano : “ ...attacchi aerei su militanti sospetti, raid aerei miranti a sequestrare terroristi, ponti aerei per le truppe africane e francesi implicate in guerre vicine, operazioni di evacuazione nei paesi destabilizzati. ». Poi ci sono le missioni di formazione (dei Pinochet locali?), fornitura di fondi, equipaggiamenti e « consigli » ai responsabili locali. Un’inchiesta del 2013 di TomDispatch, basata su documenti ufficiali e fonti d’informazione aperte ha rivelato che l’esercito USA è implicato in almeno 49 delle 54 nazioni africane. (2)
Analisi Difesa parla della modifica, da parte di Washington e Madrid, dell’accordo bilaterale di Difesa del 1988, per fare della base di Moròn de la Frontera (Siviglia) il quartier generale del Comando degli Stati Uniti per l’Africa (Usafricom), con una forza di 3.500 militari. Gli Stati Uniti investirebbero 24 milioni di dollari (22 milioni di euro) nei lavori di ampliamento della base di Siviglia che ha ospitato la forza di reazione rapida dei marines che, per salvare le apparenze, sarebbe destinata ufficialmente solo a compiti di evacuazione di cittadini americani dalla Libia. (3)
Il politologo sudafricano Tichaona Nhamoyebonde ha lanciato un grido d’allarme:
“Gli Stati Uniti vogliono piazzare Africom, un esercito permanente in Africa, per vegliare sugli interessi imperialisti statunitensi e non si fermano di fronte a niente.”
“Africom non è che una cortina di fumo per nascondere gli intenti di garantirsi risorse naturali africane. I dirigenti africani non devono dimenticare che Stati Uniti ed Europa hanno usato più volte la forza militare quale strumento di coercizione politica per assicurarsi che ogni paese sia diretto da persone sottomesse alla disciplina statunitense. /Africom/ permetterà agli USA di allungare ogni suo
tentacolo su ciascun paese africano.... La domanda fondamentale è: chi toglierà Africom una volta che sia stato piazzato? Con che mezzi? Sarà superiore sul piano tecnico e finanziario a qualunque esercito di un paese africano e permetterà il cambiamento di regime ovunque gli USA lo vogliano. Inoltre, permetterà di accelerare lo sfruttamento delle risorse africane. Non ci sono dubbi che una volta che l’esercito statunitense sarà piazzato permanentemente in Africa verranno meno tutti i benefici dell’indipendenza.”
Tichaona Nhamoyebonde denuncia, inoltre, i programmi di addestramento e di armamento, il trasferimento di armi dall’Ucraina alla Guinea Equatoriale, a Ciad, Etiopia e al governo di transizione somalo. (4)

L’ISIS in Afghanistan

Un articolo di Nazanín Armanian parte dal progetto di Brzezinski (1978) di provocare tensioni etnico religiose in prossimità della Russia e della Cina, dal Caucaso al Medio Oriente, fino all’Asia Centrale e le coste dell’Oceano Indiano, servendosi del fondamentalismo religioso. Ne trae la conclusione che il Jihadismo senza frontiera è un elemento strategico dei piani USA. Dopo il crollo dell’URSS, le guerre in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Washington, con l’aiuto dell’ISIS, e la solita scusa di combattere il terrorismo, gli USA tornano in Afghanistan, il paese più strategico del mondo, per riuscire ad avere il controllo dell’Asia Centrale, il cortile di casa di Russia e Cina, frontiera di India e Cina. Gli strumenti sono il terrorismo, l’estremismo e il separatismo. Secondo Putin, l’ISIS è presente in 25 delle 34 province afgane.
I talebani non sono più un problema, Biden ammette: i talebani non sono nostri nemici. Gli USA hanno bisogno dello Stato islamico perché i Talebani rappresentano solo l’etnia Pashtun e non possono raccogliere le simpatie di altre etnie. Il servizio segreto pakistano (ISI) è incaricato di reclutare combattenti per lo Stato Islamico. Intanto, si trovano nuovi pretesti per rimandare il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. La guerra è gratis per gli USA, finanziata col traffico di rame, smeraldi, rubini, terre rare e soprattutto oppio.
Si cerca di costringere la Cina a romper i contratti per le miniere afgane, fomentando l’instabilità e logorandola in Xinjiang. Il gasdotto Turkmenistan Uzbekistan – Kazakistan - Cina deve essere inabilitato... (5)

