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DAI PRIMI ACCORDI DI SCHENGEN
ALLA “FORTEZZA EUROPA” DEL “VALLETTA SUMMIT”

(19 Novembre 2015)

Editoriale del n. 35 di "Alternativa di Classe"

filippo grandi

Filippo Grandi

Con la fine dell'Unione Sovietica nel '89, l'interesse degli USA andava a coincidere con quello del capitale europeo più “intelligente”, nel senso di una accelerazione dell'unificazione europea, grazie anche ad un, sempre sognato ed ora auspicabile anche da parte americana, allargamento ad est.
La Unione Europea (UE), nata formalmente come tale nel '83, con la “Dichiarazione solenne” di Stoccarda, fu, in realtà, sostanziata nel '90 con una Conferenza Intergovernativa (CIG). Il Consiglio Europeo di Roma del 14 Dicembre di quell'anno ne decise il mandato; essa doveva occuparsi di aumentare i poteri del Parlamento europeo, di introdurre il “principio di sussidiarietà”, che andava a sistemare diverse contese, e soprattutto, quel che qui ci interessa di più, della cittadinanza europea e della “area comune di sicurezza e giustizia”. La proposta che fu approvata, proveniva dal premier lussemburghese, J. Santer, e poggiava su tre pilastri: la “Comunità Europea” (CE), che doveva inglobare CEE, CECA e CEEA, ereditando i principi, mai del tutto attuati, della libera circolazione di servizi, persone, merci e capitali fra i Paesi membri, l'individuazione di una piattaforma di “Politica estera e sicurezza comune” (PESC), ed una di “Affari interni e giustizia”.
Il 9 Dicembre '91 si aprì a Maastricht, nei Paesi Bassi, il Consiglio Europeo, che avrebbe approvato la pietra miliare della UE, il Trattato di Maastricht, il 7 Febbraio del '92, concordato fra i dodici di allora. Passò l'idea della attuale “Europa a due velocità” (il Regno Unito avrebbe potuto rifiutare le innovazioni sgradite al suo governo, a partire dall'Euro, la moneta unica), e, sulla PESC, fu difesa comune, ma politica estera generale decisa all'unanimità. La UE, in quanto tale, dovrà restare priva di risorse e personalità giuridica proprie, con la CE federale e gli altri due “pilastri” condotti con decisioni intergovernative. Era davvero quanto bastava, al momento, al capitale europeo, senza creare nuovi problemi alla supremazia USA.
Dal 1985, poi, a riprova dell'aleatorietà di alcuni principi della CEE, esisteva un accordo, firmato a Schengen, in Lussemburgo, tra Francia (con Monaco), Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e lo stesso Lussemburgo, per eliminare concretamente i controlli alle reciproche frontiere fra i cittadini di questi Paesi, verso una estensione a tutti gli “europei”. Il 19 Giugno '90 una vera e propria Convenzione, estranea alla normativa UE, fu firmata fra i cinque Paesi, per definirne le condizioni, destinate ad entrare poi in vigore a Germania unificata (3 Ottobre '90), nel '95. Il 27 Novembre 1990, venticinque anni fa, l'Italia fu il primo Paese non promotore a firmare tali Accordi, mentre altri Paesi europei vi aderirono entro il '96.
Fu del '97 la prima modifica UE di “Maastricht”, concordata fra i quindici paesi di allora, prima del previsto allargamento a venti membri (e perciò anche a Polonia, Ungheria ed altri Paesi dell'Est). Il nuovo Trattato fu approvato ad Amsterdam il 2 Ottobre '97, dopo due anni di discussioni, e servì, fra l'altro, oltre che ad inserire la “Unione Europea Occidentale” (UEO), l'organizzazione regionale di sicurezza militare nata nel lontano 1948 (ed oggi sciolta dal 2011, dato che la “mutua difesa” è entrata a far parte dei principi costitutivi della UE col Trattato di Lisbona 2009), come “parte integrante del processo di integrazione europea”, ad inserire gli “Accordi di Schengen” nel “primo pilastro” UE e nello stesso “Acquis comunitario”, cioè le norme Ue che chi entra deve rispettare, anche se applicate gradualmente.
