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No nightmare

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(18 Settembre 2013) Enzo Apicella

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Parigi Novembre 2015
- TERRORISMO BORGHESE -

(18 Novembre 2015)

No, non è una guerra. È la sua preparazione, mentre i grandi Stati di America, di Europa, di Russia e dell’Asia stanno già scaldando i motori. Sia il “terrorismo” sia la “guerra al terrorismo” rappresentano l’anticipo della guerra in arrivo.
Non è la guerra dello Stato Islamico contro l’Occidente. È la guerra degli imperialismi fra di loro. Se gli esecutori di questo ennesimo atto di terrore sono giovani portati al fanatismo, i mandanti si trovano nei palazzi del potere delle potenze statali di tutto il mondo.

Lo Stato Islamico non è espressione delle classi diseredate dei paesi arabi e non ne difende gli interessi. Nemmeno rappresenta la forza armata di borghesie nazionali arabe desiderose di affrancarsi dall’oppressione straniera, ex-coloniale o imperialista.

La sua forza sta in chi lo dirige dall’esterno. Sono truppe mercenarie cui fa comodo nascondere il loro mestiere dietro le fumisterie della religione. I loro finanziatori diretti sono alcune delle petro-monarchie del Golfo, in lotta fra di loro, e discreto protettore è il fronte imperialista attualmente dietro agli Usa, che li arma e li fa combattere, o li combatte, secondo i colossali interessi di tutti i capitalismi, strangolati dalla crisi economica della quale non vedono la fine.

La propaganda borghese capovolge la verità: nei paesi arabi la finta rivoluzione islamica nasconde dietro una profonda coltre ideologica solo la reazione delle classi dominanti, borghesi e fondiarie, e le sue prime vittime sono i proletari di quei paesi. Le quotidiane bombe nelle piazze e nei mercati di Baghdad, Aleppo, Islamabad, Beirut, Damasco, Kabul, Tripoli, Istanbul hanno segno antiproletario e di guerra fra bande borghesi.

I comunisti non danno un giudizio morale della guerra e delle sue atrocità e sanno che la violenza è connaturata alle società di classe, fondate esclusivamente sulla forza di dominio e sul terrore, anche quando non c’è bisogno di impiegarlo e basta la minaccia. Il terrorismo è uno strumento di guerra, che può essere usato fra gli Stati come fra le classi. Questo è terrorismo usato da alcuni Stati borghesi contro altri. E di tutti contro la classe operaia internazionale, per dividerla secondo artificiali barriere ideologiche e per impedire che unita possa rialzare la testa. Lo “stragismo” lo conosciamo fin troppo bene. Sono avvertimenti e segnali che quasi da mezzo secolo, anche in Europa, periodicamente le borghesie ritengono utile lanciarsi a vicenda. Incisi ovviamente sulla pelle dei proletari.

Qualche centinaio di morti non sono niente per la mostruosa società del capitale. Il dio del profitto richiede ben altri sacrifici umani. Il militarismo è l’unico vero volto della società del Capitale, in particolare delle imperialiste democrazie occidentali che parlano di pace ma stanno preparando il nuovo macello mondiale. Una guerra, costruita, alimentata e voluta per la sopravvivenza del Capitale, a costo di milioni di vite proletarie.

Le classi dominanti approfittano di ogni pretesto e di ogni emozione popolare per sottomettere alla loro disciplina la classe operaia, per terrorizzarla, stringerla fra la minaccia della violenza straniera e quella che la borghesia esercita direttamente, e sempre più rafforza.

I comunisti quindi si tengono lontano da ogni condanna astratta della violenza, da ogni avvicinamento alla falsa pietà ed indignazione dei borghesi, e da ogni manifestazione di solidarietà con gli Stati e con i borghesi, prima di tutti quelli dei loro paesi.

La prolungata agonia della società del capitale scatenerà una serie inimmaginabile di orrori e di menzogne, ben oltre quelli della prima e della seconda guerra mondiale. A questi la classe operaia, e prima di essa il suo partito comunista, devono essere preparati per mantenere inflessibile, contro tutti e contro tutto, la linea diritta, prima verso le verità della scienza di classe, poi, sola, nell’azione contro tutti i nemici.

Il capitalismo non morirà se non di morte violenta per mano del proletariato comunista. L’unica “guerra al terrorismo” possibile è quella contro questo barbaro sistema sociale, quindi l’unica che ha per scopo finale la rivoluzione comunista.

Chi invece accetta il capitalismo, in ogni sua forma e in ogni sua mascheratura, è costretto ad accettare i suoi terrorismi oggi e sarà costretto domani a subire la sua guerra.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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