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(7 Agosto 2011) Enzo Apicella
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I FATTI DEL COLOSSEO: PERCHE' TANTO RUMORE PER UN'ASSEMBLEA?

(20 Settembre 2015)

cubasani

Renzi e Franceschini, senza alcuna vergogna, strillano contro lo “sciopero selvaggio” che si sarebbe verificato nelle strutture museali
di Roma, asserendo che sarebbe in atto un attacco contro la principale risorsa italiana: il turismo culturale.
Peccato che non vi sia stato a Roma nessuno sciopero (né selvaggio, né addomesticato) ma una normale assemblea dei lavoratori , regolarmente indetto una settimana prima del suo svolgimento.
E' evidente che le code dei turisti si sono formate per la voluta mancanza di informazione da parte dell'amministrazione museale romana.
Mancanza d'informazione che non può che essere parte di una trappola per rilanciare l'attacco del governo più padronale della recente storia della Repubblica contro i lavoratori.
Lo schema è semplice: viene indetta un'assemblea, l'assemblea non viene pubblicizzata agli utenti, si formano code (peraltro non eccezionali) di turisti, il governo abbaia i suoi insulti verso i lavoratori e restringe il diritto di assemblea e di sciopero tra il plauso delle testate amiche.
Perché oggi quest'attacco? L'obiettivo non sono certo lavoratrici e lavoratori dei siti museali, le cui ore di sciopero annuali non sono certo particolarmente alte; l'obiettivo vero è il diritto di sciopero nei trasporti, nella sanità e nella scuola che, nonostante le
limitazioni, continua ad essere un problema per un governo che in modo evidente ha nel suo cuore esclusivamente gli interessi padronali.
Accanto a questo obiettivo inoltre Renzi accarezza quello della svendita a prezzi di realizzo delle partecipate degli Enti locali a favore di imprenditori amici; per poter riuscire in quest'impresa il governo deve
attuare una stretta ulteriore sugli scioperi (vietandoli di fatto) e procedere a licenziamenti di massa in tutto il comparto.
Di fronte a quest'attacco registriamo la sostanziale subalternità del fronte del sindacalismo corporativo che, con accenti diversi, accetta il terreno imposto dal governo senza nemmeno accennare una reazione degna di questo nome.
Non ci stupiamo: l'attuale deriva è stata prodotta dalla gestione comune
tra Cgil-Cisl-Uil, Confindustria e governi di vario colore, della sempre più rigida limitazione del diritto di sciopero nei servizi. Per ricordare solo quanto è avvenuto di recente, l'accordo sulla
rappresentanza del 10 Gennaio 2014 è una pietra miliare in questo percorso di esproprio dei diritti dei lavoratori, consegnando l'esclusiva della rappresentanza sindacale non alle organizzazioni
scelte dai lavoratori ma a quei sindacati che siano legittimati dalla controparte.
Cancellazione del diritto di sciopero e consegna della rappresentanza ai sindacati scelti da Confindustria e governo sono due passi nella stessa direzione: l'affermazione del pieno dispotismo padronale e governativo nei confronti dei lavoratori.
In questo modo di procedere i due democristiani Franceschini e Renzi si
scoprono uguali ai vecchi stalinisti che, in nome dell'"interesse generale" ovviamente individuato da loro , cancellarono ogni diritto dei lavoratori. E' sintomatica in questo senso la riscoperta della legislazione d'emergenza.
Il decreto che impedisce lo sciopero nel settore museale viene scritto ed emanato in una sera, come se ci si trovasse in stato di guerra.
Guerra è la parola giusta: Renzi e il suo governo hanno dichiarato un conflitto senza quartiere ai lavoratori in nome dell'unità della nazione contro il nemico interno ed esterno. In quest'ottica chi sciopera è un
sabotatore e come tale va trattato.
E' evidente la gravità della situazione; non ipotetici diritti dei sindacati, ma concreti diritti di lavoratrici e lavoratori vengono
gettati alle ortiche.
Di fronte a questo è necessario costruire la mobilitazione comune di tutte le forze sindacali, sociali e politiche seriamente intenzionate a difendere la classe lavoratrice e non le proprie poltrone. Nessuna
mediazione, nessun accordo è possibile con un governo che ha già iniziato a trattare i lavoratori come terroristi.
La CUB, il principale sindacato a non aver firmato l'infame accordo del 10 Gennaio 2014, propone l'apertura immediata di un percorso di lotta e mobilitazione per difendere la principale libertà di ogni lavoratore: quella di scioperare. In questo percorso nessuno strumento può essere
escluso, compreso quello di uno sciopero generale di massa che ricacci
indietro il governo dalle posizioni che oggi ha assunto.
Ci appelliamo quindi a tutte le forze siano disponibili ad una mobilitazione vera e duratura per l'avvio rapido ed incisivo di questo percorso.

Per la CUB Piemonte
il Coordinatore Regionale
Stefano Capello

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