Risulta qui importante ricordare cosa aveva introdotto già nel '92 il Trattato di Maastricht in tema di “Affari interni e giustizia”, e cioè nuove procedure per l'ingresso in Paesi UE da parte di cittadini di “Stati terzi” (leggere “extracomunitari”), una maggiore cooperazione doganale dentro la UE, rafforzamento comune della lotta contro “il terrorismo”, il traffico di droga e la “grande criminalità” in genere, il tutto insieme alla “cittadinanza europea”, assunta dai cittadini di tutti gli Stati membri, con diritto di stabilimento, circolazione, soggiorno in tutta la UE, e finanche “protezione consolare” da qualsiasi ambasciata UE nell'ambito di Paesi esterni. Erano state, così, poste solide premesse per “l'accoglimento” degli Accordi di Schengen nelle “regole UE”!
Complementare alle decisioni di Maastricht sul tema del “terzo pilastro” (“Affari interni e giustizia”) fu la decisione presa ad Amsterdam nel '97 in materia penale, con l'avvio di una cooperazione sia giudiziaria, che tra le forze di polizia dei singoli Paesi membri. Fu poi lì introdotta la possibilità di una “collaborazione rafforzata” fra almeno nove membri UE: da allora in UE si può “fare come per Schengen”: prima si collabora mediante accordi bilaterali (o multilaterali) estranei alla normativa UE, e poi tali “collaborazioni” possono essere recepite in un secondo momento! Più elasticità per arrivare a concreti “risultati europei”! Esempio di una sorta di “collaborazione rafforzata” è il Trattato di Prum del 2005 fra sette Paesi UE (l'Italia non c'è – ancora?), che permette, guarda caso, “squadre internazionali di polizia” per pattugliare zone di frontiera...
In sostanza, i Paesi UE, per i quali sono in vigore gli Accordi di Schengen, così come recepiti dal Trattato di Amsterdam (cioè ricompresi nello “Acquis di Schengen”, specifico protocollo allegato ad esso), costituiscono quello che viene comunemente definito “Spazio (o Zona) Schengen”; in tale area possono circolare liberamente i cittadini, ma (a proposito di “libera circolazione delle merci”) non le eventuali merci che costoro portano con sé... Se gli Accordi di Shengen appaiono come un fatto di democrazia, dato che puntano ad abolire i controlli delle persone alle frontiere all'interno della UE (nonostante numerose sospensioni nazionali unilaterali, per periodi definiti ed in caso di eventi che vengono giudicati come possibili catalizzatori di “disordini”), d'altro canto prevedono un aumento dei controlli alle frontiere esterne, sia in uscita, che, soprattutto, in entrata. E' questo il fatto che motiva la locuzione di “Fortezza Europa”, una fortezza per chi sta fuori, gli immigrati, potenziali o reali (concreto bersaglio di questi Accordi), che difende chi sta al suo interno!
Significativi sono i passi avanti nell'integrazione compiuti da parte delle forze di Polizia: innanzi tutto si è costituita “Europol”, la polizia coordinata sul piano europeo, grazie anche al “Sistema di Informazione Schengen” (SIS), che integra le banche-dati, costruite nei singoli stati. Nello “Spazio Schengen”, la Polizia si può spingere anche in altri Stati della Zona, ottenendo la collaborazione della Polizia dello Stato in cui, ad esempio il “malavitoso” si è rifugiato. Per la criminalità organizzata, in cui, va sottolineato, viene fatta rientrare, addirittura insieme a mafia, traffico di armi e droga, l'immigrazione clandestina, la lotta portata avanti dalle diverse forze di polizia nazionali viene coordinata a livello europeo.
Attualmente tutti i Paesi della UE fanno parte dello “Spazio Schengen”, con l'eccezione di Regno Unito ed Irlanda, già assenti anche per l'Euro (€), più, “extracomunitari”, Norvegia, Svizzera ed Islanda. Si tratta di ventinove (29) Paesi, che hanno sottoscritto il Trattato direttamente o indirettamente. Anche la mancata adesione del Regno Unito è riconducibile ad una diversa impostazione legislativa sull'immigrazione: è tale fenomeno, infatti, a costituire il centro della questione.
