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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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LA PROTESTA DEI LAVORATORI AIR FRANCE:
UN’ESPRESSIONE DELLA LOTTA DI CLASSE

(7 Ottobre 2015)

Non sempre la passano liscia. Se il manager della Volkswagen, responsabile dello scandalo degli 11 milioni di auto truccate, è stato “silurato” con una liquidazione da 60 milioni di euro, altra sorte hanno rischiato i manager di Air France.

Alla notizia della conferma di 2900 licenziamenti, i lavoratori della compagnia di bandiera francese hanno preso d’assalto il quartier generale aziendale interrompendo la riunione del CdA e costringendo i manager a un’indecorosa fuga.

I commenti dei politicanti borghesi e dei principali media sono stati di due tipi: il primo, di condanna dell’aggressione: i straricchi rappresentanti della proprietà privata capitalistica non si devono toccare, queste contestazioni sono inaccettabili; il secondo, di pelosa comprensione delle ragioni dei lavoratori, che sarebbero degli “animali” esasperati che devono essere ricondotti al “dialogo responsabile” con le aziende.

In pochi hanno detto a chiare lettere che quanto accaduto è la risposta dei lavoratori alla brutale violenza padronale volta ad aumentare il saggio di profitto. Che le azioni come quella compiuta ai danni dei manager di Air France sono un’espressione della lotta di classe dei lavoratori contro l’attuazione della politica dell’oligarchia finanziaria. Azioni che si manifestano quando la misura è colma, di fronte ai “no”, alle chiusure, alle minacce, ai ricatti padronali.

Come comunisti, sappiamo che la borghesia utilizza tutti i mezzi della violenza e del terrore per difendere la proprietà capitalistica e il furto del plusvalore. La risposta di massa a questa violenza da parte degli sfruttati – che in Francia si è manifestata in alcuni periodi con i sequestri di padroni e manager - è legittima, da sostenere e sviluppare, in quanto gioca un ruolo positivo e rivoluzionario.

Fra i tanti commenti sulla vicenda ricordiamo quello di Landini. Dopo essersi dichiarato contrario all’aggressione dei manager, il segretario FIOM ha dichiarato che “sarebbe pronto ad occupare le fabbriche per difendere il lavoro”. Landini aveva già fatto dichiarazioni analoghe al momento della vertenza della Thyssen di Terni, parlando della politica reazionaria di Renzi su occupazione, salario e diritti dei lavoratori, concretata del Jobs Act. Ma i buoni propositi sono rimasti lettera morta.

Compagni, proletari avanzati, operai, non possiamo aspettare con le mani in mano che i capi sindacali, i socialdemocratici e i massimalisti realizzino i loro altisonanti proclami.

Sta agli operai, a partire da quelli avanzati e coscienti, che non devono sottostare “ai tempi e ai modi” dei dirigenti sindacali, dar vita alle forme di mobilitazione e di lotta più decise, quando la situazione lo richiede.

Trasformiamo le parole senza seguito in azione comune e organizzata dal basso dal proletariato: contro i licenziamenti, lo sfruttamento, la miseria, per il miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, realizziamo – sulle base delle reali possibilità - lotte dure ed unitarie, compresa l’occupazione delle fabbriche.

Il periodo dello sviluppo “normale e pacifico” del conflitto di classe si sta per concludere. La classe operaia per poter affrontare e vincere il nuovo periodo di battaglie aperte che si avvicina deve tornare ad essere protagonista a tutti i livelli della lotta economica e politica. Deve riconquistare cioè la propria piena indipendenza distaccandosi nettamente e apertamente da tutte le correnti borghesi e piccolo-borghesi, opportuniste, revisioniste e riformiste.

Il Partito comunista è lo strumento e la forma storica della riscossa di classe, dove si riunisce e lotta la parte più avanzata e combattiva della classe operaia per abolire la società dello sfruttamento, dei licenziamenti, della diseguaglianza. Stringiamo legami più stretti, uniamoci e organizziamoci!

7 ottobre 2015

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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