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Ovazione a Dublino

Ovazione a Dublino

(5 Settembre 2010) Enzo Apicella
Balir contestato a Dublino da un fitto lancio di uova. In Italia contestati dell'Utri e Schifani, in modo molto più "morbido", ma con reazioni istituzionali spropositate

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(5 Ottobre 2015)

george friedman

George Friedman

“ La destabilizzazione è il vero scopo delle nostre
azioni estere. Non instaurare una democrazia.
Una volta destabilizzato un paese, dobbiamo
dire ‘missione compiuta’ e tornarcene a casa.
(E’ quel che stupidamente non
abbiamo fatto subito in Afghanistan)

George Friedman. (Presidente di Stratfor)



Siamo abituati a considerare gran parte delle dichiarazioni ufficiali come menzogne, e quelle della Casa bianca non fanno eccezione, anzi. La diplomazia non può essere troppo brutale, e anche le peggiori minacce devono avere una parvenza di legalità, di rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale. C’è anche un’altra maniera di esprimere le posizioni di un governo, in maniera ufficiosa, attraverso organismi “privati” ma strettamente legati al potere politico. Uno dei più conosciuti è la società Stratfor. Ha pubblicato una previsione sulle tendenze globali per il decennio 2015 – 2025, che sostanzialmente riprende un intervento del suo presidente George Friedman al Chicago Council on Global Affairs nel febbraio 2015. Non è il caso di farne un ampio riassunto, visto che ci sono già più resoconti e interpretazioni, di Saker, di Alberto Forchielli, di Piergiorgio Rosso... Serviranno, invece, alcune osservazioni solo su alcuni punti.
Innanzitutto, il linguaggio particolarmente esplicito, in netto contrasto con quello della Casa Bianca, non è indizio di verità, perché nessuna classe dirigente rivela esattamente quello che intende fare. Il tutto è presentato in forma di “previsione”, ma, chi legge fra le righe, scopre gli ordini, le minacce, le intimidazioni, le lusinghe del regime strapotente, che, non solo se ne infischia degli interessi degli altri, ma pretende anche di essere riverito. Molti ritengono che Friedman descriva gli obiettivi reali dell’impero USA. In realtà, certi obiettivi tanto sbandierati, servono a coprirne altri.
"Per gli USA l'islamismo è un problema, ma non è un problema di vitale importanza. Abbiamo altri interessi in politica estera. Durante tutto il secolo passato, e quindi durante la Prima e la Seconda guerre mondiali, e anche durante la guerra fredda, gli interessi principali degli Stati Uniti hanno riguardato i rapporti tra Germania e Russia, perché insieme questi due paesi costituiscono una forza che mette in pericolo gli interessi degli USA. Il nostro obiettivo principale deve essere quello di evitare l'unione tra i due".(1) Questa citazione tocca il punto centrale della posizione di Stratfor.
Le risorse tecnologiche e finanziarie tedesche, unite alle materie prime e alla manodopera russa costituiscono un pericolo per gli USA. La guerra in Ucraina, l’appoggio ai nazionalismi dell’Europa orientale, il gigantesco riarmo, giustificato con motivazioni fraudolente, servono appunto a infrangere i rapporti tra i paesi europei e la Russia.
Marco Bordoni ne ricava che la Russia è il nemico da distruggere, la Germania il partner da ridimensionare, e ritiene che per la Russia questo progetto fallirà. Qui ci sono alcune osservazioni da fare. Nelle dichiarazioni orali o scritte di Stratfor la Russia è presentata come una grande preda da dividere, vengono in mente quelle carte appese nelle macellerie, dove la carcassa del bue è divisa accuratamente nelle sue parti, coscia, petto, spalla, collo, addome... Se la Russia va a pezzi, secondo Stratfor, la Polonia, la Romania e l’Ungheria potranno riavere, con mezzi informali o formali, i territori perduti a favore dell’Unione sovietica e avere una forte influenza su Bielorussia e Ucraina. La Finlandia potrà riavere la Carelia. Nell’Estremo Oriente, le regioni marittime scopriranno di essere più legate alla Cina, al Giappone e agli Stati Uniti, e chiederanno l’indipendenza. Distacco anche del Caucaso e di altre regioni. Si vende la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.
Troppo teatrale per essere effettivamente lo scopo principale effettivo. Questo perché isolare la Russia è estremamente difficile, bisognerebbe avere la piena collaborazione della Cina e dell’Iran, cose non facili da ottenere in un prossimo futuro. Gli sbocchi al mare, Baltico, Mar Nero, Pacifico, mare Glaciale Artico – che non è più inaffrontabile come i passato- non sono certo estremamente favorevoli, ma rendono impossibile l’isolamento. Washington aspira a frazionare qualsiasi stato possa rappresentare problemi, ma non è probabile che ponga al primo posto un progetto così difficile da realizzare come la completa frammentazione della Russia. L’economia russa, entro certi limiti, è complementare con quella statunitense, e questo esclude che possa avere il carattere di nemico ereditario. Nelle guerre mondiali Russia e USA erano alleate, il nemico storico era la Germania, e non è stato per caso. La Germania è un vero concorrente degli Stati Uniti sui mercati mondiali.
