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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Dichiarazione politica dei Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti d’America

(10 Agosto 2015)

Dai compagni di Piattaforma Comunista riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nonostante la crisi economica internazionale scoppiata nel 2007 stia lasciando il posto a una certa ripresa dell'economia nelle grandi potenze, principalmente negli USA, ancora si sentono i suoi colpi di coda: la disoccupazione di milioni di lavoratori in tutti i paesi; i tagli alle spese per l’educazione, la salute e la previdenza sociale; la diminuzione delle pensioni e l'innalzamento dell’età pensionabile; gli attentati ai diritti sindacali e sociali, la flessibilità lavorativa, la precarizzazione; la crescita del debito pubblico nella gran maggioranza dei paesi. Tutto ciò conferma che i monopoli internazionali, la finanza mondiale, le potenze imperialista, le classi dominanti di tutti i paesi continuano a gettare il peso della crisi sulle spalle dei lavoratori e dei popoli.
Il rallentamento dell'economia della Cina, dell’India, della Turchia e di altre economie dei cosiddetti paesi emergenti, la recessione in diversi paesi dell'Unione Europea, la crescita smisurata del debito pubblico, lo sviluppo incontenibile della corsa al riarmo, i conflitti politici e militari scatenati dai paesi imperialisti, si collocano alle soglie dell’arrivo di una nuova crisi economica.
Gli ultimi avvenimenti della Grecia esprimono chiaramente l'avidità e l’arroganza dei paesi imperialisti dell'Unione Europea per imporre nuove misure restrittive dell'economia e dei diritti dei lavoratori, nuovi debiti per pagare quelli precedenti. In tal modo, assicurano i superprofitti delle banche e affermano, in maniera prepotente e sfacciata, il dominio del capitale e la subordinazione dei paesi dipendenti. La lotta della classe operaia, della gioventù e del popolo di Grecia, nonostante le sue dimensioni massive e la sua persistenza, a causa della mancanza di una corretta guida rivoluzionaria non è riuscita, finora, a fermare il saccheggio degli imperialisti e tanto meno a soddisfare le sue grandi necessità ed aspirazioni. L'elezione di un governo che si è presentato come difensore degli interessi dei lavoratori e del popolo, della sovranità nazionale, il referendum che ha proclamato la non sottomissione ai disegni della Troika non sono stati sufficienti per conquistare un'uscita dalla crisi a beneficio delle masse; si dimostra, un volta di più, che la via delle riforme, nonostante le intenzioni e la disposizione alla lotta delle masse, non porta nemmeno al superamento della crisi e che la liberazione della classe operaia dev’essere opera della stessa classe operaia, e che perciò è indispensabile l'esistenza e la forza del Partito rivoluzionario del proletariato.
II
In America Latina si sono conclusi gli anni di prosperità iniziati nel 2003-2004; le risorse provenienti degli elevati prezzi delle materie prime, del petrolio e dei minerali hanno determinato una crescita economica di tutti i paesi, ma di ciò non hanno beneficiato le masse lavoratrici e nemmeno lo sviluppo dell'economia nazionale; esse sono state usate per avviare un processo di modernizzazione del capitalismo, per ribadire la dipendenza, affermare la dominazione e lo sfruttamento capitalistico. La corruzione è dilagata in questo contesto, trasformandosi in espressione generalizzata nell'amministrazione pubblica. Buona parte di tali risorse sono finite in spese di lusso e inutili.
L'abnorme crescita del debito pubblico, l'apprezzamento del dollaro, le svalutazioni monetarie, la diminuzione dei prezzi del petrolio e delle altre risorse naturali, delle materie prime e dei prodotti agricoli e zootecnici, stanno provocando una netta decelerazione del PIL, così come la diminuzione degli investimenti sociali. In Brasile e in Argentina è tornata di nuovo la crisi e colpisce le masse lavoratrici che sono gettate nella disoccupazione, costrette a sopportare l’aumento del costo della vita, i giovani che non riescono a trovare un lavoro.
