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In difesa dei lavoratori dei siti archeologici di Roma

(19 Settembre 2015)

colosseo ancora

Grande scandalo perché i principali siti archeologici i Roma sono rimasti chiusi per un paio d’ore a causa di una assemblea dei lavoratori. Tutti si sono scatenati: Matteo Renzi, il ministro Franceschini, il sindaco di Roma e politicanti vari. Tutti contro i lavoratori (e le loro organizzazioni sindacali) che hanno osato fare un’assemblea, autorizzata e annunciata nei tempi previsti dalla legge, perché non venivano pagati per il lavoro svolto. Dichiarati colpevoli senza appello. Colpevoli di pretendere una giusta retribuzione. Colpevoli! Perché, a detta di “lorsignori” hanno fatto fare “brutta figura” al paese. Una vicenda paradossale che dimostra dove questo governo ha scelto di schierarsi. Ma come? Ai lavoratori non vengono pagati gli straordinari (circa il 30% dei salari) e si permettono di protestare civilmente secondo quanto prevede la legge? Ma come? Provocano disagi ai turisti per un paio d’ore? E allora?

“Intollerabile” afferma il sindaco di Roma. Matteo Renzi manda il consueto tweet: “Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia”. E il ministro Franceschini “urla” “Ora basta! La misura è colma”. Certo. È ora di finirla con l’accanimento contro i lavoratori e i diritti che si sono conquistati non per concessione di “lorsignori” ma grazie a lotte durissime. Basta con l’attacco ai diritti più elementari da parte di politicanti da strapazzo che hanno lavorato poco o niente, e che infarciscono i loro discorsi con il vuoto di slogan e frasi fatte. Se il paese è in un declino che pare irreversibile non è perché i lavoratori pretendono di essere pagati ma perché “lorsignori” hanno permesso qualsiasi tipo di prevaricazione e hanno favorito i privilegi di chi ha evaso le tasse, di chi ha delocalizzato, di chi ha usufruito delle privatizzazioni selvagge, di chi di chi sfrutta il lavoro altrui, di chi utilizza “normalmente” il lavoro nero.

Adesso, certamente, partirà una campagna politica e mediatica contro il diritto di assemblea e di sciopero. Diranno che chi protesta mette in cattiva luce il “belpaese” e, quindi, dovrà essere emarginato e punito. Cercheranno di esasperare la divisione tra i lavoratori (lo fanno già da tempo tra “garantiti” e “precari”, tra “italiani” e “stranieri”, tra “”pubblici” e “privati”), faranno leggi che cancelleranno ulteriormente i diritti costituzionali più elementari.

E giustificheranno tutto dicendo che è giusto colpire quelli che chiamano con evidente disprezzo “gufi” e che considerano “nemici del paese”.

Dobbiamo aprire gli occhi e prestare attenzione a quello che sta succedendo nel nostro paese. Dobbiamo capire che “lorsignori” stanno ribaltando la logica delle cose. I lavoratori non vengono pagati? In un paese normale sarebbe una cosa ovvia protestare e anche duramente. Si provocano disagi ai turisti per un paio d’ore? Una cosa ovvia che succede, e per periodi molto maggiori di un paio d’ore, con gli scioperi del metro a Londra e con quello dei trasporti a Parigi. Senza che ci siano le “indignazioni” di “lorsignori”.

Protestare perché vengono lesi i normali diritti di chi lavora è qualcosa di normale. Ma nella nostra “povera patria” umiliata da politicanti mediocri e inetti che cercano l’apparenza e il pettegolezzo, non è più così. E così tutti si scatenano contro chi protesta perché non intende subire l’ennesima ingiustizia.

Ieri hanno cancellato, di fatto, lo Statuto dei Lavoratori. Oggi attaccano i lavoratori del Colosseo e dei Fori Imperiali. Domani tutti i lavoratori avranno sempre minori diritti e saranno relegati al ruolo di umili servitori. Chi lavora diventerà sempre più suddito e perderà, con i diritti, anche la dignità.

È necessario ricominciare a vedere, capire, pensare e ribellarsi.

Giorgio Langella, direzione naz.le PCdI

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