">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Sanità, si gratta ancora dal fondo del barile

Diritto alla salute addio! Come dire: morite prima così risparmiamo anche sulle pensioni, e possiamo potenziare le spese militari per la guerra

(25 Settembre 2015)

editoriale sul n. 4/2015

Nella calura estiva una vera e propria mazzata si è ab-battuta sulla sanità pubblica. Il Governo deve far qua-drare i conti come richiede l'UE e le spese sanitarie sono tra i primi tagli della spending review. Non tagli agli sprechi o razionalizzazione delle risorse, ma tagli lineari che colpiscono la salute. Il capolavoro del depu-tato Pd Gutgeld, fedele renziano, è una voragine di 10 miliardi che si aggiunge a quella degli ultimi anni e che attacca la prescrizione degli esami.
Basta con analisi, tac e risonanze magnetiche, visite specialistiche, stop a quasi 200 prestazioni specialisti-che e a oltre cento tipologie di ricoveri ritenuti uno spreco miliardario. Strutture sanitarie e medici avranno un limite di prescrizione oltre al quale non potranno an-dare, vale a dire che i pazienti saranno privati di dia-gnosi accurate se non a proprie spese, come se già non bastasse il pagamento dei ticket. Introdotti con la giu-stificazione del ripiano del deficit della spesa sanitaria accumulato in seguito a gestioni clientelari, di cor-ruzione, di tangenti, ruberie varie ecc. Un balzello per la spesa sanitaria che si paga già attraverso il prelievo fiscale generale, l'Irpef e le assicurazioni auto.
Il Sistema sanitario nazionale, nato nel 1978 forte di una mobilitazione che si richiamava all'art. 31 della Co-stituzione, è un vago ricordo. Dal 1992 con De Lorenzo, allora ministro della sanità, ad oggi una serie di con-troriforme, la riforma del titolo V, le politiche della Commissione europea, hanno cambiato completamente i prin-cipi ispiratori e la sanità è diventata un'azienda che deve produrre profitto. Anche con il governo Prodi e Rosi Bindi ministro, nel 1999, si è confermata l'aziendalizza-zione e la regionalizzazione, inoltre sono stati intro-dotti i LEA, i livelli essenziali di assistenza.
L'attuale attacco durissimo alla sanità, con differenze tra Regione e Regione per via del Patto Stato-Regioni, mette a serio rischio il diritto alla salute. La riduzione di personale – sottoposto a turni e orari massacranti per contratti firmati da quei sindacati che dovrebbero difendere i lavoratori - mette in pericolo la salute stessa dei dipendenti e abbassa il livello di qualità del servizio. E a sopperire vuoti e posti vacanti sono chia-mati a lavorare, gratis, i volontari (speranzosi in una futura assunzione), perché l’Italia per numero di infer-mieri è sotto la media OCSE: 6,4 per mille abitanti contro media Ocse a 8,8 mancano quindi 60 mila infermieri.
Cosa sta accadendo nella sanità pubblica? Depotenziamento, ridimensionamento e declassamento di interi ospedali obbligano pazienti e parenti a scomodi e costosi sposta-menti. Per evitare lunghe liste d'attesa si dirigono i pazienti verso il cosiddetto volontariato, cioè verso il terzo settore che alle Regioni costa più del servizio in-terno, si riducono i posti letto (la media Ocse è 4,8 per mille abitanti mentre in Italia è a 3,4 mille e 12 anni fa era a 4,7), si limitano i giorni di degenza, si è in-trodotta l'intramoenia - il sistema che permette agli specialisti l'uso privato della struttura pubblica a pa-gamento -. Si chiudono i reparti maternità là dove si re-gistrano meno di 1000 parti all’anno costringendo le donne - stressate dal travaglio - a lunghi percorsi su strade spesso dissestate, impervie, piene di curve e l'uso dell'elicottero dalle isole, tempo permettendo. Con l'im-posizione del DRG (diagnostic related group), una sorta di prezzario delle prestazioni in uso negli Stati Uniti ai pazienti non è garantita la necessaria assistenza e vengono dismessi non completamente guariti.