Perché il Venezuela fa gola a Washington

Per quanto riguarda l’America Latina, le interferenze statunitensi hanno radici talmente profonde, che non basterebbero a sviscerarle i volumi di un’intera biblioteca. Limitandoci, perciò, al solo Venezuela, consigliamo alcuni articoli del compagno Attilio Folliero. Il primo articolo, dopo una succinta ma chiarissima esposizione degli eventi dal “Caracazo”, il massacro di cui si rese colpevole il governo di Carlos Andrés Perez nel 1989, analizza il recente tentativo di golpe del febbraio 2015, il cui scopo era di creare un caos tale, da giustificare il “fraterno” intervento militare degli Stati Uniti. Chi legge il secondo articolo capisce quale autentico forziere di ricchezze sia il Venezuela e perché gli Stati Uniti ci tengano tanto a conquistarne il controllo.
Ls riserva petrolifera è enorme, al momento oltre 300 miliardi di barili, con la tecnologia attuale . “In realtà la quantità di petrolio presente in Venezuela è enormemente superiore; nella sola Fascia dell’Orinoco, la regione con la più grande riserva petrolifera del mondo, si trovano più di 1.100 miliardi di barili. Man mano che la tecnologia progredisce si inglobano nelle riserve effettive anche quei miliardi di barili che prima non potevano essere estratti o non risultava economicamente conveniente estrarre. Di questi dati gli analisti finanziari interessati pare proprio che non ne tengano conto.”
Quanto al gas venezuelano, “Attualmente si stima una riserva di 196.000 miliardi di piedi cubici di gas, che fa del Venezuela l’ottava riserva di gas del mondo; secondo ENAGAS, l’Ente Nazionale del Gas, il Venezuela passerà presto ad essere la terza riserva di gas del mondo .”
Ci sono, poi, il coltan e l’oro: “ . Il Coltan è una miscela complessa di columbite e tantalite, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente allo stato puro. Il coltan si usa nell'industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili; è utilizzato nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte, usati in telefoni cellulari e computer. È un minerale considerato strategico dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, pertanto si comprende facilmente la sua enorme importanza ed il suo elevato prezzo, superiore a quello dell’oro e dei diamanti. Ebbene si stima che il Venezuela, come annunciato da Chavez abbia riserve per oltre 100.000 tonnellate di coltan... . Il Venezuela, secondo stime annunciate da Chavez, su studi di società iraniane e russe, ha nel proprio sottosuolo riserve in oro per oltre 25.000 tonnellate . Per capire tale dato basta dire che equivale a quasi tutto l’oro detenuto da tutte le banche centrali del mondo.”
Due articoli sul Blog del prof Attilio Folliero, di qualche anno fa, illustrano come i media falsari pratichino la disinformazione nei confronti del Venezuela.(6)

Campi di concentramento per giovani ribelli

Un paese che ne domina altri non può essere libero, e l’espansione imperialistica del regime di Washington accentua sempre più la repressione interna. Ad essa partecipano anche i liberal, come il generale Wesley Clark, che fu candidato democratico alla presidenza. “ Siamo in guerra – dice il generale - Il nemico è il terrorismo islamico.” Il terrorismo affascina le persone più instabili... c’è sempre stato un certo numero di giovani alienati che non hanno un lavoro, che sono stati lasciati dalla ragazza, che non stanno bene in famiglia. Noi dobbiamo osservare questi segnali. Ci sono membri della comunità che possano entrare in contatto con queste persone e farle ravvedere e incoraggiarle a guardare le cose positive che abbiamo”..
E se non si “ravvedono”?
“Se queste persone diventano degli estremisti e non sono dalla parte degli Stati Uniti, se sono sleali verso gli Stati Uniti, come questione di principio, bene. È un loro diritto ma è anche nostro diritto e dovere di separarli dalla comunità civile per tutta la durata del conflitto ... durante la seconda guerra mondiale, se qualcuno parteggiava per la Germania nazista contro gli Stati Uniti, non gli dicevamo che c’era libertà di parola, lo sbattevamo in un campo di concentramento, erano prigionieri di guerra”. “Penso che dovremo usare sempre maggiore durezza in questa situazione, e non solo negli Stati Uniti, ma anche i nostri alleati come la Gran Bretagna, la Germania e la Francia dovranno esaminare le loro leggi nazionali”. (7)

Così, ogni giovane disoccupato, che non si rassegna a restarsene buono, è previsto il carcere o il campo di concentramento. Gli Stati Uniti hanno già più di 2 milioni di carcerati, molti dei quali afroamericani, costretti a lavorare con salari simbolici. In altre parole, la schiavitù e tornata in USA.
Quanto alle continue angherie sopraffazioni nei confronti degli afroamericani e degli ispanici, Obama interverrà decisamente con molte belle parole.
Ci fu chi previde tutto questo, Huey Long, governatore populista della Louisiana,
nel 1935, poco prima di essere assassinato: “Naturalmente avremo il fascismo in America, ma lo chiameremo democrazia!”.
La repressione interna e lo sviluppo imperialistico all’estero, sono strettamente legati. Se ci si lascia chiudere nel recinto nazionale, addio ogni indipendenza di classe. Il movimento operaio è ridotto al lumicino, anche e soprattutto per non aver dato il giusto peso alla politica estera.
Se i governi degli Stati Uniti – repubblicani o democratici, poco importa – riescono, con la guerra, oppure con le pressioni, le manovre finanziarie o con accordi capestro, a rinsaldare il loro potere mondiale, noi, che aspettiamo la rinascita del movimento operaio rivoluzionario, possiamo pure andare a dormire, in attesa che i nostri nipoti e bisnipoti si ritrovino in condizioni di classe più sfavorevole. La politica estera è la continuazione della politica nazionale. Se i lavoratori non si oppongono ad entrambe, se pensano che almeno nei confronti dell’estero ci debba essere solidarietà nazionale, si forgiano le catene con le proprie mani.
C’è chi dice. La crisi sta riprendendo forza, e gli USA si troveranno, come accadde all’URSS, a dover chiudere le basi all’estero troppo costose e a ritirarsi nei loro confini. Ma non si tiene conto che i paesi più forti possono scaricare gli effetti della crisi sui paesi più deboli. La crisi degli anni quaranta dell’Ottocento ebbe come proprio epicentro l’Inghilterra, ma gli effetti politici colpirono Francia Germania, Italia, Ungheria, Austria. L’Inghilterra, addirittura, ebbe vantaggi dalla provvisoria sparizione dei concorrenti, causa la rivoluzione.