Assume, invece, particolare rilievo il completo soggiogamento dell’Europa - che probabilmente è il vero punto centrale della relazione di Stratfor- e anche nella realtà procede a tappe forzate. Dire che gran parte della classe dirigente europea è venduta agli Stati Uniti è un’esagerazione, come all’Expo molti lavorano gratis. Ancora pochi anni fa, però, gli USA permettevano giri di valzer, ad esempio l’Italia poteva avere rapporti con l’Iran, con la Russia, con Gheddafi, e l’economia italiana, pur già in situazione di relativa stasi, poteva barcamenarsi. Poi il blocco, le sanzioni all’Iran, alla Russia, le guerre in paesi dove l’Italia aveva forti interessi, come Libia e Siria. L’Italia, come gli altri paesi UE, non può più esportare i suoi prodotti ortofrutticoli in Russia, ma Israele e i paesi sudamericani sì. Questo perché la UE si è trasformata in una cinghia di trasmissione di Wall Street, delle multinazionali e di Washington, e con le sanzioni e le posizioni antirusse ha danneggiato anche Germania e Francia. Questi due paesi sempre più spesso agiscono al di fuori del quadro UE. La Stampa, Libero e altri giornali parlano della telefonataccia che Renzi avrebbe fatto alla Mogherini per l'esclusione dell'Italia dal vertice indetto a Parigi dal ministro degli Esteri francese Fabius sull'Iran, che tratta anche di Siria e Libia. La questione libica, per cui l’Italia ha particolari interessi, si tratta senza la presenza italiana. Renzi: tanta spocchia, un continuo accorrere alle manifestazioni che danno lustro, come la premiazione delle tenniste azzurre, ma perde di vista l’essenziale. Non ha capito come funzionano le istituzioni europee, che hanno una dinamica diversa da quella degli interessi nazionali. L’imperialismo italiano, oggi piuttosto malconcio, dovrà per forza liberarsi dei Renzi e delle Mogherini, se vorrà cercare di riprendere quota, cosa del resto abbastanza difficile.
I media hanno fatto un baccano incredibile sulla crisi dei paesi mediterranei, dando tutte le colpe alla Germania e nascondendo quelle degli Stati Uniti, che, non si dimentichi, dirigono il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, anche quando si servono di dirigenti di altri paesi. La classe dirigente tedesca ha incoraggiato questa fama negativa della Germania con una politica miope e grossolana, attirandosi l’odio di greci, spagnoli, portoghesi, italiani, per cui, ora che sotto attacco è la Germania, con la questione della Volkswagen, la notizia da molti è stata accolta con esultanza. Ironia della cronaca, la lingua tedesca ha un sostantivo particolare per descrivere la gioia maligna, il provare piacere del male altrui: Scadenfreude. Ma si tratta di cecità totale, perché la produzione automobilistica tedesca ha un indotto che coinvolge più paesi. Scrive Lettera 43: “In un'automobile ci sono 400 pezzi made in Italy. Che costano 1,5 miliardi l'anno. Sfornati da 2.500 aziende e 165 mila addetti. Ora l'export teme un contraccolpo.” “Un volume d'affari superiore a 1,5 miliardi di euro all'anno, su un fatturato complessivo del settore verso la Germania che sfiora i 4 miliardi. A tanto ammontano i ricavi delle aziende italiane che riforniscono Volkswagen di componenti per auto.” (2) Contraccolpi simili si avranno in altri paesi europei.
La Volkswagen non è l’unica impresa che ha ingannato i compratori. Si pensi solo al settore con cui abbiamo a fare ogni giorno, quello alimentare. Quanti oli extravergini sono veramente tali? Siamo sicuri che il mais che consumiamo sia naturale e non OGM? E quanto all’automobilismo, Toyota, Nissan, General Motors, Chrysler hanno dovuto ritirare milioni di auto per difetti, subire inchieste, processi e richieste di risarcimento, ma le accuse riguardavano le imprese, non il Giappone o gli Stati Uniti. La vicenda della Volkswagen, invece, ha un risvolto politico che le vicende citate non hanno, è un attacco al cuore della Germania, e, indirettamente, all’Europa.
Tornando a Stratfor, si pensi a due riserve di caccia della Germania, e, entro certi limiti, anche dell’Italia: l’Europa orientale e la penisola balcanica. Secondo Stratfor, gli USA li assegneranno ad altre medie potenze. L’Europa orientale sarà sotto la tutela della Polonia, che, assicurano le previsioni di Statfor, sarà leader di una coalizione antirussa che dovrebbe includere la Romania, una sorta di ripresa del piano Pilsudski, presidente golpista della Polonia negli anni ‘ venti e ‘trenta. La Polonia avrebbe particolari rapporti e assistenza dagli Stati Uniti, che avrebbero interesse a renderla vigorosa economicamente e capace di formare un’efficiente forza militare. Questa alleanza sarebbe indipendente dalla NATO. La funzione di baluardo antirusso, che durante la guerra fredda era della Germania, ora passerebbe alla Polonia. Conseguenza: la presenza tedesca e italiana (soprattutto in Romania), legata ad esportazioni e investimenti diminuirebbe, sostituita da una penetrazione USA, con giganteschi investimenti, concentrati specialmente nella sfera militare.