E mentre si eliminano i presidi di quartiere e gli ospe-dali, se ne costruiscono altri con il sistema economico del project financing per assicurare ulteriori profitti e speculazioni finanziarie ai privati e per loro la sanità diventa un vero e proprio affare.
Lo scopo del Governo nazionale e regionale tra chiacchiere e slogan smentite dalla realtà è chiaro: smantellare il servizio pubblico sanitario - che è un diritto costi-tuzionale - per orientarlo verso la totale liberalizza-zione e privatizzazione, con grande vantaggio dei pazienti ricchi, delle cliniche private, delle compagnie assi-curative (Unipol sta spopolando), del terzo settore co-siddetto volontariato. In piena sintonia con quanto ri-chiesto dall'imperialismo Usa attraverso il TTIP, il trattato che l'UE sta firmando, e con il Tisa, “Trade in services agreement", altro accordo che l'Italia sta nego-ziando su pressione di grandi lobby e multinazionali at-traverso la Commissione europea e che riguarda la priva-tizzazione di tutti i servizi fondamentali ancora oggi pubblici (istruzione, trasporti) compresa la sanità.
Sebbene in Italia ci siano 10 milioni di cittadini che rinunciano alle cure mediche per le loro cattive condi-zioni economiche e altri milioni si sacrificano per pagare i ticket, si ha la percezione che l'antipopolare attacco al diritto alla salute e il futuro "americanizzato" che ci aspetta, non sia recepito dai cittadini. Forse la comunicazione del Governo, seppure parziale e non veri-tiera è così convincente?
La salute non è un tema che interessa parlamentari e po-liticanti che sanno bene come stanno le cose, ma hanno l'interesse di procedere verso una società sempre più e-litaria eliminando il welfare. Liberalizzazione e priva-tizzazione sono termini cari anche alle forze di destra che difendono i servizi pubblici, ma solo a parole e strumentalmente.
Tutti sanno che la spesa militare continua ad aumentare, sanno che l'Italia spende 70 milioni al giorno per la "difesa", che il governo Renzi (scavalcando il Parlamento) si è impegnato a mantenere forze militari in Afghanistan e fornire a Kabul un aiuto economico di 4 miliardi di dollari annui. Si è impegnato a sostenere lo speciale fondo al governo di Kiev, candidato a entrare nella Nato ed allargare ulteriormente l’Alleanza atlantica ad est. Sanno quanto costa mantenere lo staff dei quartieri gene-rali attraverso i ministeri degli esteri per coprire i costi operativi e di mantenimento della strut¬tura mili¬tare inter¬na¬zio¬nale (circa il 9% per "ope¬ra¬zioni e mis¬sioni a guida Nato"). E quanto si spende per le Basi Usa e Nato sul nostro territorio? E per le esercitazioni militari?
È di questi mesi una delle più grandi esercitazioni Nato la TJ15 che vede impegnate soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di oltre 30 paesi alleati (36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra).
Tutti impegni che non solo inquinano, non solo trascinano l’Italia in nuove guerre, ma sottraggono enormi risorse alla spesa sanitaria, alle pensioni, all'occupazione e alla solidarietà verso gli immigrati.
Tutti tacciono sullo spreco di denaro e sulle grandi spese (comprese quelle per governo e parlamentari) e accettano i tagli della sanità.
Quindi per tornare all'argomento iniziale non ci sono scorciatoie. La lotta e l'organizzazione, anche su argo-menti parziali come il rifiuto della speculazione sulla salute, su quel diritto che è la condizione di benessere psico fisico come il diritto a rimanere sani con la ga-ranzia della prevenzione, oltre che dal non essere avve-lenati dall'inquinamento generale, compreso quello delle manovre militari e della guerra, sono fondamentali. Senza dimenticare che il problema di tutti i nostri mali si chiama capitalismo, il sistema basato sulla ricerca del massimo profitto, che calpesta pure la salute. Ed è questo sistema che va abbattuto per costruirne uno che abbia al centro i lavoratori, le masse popolari e le loro esigenze.

nuova unità

7806