L’oro rubato

Gli USA hanno approfittato della crisi ucraina, alla cui esplosione hanno contribuito in modo determinante, per trasferire negli Stati Uniti il tesoro aureo ucraino, che servirà per pagare le armi e gli “aiuti” inviati da Washington. Il rifiuto della restituzione dell’oro alla Germania –i governi italiani non hanno neppure osato accennare al rimpatrio. Non si sa poi che fine abbiano fatti le 143,8 tonnellate di oro possedute dalla Libia di Gheddafi. C’è chi sostiene che sono finite a Londra o negli USA, per sostituire altri lingotti che ormai esistono più soltanto sulla carta (8)
Non c’è quindi da meravigliarsi se da parte del regime USA giungono solo sopraffazione, inganni, prepotenze, autentiche forme di pirateria. Non dobbiamo generalizzare, la maggioranza degli statunitensi sono “senza riserve”, proletari, e, finché non si organizzeranno in un partito, non potranno incidere sulla politica di quel paese e del mondo. Lo stesso deve avvenire in Europa e altrove, perché un proletariato unito e consapevole è la sola forza che può combattere l’imperialismo fino in fondo.
C’è chi pensa che, per battere gli USA, ci si debba alleare con Cina e Russia. Niente di più sbagliato, non avrebbe altro risultato che preparare gli schieramenti per una nuova guerra mondiale. E’ corretto, invece, utilizzare i contrasti tra le potenze, per trovare spiragli attraverso i quali possa passare la lotta di classe. Ma senza farsi illusioni, perché, se lo Stato Maggiore tedesco nel 1917 pensò di utilizzare i bolscevichi, concedendo loro il famoso treno blindato per arrivare in Russia, Russia e Cina non ritenteranno un esperimento del genere, visti i risultati, e si guarderanno bene dall’aiutare le lotte dei lavoratori, salvo a parole.


Note
1) “Perché l’Orso è tornato: la presenza militare russa in Vietnam”, Sito Aurora
giugno 19, 2015
2)Nick Turse, « Entre 2012 et 2013, l’armée étasunienne est intervenue dans 49 pays africains » Globalresearch.ca, Mondialisation.ca, 01 juillet 2014.
3) La base spagnola di Moròn trampolino per Africom di Redazione 1 giugno 2015, News analisidifesa.it/categoria/news/
4) Africom, l’ultimo tentativo statunitense di ricolonizzare il continente - Tichaona Nhamoyebonde
“La riconquista dell’Africa” di Manlio Dinucci, manifesto, gennaio 2013.
5) Nazanín Armanian: “ASIA CENTRAL SE GESTAN GUERRAS EN SERIE en la región más estratégica de la planeta”, Punto y seguido,
6) “Dietro al tentato Golpe in Venezuela Mossad e Cia :Arrestato Antonio Ledezma prima del ventiseiesimo anniversario del Caracazo” di Attilio Folliero - 03/03/2015
“ Il Venezuela può andare in default?” di Attilio Folliero, Caracas 06/07/2015
“La disinformazione della RAI sul Venezuela di Hugo Chavez”, El Blog del prof. Attilio Folliero 28 ottobre 2011.
7) “Ultime notizie dal Paese della libertà”, luglio 21, 2015 by lastella
di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine)
8) “Il mistero dell'oro tedesco: è custodito negli Usa o esiste solo sulla carta?
Le riserve auree tedesche ammontano a circa 3.400 tonnellate (secondo solo agli Usa) e sono custodite dalla Federal reserve americana. Ma dal 2007 nessuno controlla”
Raffaello Binelli -Il Giornale, Ven, 24/08/2012 –
“L’oro venezuelano e la vera ragione del perché Tripoli è stata conquistata solo ora”, tratto da stampalibera.com

Michele Basso

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il nuovo ordine mondiale è guerra»

Ultime notizie dell'autore «Michele Basso (Savona)»

5339