Tutti i popoli dell'America Latina sono minacciati dall’esplosione di una crisi economica che colpirà le masse lavoratrici, i popoli, ma che incontrerà nuovi livelli di resistenza della classe operaia.
L'America Latina è attualmente lo scenario di un'intensa disputa interimperialista. Mentre gli USA cercano mantenere il loro dominio e l’egemonia sulla regione, i paesi imperialisti dell'Unione Europea, altre potenze imperialiste come la Cina e la Russia, incrementano i loro prestiti ed investimenti, insediano imprese e banche e concretizzano accordi multilaterali coi diversi governi.
In tale contesto sottolineiamo l’incremento dei grandi investimenti cinesi, e i debiti verso questo paese, in Brasile, Argentina, Venezuela, Nicaragua, Perù ed Ecuador, così come le azioni e le misure promosse dall'OCSE, dai BRICS e dalla NATO che rendono complesso il panorama economico e politico della regione.
III
Dal Rio Grande alla Patagonia le classi lavoratrici, i popoli nativi e la gioventù esprimono il loro dissenso con la protesta e le azioni contro il capitale e l'imperialismo, in opposizione ai tagli dei diritti sociali e sindacali, alla criminalizzazione della lotta sociale e alla repressione. Grandi mobilitazioni e scioperi si sviluppano in tutti i paesi, evidenziando la decisione delle masse lavoratrici di iscrivere le loro lotte in ampi processi unitari e indirizzarle nel processo di liberazione.
La lotta di classe si esprime anche nelle viscere dei paesi imperialisti, negli USA e in Canada, dove i lavoratori, gli afroamericani e i migranti combattono per i loro diritti civili e sociali, affrontano le politiche antipopolari e xenofobe dell'amministrazione Obama.
La risposta di massa alla crisi capitalista, ai fallimenti e all’incapacità che costantemente manifestano l'imperialismo e dei governi dell'America Latina, continua a segnare l'acuto confronto politico che oggi si vive nei nostri paesi. Le politiche che oggi applicano i governi dell'America Latina, seguendo gli indirizzi dell'imperialismo nordamericano e di entità come il FMI e la Banca Mondiale, sono insopportabili sono per la classe operaia, i lavoratori in generale e i popoli.
L’opposizione cresce e le azioni di lotta si generalizzano rifiutando il pesante fardello costituito dalla disoccupazione, dalla precarietà e dal crescente lavoro nero, dalle pesanti tasse, dal debito esterno, dall’elevato deficit fiscale e dal permanente disconoscimento dei diritti sociali e politici delle masse lavoratrici.
In questa prospettiva l’ascesa della lotta sociale, che si esprime oggi in differenti forme, negli scioperi, nelle proteste e nelle mobilitazioni, continuerà a svilupparsi come risposta all’approfondimento della dipendenza dei nostri paesi nei confronti dell’imperialismo, alla dominazione e allo sfruttamento dei capitalisti, alla crescita della povertà e della disuguaglianza sociale, alla cancellazione dei diritti sociali e delle libertà pubbliche.
IV
Gli avvenimenti dimostrano che i governi apertamente conservatori, come quelli del Messico, della Colombia e del Perù, e i cosiddetti governi alternativi o del "socialismo del XXI secolo", sono interessati a mantenere la proprietà privata dei mezzi di produzione, il potere dei monopoli, così come la difesa degli attuali sistemi politici antidemocratici che favoriscono la dipendenza, perpetuano le disuguaglianze sociali e restringono i diritti politici dei lavoratori e dei popoli.
Il fallimento dei cosiddetti governi progressisti o alternativi, che si sono oggi trasformati in amministratori della crisi, sostenitori e rappresentanti di settori borghesi in ascesa, dei monopoli internazionali e di differenti paesi imperialisti, mette chiaramente in luce che la liberazione dei lavoratori e la vera indipendenza non possono venire da una frazione delle classi dominanti, non saranno il risultato di "nuove" teorie e proposte politiche esibite dai rinnegati del socialismo; al contrario, affermiamo che la liberazione degli operai e dei popoli dev’essere opera di loro stessi ed una responsabilità ineludibile dei partiti rivoluzionari del proletariato fedeli al marxismo-leninismo.