In sostanza oggi lo “Spazio Schengen” si traduce in “difesa dagli immigrati”, cioè in “Frontex” ed “Eurosur”. La prima è una agenzia della UE, nata nel 2004 e con sede a Varsavia, preposta, in pratica, al controllo di tutti i suoi confini; in realtà, si “limita” ad aiutare “le autorità di frontiera dei diversi Paesi europei a lavorare insieme”: è, quindi, centrata sulla vigilanza contro nuovi “arrivi” degli immigrati, naturalmente quelli clandestini, cioè la maggior parte di essi. E' rimasta famosa la sua missione, “Triton”, avviata nel 2014 nel Mediterraneo, quando fu deciso che l'Italia non vi poteva più agire da sola, con “Mare nostrum”.
Da una “costola” (nel senso del suo finanziamento) di Frontex è nato poi “Eurosur”, definito come “sistema pan-europeo di sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime” dello “Spazio Schengen”, in pratica della “Fortezza Europa”: la tecnologia al servizio della discriminazione! Approvato dal Parlamento europeo nel 2013, dopo la tragedia (l'ultima, ma solo in ordine di tempo!) di Lampedusa del 3 Ottobre, formalmente per “diminuire i decessi” in casi del genere, in realtà è formato da Centri nazionali di coordinamento per lo scambio di, meno nobili, informazioni di polizia; sorveglianza e segnalazioni a droni e satelliti, ma dati sui “criminali” esclusivamente ad uso dei governi dello “Spazio Schengen”!
Recentissima è poi la notizia dell'istituzione, su cui concordano tutti i Ministri degli Interni (dello “Spazio Schengen”), di “processing centres” per gli immigrati, che li “ospitino”, fuori dalla UE (probabilmente in Macedonia, Serbia e Montenegro), nei (lunghi) periodi in cui vengono trattate le loro richieste. Ovviamente, la conclusione comune è stata che “aumenterà il tasso dei ritorni” degli immigrati nei Paesi di origine; il principio ipocrita e fascista (stile “faccetta nera”) dello “Aiutiamoli in casa loro”! Si tratta di vere e proprie decisioni di guerra: la guerra contro i proletari immigrati, che è parte integrante di una guerra contro tutti i proletari. CE LA STANNO DICHIARANDO!
A tal proposito Mercoledì 11 c.m. si sono incontrati a Malta per un vertice internazionale, il “Valletta Summit”, rappresentanti di 63 Paesi: i premier degli imperialismi UE, insieme con esponenti delle elites di Paesi africani (molti dell'Unione Africana), per “concordare” i flussi migratori (cioè, nella realtà, per rendere la vita più difficile a chi decide di emigrare), con il prevedibile contrasto sui rimpatri: con la scusa di rafforzare l'umanitarismo, la UE sta solo cercando nuovi business, a partire dalla “coperazione”, tanto cara a Renzi. Il “Trust fund” è, infatti, il nuovo fondo, da incremerntare, che la Commissione UE sta “mettendo a disposizione” per “creare sviluppo” in Africa, ed in questo, si sa, l'Italia è in prima fila, soprattutto per Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa. A favorire l'intera manovra è stata anche la nomina dell'italiano Filippo Grandi, diplomatico milanese, alla guida della Agenzia ONU per rifugiati e profughi (Unchr). Specialmente di questi tempi, tutto serve per fare profitti!
Il summit è poi terminato Giovedì 12 con una “Dichiarazione politica” unanime, ma il pluriattentato terroristico, firmato ISIS, di Venerdì 13 sera a Parigi è destinato a rimettere tutto “in gioco”, almeno per gli immigrati... Ecco un pretesto ottimo (per il capitale) per scatenare ancora di più prima gli odii razziali, ed usarli poi a proprio vantaggio, sia in Europa, per aumentare la divisione tra i proletari, isolando gli immigrati dagli altri, sia nel Mediterraneo, per la concorrenza bellica e/o diplomatica, per accaparrarsi altre commesse d'affari in Medio Oriente.

Alternativa di Classe

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