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(Di lavoro si muore)

Porti: la sicurezza è solo un optional

(28 Agosto 2015)

portodilivorno

La morte del lavoratore nel porto di Livorno non è accidentale o un caso isolato, come non lo è quella avvenuta pochi giorni prima nel porto di La Spezia.
Il macabro conteggio dei lavoratori morti in tutti i settori produttivi vede una media di tre infortuni mortali al giorno, di cui solo quelli con maggiore rilevanza mediatica finiscono sui quotidiani o nei notiziari.

Per combattere questo continuo stillicidio, non basta parlare genericamente di filiera della sicurezza o di sinergie tra istituzioni preposte alla sicurezza, come fa da anni l'Inail.
Non vogliamo sottovalutare la importanza di interventi formativi ma il ragionamento da fare non è solo quello della prevenzione astratta o del coinvolgimento formale degli RLS , il cui ruolo è stato tra l’altro progressivamente svuotato dalle continue revisioni del Testo Unico, D.Lgs 81/2008.

Infortuni e morti sul lavoro nei porti sono anche e soprattutto il risultato delle privatizzazioni, delle commesse e degli appalti al ribasso, degli ordini da eseguire con orari e carichi di lavoro insostenibili.
Si risparmia sulla sicurezza a partire dal numero degli operai addetti alle operazioni portuali. alla manutenzione, dalla mancanza di regole condivise e rispettate in tutto il porto, dai camalli alle ditte appaltatrici, ai lavoratori a giornata, a quanti operano con agenzie interinali
La sicurezza viene concepita e pensata solo per una parte dei lavoratori portuali e non per tutti gli addetti.

Gli infortuni e le malattie professionali nei porti sono in aumento tra condizioni microclimatiche estreme, vibrazioni meccaniche, rumore, movimentazione manuale dei carichi, ma ciò non comporta una gestione diversa e migliore dell'organizzazione del lavoro perché la sicurezza viene ridotta solo a pochi precetti che per altro vengono smentiti ogni giorno dall'organizzazione del lavoro.

Sentire sindacalisti della CGIL parlare di eccezionalità di infortuni e morti nei porti fa rabbia, ma la dice lunga sull'approccio dei sindacati "rappresentativi" al problema salute e sicurezza, materia da dibattere in qualche convegno o seminario formativo ma dimenticata l'indomani quando nella pratica accade l'esatto contrario.
In questa situazione, anche gli scioperi rituali contro le morti sul lavoro , per quanto importanti siano, rischiano di essere rituali e inefficaci perché avulsi dall'organizzazione del lavoro, dai tempi , dagli orari, dalle turnazioni tirate all’estremo in ottica di minori costi e maggiori guadagni che, che sono le cause prime degli infortuni e delle malattie professionali.

Non si combatte in maniera coerente per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei porti e in tutti i posti di lavoro, se contemporaneamente si accetta il contesto lavorativo fatto di ricerca del profitto a tutti i costi e senza guardare nessuno, contesto destinato solo a peggiorare con l’introduzione del Jobs Act e dei Decreti attuativi.

Non si tutela la nostra salute e sicurezza facendoci lavorare male, in costante situazione di pericolo e di stress e per pochi soldi. I profitti del capitale sono i primi nemici dei lavoratori, ma ad averlo dimenticato sono proprio gran parte dei sindacati/listi.

Cobas Pisa

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