V
Nei nostri paesi si sviluppano importanti azioni, alle quali esprimiamo e manteniamo il più deciso appoggio.
In Messico, l'impulso dello Sciopero Politico Generale e il consolidamento del Fronte Unico per sviluppare la lotta dalla classe operaia e dei popoli, contro la politica pro-imperialista di Enrique Peña Nieto, per un Governo Rivoluzionario Provvisorio che renda possibile la convocazione di una Assemblea Nazionale Costituente e con ciò una Nuova Costituzione Politica, sono fatti propri da importanti settori sociali della città e della campagna.
In Perù, le azioni che si susseguono contro il governo di Ollanta Humala, il quale insiste nel criminalizzare la lotta popolare reprimendo e limitando al massimo i diritti delle organizzazioni della classe operaia, dei contadini e degli studenti, esprimono l’ascesa della lotta delle masse. Appoggiamo le azioni contro il saccheggio imperialista, le concessioni minerarie ed il super-sfruttamento dei lavoratori della città e della campagna, la costruzione del Fronte Popolare proposto dai rivoluzionari proletari come risposta alla svendita vorace delle risorse naturali e della sovranità, alla fascistizzazione e al deterioramento delle condizioni di vita del popolo peruviano.
In Uruguay, si assiste a un'importante rianimazione del movimento popolare in risposta alle misure antipopolari prese dal terzo governo del Fronte Ampio, capeggiato da Tabaré Vázquez. La spinta verso modelli salariali che tendono alla riduzione del salario reale, il rifiuto di soddisfare la storica rivendicazioni del 6% del PIL per l'educazione pubblica, la politica di impunità per i crimini di lesa umanità compiuti durante la dittatura fascista, la rivelazione dei negoziati per entrare nel TISA (Accordo per il commercio dei servizi) che pone in pericolo la sovranità sui servizi pubblici, ed i progetti di riforma del sistema educativo e sanitario che favoriscono principalmente le imprese private, sono alcune delle politiche che il popolo affronta nelle strade e che meritano il nostro pieno sostegno.
Nella Repubblica Dominicana la sinistra e i settori democratici e progressisti, profondamente inseriti nella lotta sociale per i diritti sindacali e politici, preparano una campagna politica nella quale cercano di consolidare la loro unità in un progetto di convergenza che si imponga come alternativa politica di fronte al continuismo ri-elezionista del governo neoliberista di Danilo Medina.
In Ecuador crescono il dissenso e gli slogan contro Correa, il movimento popolare si salda in un ampio fronte sociale e politico ed assume il protagonismo nella lotta contro l'autoritarismo e la prepotenza del regime correista, mentre distingue nettamente le sue posizioni dall'opposizione borghese che tenta di presentarsi come alternativa nel post-correismo. Lo sviluppo della lotta sociale si generalizza, e si esprimerà nei prossimi giorni in un grande Sciopero nazionale per rigettare le politiche antipopolari del governo e affermare il cammino indipendente del popolo per i suoi diritti e la conquista di un nuovo domani.
Gli attacchi ai diritti dei lavoratori si susseguono in Brasile a causa della politica di alleanze col grande capitale e i monopoli. Il governo di Dilma Rousseff promuove un gigantesco assestamento fiscale e i suoi risultati sono l’arretramento dei diritti storici dei lavoratori e i tagli agli investimenti nelle aree sociali. Approfittando della perdita di popolarità del governo, un'opposizione rappresentata dall’estrema destra cerca di guadagnare forza e di presentarsi come il nuovo, ma in realtà rappresenta un progetto ancora più aggressivo di eliminazione dei diritti dei lavoratori che iniziò negli anni ’90 nel paese, ed è altrettanto coinvolta in casi di corruzione. Di fronte a questa situazione, la sinistra coerente e rivoluzionaria cresce e cerca di stringere alleanze con gli altri settori popolari, seguendo la linea dell’accumulazione delle forze attraverso la creazione di una grande fronte popolare che permetta ai lavoratori e al popolo di affrontare la grande borghesia e i latifondisti, e di conquistare il potere politico nel paese.