Un altro territorio perduto da Germania e Italia è la penisola balcanica, affidata, col Vicino Oriente, alla tutela turca, a patto che la Turchia aderisca alla campagna antirussa. Questi due settori, assegnati al cane da guardia di Ankara, vedranno una crescente penetrazioni di merci americane, mentre si troveranno mille pretesti per boicottare le merci tedesche, francesi e italiane, naturalmente nel “pieno rispetto delle norme internazionali per il libero commercio”. I metodi usati con la Volkswagen faranno scuola, facile trovare qualche difetto. Questa forma di protezionismo danneggia i concorrenti assai più di una tariffa, perché questa si limita a frenare le esportazioni, ma non impedisce di inviarle in altri mercati,invece “il metodo Volkswagen lascia passare le merci, poi costringe al ritiro per la messa in regola, con spese enormi. Pare che il danno sia di 6 miliardi e mezzo di euro -secondo un calcolo provvisorio, e la Volkswagen lo farà pagare ai lavoratori tedeschi, a quelli dell'indotto di altri paesi, e ai piccoli contribuenti tedeschi, perché i grandi capitali hanno la "patria" nei paradisi fiscali.
Anche la Francia perderà mercati, nonostante lo zelo filoamericano del suo governo. Malgrado la sua tardiva pretesa di distruggere l’ISIS, il governo francese, col suo appoggio reale dato a gruppi jihadisti, è riuscito ad alienarsi le popolazioni siriana e libanese. L’arte di darsi la zappa sui piedi non è solo italiana, egregio Hollande!
I geni della politica europea, Sarkozy e Hollande, Cameron, la Merker, Napolitano, Prodi e Berlusconi, Bersani, Renzi, e migliaia di attivisti di base scopriranno di avere lavorato per gli odierni re di Prussia, cioè per Wall Street, il Pentagono, la CIA... Se, per assurdo, questi paesi avessero negoziato con gli USA la cessione delle loro riserve di caccia economiche, in Europa orientale, Vicino Oriente, Africa, forse avrebbero conservato qualche briciola di più. I grandi uomini della politica europea possono pure dichiarare fallimento. La vera politica di Washington verso l’Europa è quella sintetizzata dalla Nuland: "Fuck the EU".
Il Giappone si dovrebbe salvare da questo “ridimensionamento”, perché ha una funzione di contenimento della Cina, che non è vista come una vera avversaria. Già in passato era evidente che il pivot verso la Cina non era il vero punto centrale della politica estera USA, anche se faceva comodo farlo credere; Stratfor addirittura, vede la Cina come una possibile futura alleata contro la Russia.
Il punto più debole della relazione è quello dell’economia USA. Si sostiene che oggi gli USA rappresentano il 22 % del PIL mondiale (ma nel 1946 circa il 50% della produzione industriale del mondo era USA). L’autosufficienza energetica, basata sul gas di scisto, difficilmente potrà essere realizzata, per i costi di produzione eccessivi. Gli USA potranno fare investimenti in buona parte del mondo, ma, come le esportazioni di capitale inglesi in USA crearono i presupposti per l’ascesa di un imperialismo rivale, neppure gli onnipotenti USA potranno controllare lo sviluppo dell’economia mondiale, anche se, come la mafia, potranno ricavare tributi e mazzette nelle zone che controllano politicamente e militarmente, sotto forma di acquisti obbligatori di armamenti bidone come gli F 35.
Recenti notizie dalle borse dicono che i mercati azionari delle dieci principali economie stanno crollando: “Anche se il prezzo del petrolio si è schiantato, la Russia sta effettivamente facendo meglio di quasi tutti gli altri in questa lista.” (3) Quello che sulla carta è il paese reprobo, il nemico da abbattere, sta avendo meno danni degli altri. Mentre gli USA difficilmente potranno mantenere il 22% del PIL mondiale, sempre ammesso che questo dato corrisponda alla realtà.
Per concludere, due osservazioni.
La rapacità delle pretese dei governi americani è comune a tutti gli imperialismi. Oggi diventa particolarmente evidente perché la crisi costringe i paesi più potenti a spostarla sugli altri paesi, concorrenti, semicolonie e persino sui paesi clienti.
La sana indignazione verso gli imperialismi, a cominciare da quello USA, non deve in alcuna maniera riversarsi sui popoli. Contro Obama e la classe dirigente USA, ma non contro i lavoratori e le classi sfruttate statunitensi; contro Merkel, Cameron, Hollande, Renzi e i loro regimi, ma consapevoli che l’unico modo di salvarsi dalle loro grinfie è ricostruire i legami tra i senza riserve – che noi continuiamo a chiamare proletari, legami nelle lotte immediate e nelle lotte politiche, nonostante la continua azione del capitale per dividerli, per suscitare continue guerra tra poveri.


