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Le chiavi del Vaticano

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LA COSTITUZIONE E' MOBILE,
piuma al vento della globalizzazione.

(14 Ottobre 2015)

Ogni costituzione nazionale rappresenta il suggello giuridico-legale
ad una determinata formazione storico-sociale.
Essa è l'architettura, l'intelaiatura di codici a normare il funzionamento
della macchina statuale nel suo processo di adeguamento al movimento reale.
La “costituzione italiana nata dalla resistenza” non sfugge a questa regola,
anche se annegata nei valori ideologici di un antifascismo di stato tanto annacquato
quanto utile per tutte le stagioni politiche e governative.
Le costituzioni sono mobili per definizione,
perchè in quanto complesso di sovrastrutture seguono,
seppur spesso con tempi inadeguati,
il movimento strutturale della società.

LA COSTITUZIONE E' MOBILE,
piuma al vento della globalizzazione.

Nel caso italiano il fermo immagine costituzionale al 1948 è la conferma dello squilibrio tra stato e società, che oggi il “combinato disposto” Renziano cerca di colmare, rispondendo alle necessità della competizione pluripolare ed al vincolo del blocco imperialista europeo.
Un minore peso burocratico dello stato unito all'avvio di un processo di snellimento e funzionalizzazione dell'intero apparato tecnico-amministrativo e alla centralizzazione decisionale dell'esecutivo sono alla base di questa riforma, in ossequio all'impellenza, da parte della borghesia italian, di dotarsi di uno stato piu' concorenzialmente potente sul mercato europeo e mondiale, e piu' immediatamente repressivo e coercitivo sul fronte interno.
Al di la del deprimente e scontato dibattito parlamentare tra chi “difende e chi attacca” la costituzione, procede spedito l'adeguamento dell'Italia all'Europa, nel solco di una democrazia imperialista sempre piu' “migliore involucro” all'uscita dalla crisi del capitalismo.

Le riforme sono diventate lo strumento dei padroni per modificare assetti arrugginiti e renderli funzionali ai nuovi compiti di competizione e sfruttamento.
Per questo, l'attuale riformismo padronale non può certo essere fermato, ne frenato da una qualche opposizione di tipo Aventiniano o da una pletora di emendamenti fumosi ed inconcludenti, né da utopiche difese di un mondo e di “Carte” che furono.
Il proletariato non ha da difendere la costituzione del lavoro salariato o della falsa “legge uguale per tutti”.
Al contrario, occorre cogliere nel processo di composizione e rafforzamento dell'U.E., cosi' come nell'irregimentazione semplificatoria del “bicamenralismo imperfetto” e della riforma costituzionale gli aspetti dialetticamente e strategicaente convevienti agli sfruttati.

Rinforzare l'estraneità ai passaggi riformistici con la diserzione astensionista,
approfittare dell'oggettivo processo di formazione dell'operaio europeo
trasformandolo in miscela esplosiva continentale,
contrapporre all'adeguamento padronale il nostro adeguamento
nella lotta e nell'organizzazione di classe.

Pino ferroviere

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