Respingiamo frontalmente la politica interventista dell'imperialismo nordamericano in collusione con l'oligarchia e la destra venezuelane per destabilizzare il governo di Maduro e approfittare a suo beneficio della crisi economica, per ritornare al passato. L'ingerenza imperialista attizza i conflitti territoriali con Colombia e Guyana con il proposito di accerchiare il Venezuela e sollevare la reazione.
Chiamiamo i rivoluzionari e i democratici del Venezuela, di Colombia e di Guyana a non lasciarsi manipolare, a unire le forze per lottare contro gli sfruttatori in ogni paese, percorrendo la via dell’unità dei popoli in lotta contro il nemico comune di tutta l'umanità.
In questi momenti è chiara l'esistenza di un ampio ed acuto scenario di conflitto sociale e politico, nel quale appoggiamo le iniziative di unità popolare come base per portare avanti la lotta per il completo rivolgimento democratico, per la sconfitta della reazione e del riformismo, così da avanzare lungo il sentiero della rivoluzione e del socialismo, unica opzione per affrontare con successo le difficoltà create dall’offensiva imperialista, dal sabotaggio borghese e dalle concezioni socialdemocratiche.
Appoggiamo in Colombia la lotta del popolo e dei lavoratori per la pace con la giustizia sociale, respingiamo la pace come eliminazione dell’avversario, la pax romana promossa dal governo di Juan Manuel Santos, e in generale tutta la politica che cerca la resa del movimento popolare. Ci uniamo alla protesta popolare che rivendica una vera apertura democratica e con essa riforme democratiche che sbarrino le porte alla fascistizzazione, al neoliberismo e alla svendita del paese ai grandi investitori e monopoli stranieri. Ci uniamo alla proposta di dialogo nazionale senza condizioni e con piene garanzie in cui i partiti politici, le organizzazioni guerrigliere, le organizzazioni sociali e comunitarie e in generale l'insieme dei colombiani discuta le vere cause, le dimensioni e le alternative di soluzione al conflitto economico, sociale, politico ed armato che vive il paese da decenni. Appoggiamo la proposta di un’Assemblea Nazionale Costituente di carattere democratico e popolare, così come la lotta che in generale sviluppano i lavoratori e il popolo colombiano per la conquista da un governo democratico e popolare.
Negli USA la classe operaia sta lottando per migliorare le sue condizioni di vita ed i diritti sindacali, incluso il diritto di organizzazione e di sciopero, in opposizione alle privatizzazioni delle poste, dell'educazione, della sanità e al taglio delle spese sociali. Evidenziamo le lotte contro la brutalità e la repressione che colpiscono particolarmente i giovani afroamericani e latini, gli statunitensi poveri. I lavoratori ed i popoli degli Stati Uniti sviluppano importanti mobilitazioni contro la guerra imperialista e le sue conseguenze.
VI
I nostri Partiti e Organizzazioni, riaffermando la loro adesione ai principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, proclamano la loro convinzione di proseguire la battaglia per organizzare e fare la rivoluzione, per l'instaurazione del potere popolare e la costruzione del socialismo.

Ci uniamo alle differenti lotte che si registrano nel continente, esprimiamo il nostro abbraccio solidale a tutte le organizzazioni impegnate con il cambiamento chiamandole a rafforzare i legami unitari avanzando nella formazione di una grande fronte di lotta contro l'imperialismo e la reazione nei nostri paesi e su scala internazionale.

VIVA LA LOTTA DELLA CLASSE OPERAIA E DEI NOSTRI POPOLI!!!
VIVA, VIVA, VIVA!!!

PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO - BRASILE
PARTITO COMUNISTA DI COLOMBIA (MARXISTA-LENINISTA)
PARTITO COMUNISTA MARXISTA-LENINISTA DELL'ECUADOR
PARTITO DEI COMUNISTI DEGLI STATI UNITI
PARTITO COMUNISTA DEL MESSICO (MARXISTA-LENINISTA)
PARTITO COMUNISTA PERUVIANO (MARXISTA-LENINISTA)
PARTITO COMUNISTA DEL LAVORO DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA 28 FEBBRAIO DI URUGUAY
PARTITO COMUNISTA MARXISTA-LENINISTA DEL VENEZUELA

Quito, luglio 2015

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