Note
1) “EUROPA DESTINATA ALLA GUERRA ? USA MINACCIATI DA UNA SALDATURA GERMANIA-RUSSIA. L’ANALISI SPREGIUDICATA DI GEORGE FRIEDMAN, PRESIDENTE DI STRATFOR AL CHICAGO COUNCIL AFFAIRS”, DI ALBERTO FORCHIELLI, 04 maggio 2015. citazione tradotta dell’intervento di Friedman.
Il testo principale è “Decade Forecast: 2015-2025, Forecast, February 23, 2015 Stratfor Global Intelligence”: L’intervento di Friedman a Chicago, che sostanzialmente anticipa il rapporto è stato diffuso da Pandora TV “Come gli USA preparano la guerra”.
2) "Caso Volkswagen, quali rischi corre l'industria italiana", di Davide Gangale, Lettera 43, 25 Settembre 2015
3) “I MERCATI AZIONARI DELLE DIECI PRINCIPALI ECONOMIE STANNO CROLLANDO” di MICHAEL SNYDER, theeconomiccollapseblog.com in Comedonchisciotte 25 settembre 2015,

Altri scritti utilizzati o consultati: “La Grande Illusione di Stratfor. Russia distrutta entro il 2005”, di Marco Bordoni, Sakeritalia, 21 settembre 2015.
"Previsioni per il decennio 2015-2025", (Estratti e traduzione di PiergiorgioRosso) in Conflitti e Strategie, 23 3 2015

Michele Basso

Fonte

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