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(15 Dicembre 2010) Enzo Apicella
Il governo Berlusconi ottiene la fiducia alla camera per soli 3 voti

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    Seppellire con le lotte e sotto una valanga di NO la riforma costituzionale di Renzi

    (13 Marzo 2016)

    Renzi è riuscito a far approvare dal Parlamento la sua riforma reazionaria dell’attuale Costituzione. Il precedente tentativo di riformare in senso autoritario la Costituzione italiana fu quello compiuto da Silvio Berlusconi, uno degli uomini più ricchi d’Italia e del mondo, rappresentante di una parte importante del mondo capitalistico e finanziario italiano. Proprietario di “Forza Italia”, partito di maggioranza relativa in Parlamento, e proprietario, attraverso Mediaset, del più potente mezzo di informazione e di disinformazione, la televisione. Oggetto di numerose indagini giudiziarie e di alcune condanne (anche se il cosiddetto “lodo Schifani” lo aveva messo al riparo da ogni azione giudiziaria finché fosse stato a capo del governo).
    Con la sua concezione dello Stato come azienda, cercò di governare l’Italia come l’amministratore delegato di un’impresa capitalistica, pensando di poter decidere tutto, una volta che fosse stato votato dal popolo e insediato al governo.
    Il suo tentativo di riforma autoritaria, basato sul premierato e sul rafforzamento del potere esecutivo con indebolimento delle prerogative del Parlamento, sottoposto nel giugno 2006 a un referendum confermativo popolare, fu clamorosamente bocciato: NO 15.783.000 (il 61,29 %); SI 9.970.000 (il 38,71 %).
    Renzi rappresenta un altro settore di interessi capitalistici e finanziari, che hanno finanziato l’ascesa politica e governativa dell’ex boy-scout democristiano per puntare anch’essi al rafforzamento dell’esecutivo e a una politica che dia sempre più mano libera al capitale contro gli interessi economici e sociali fondamentali del proletariato e delle masse popolari.
    Renzi, e l’attuale governo da lui presieduto, ripetono continuamente che l’Italia è l’unico paese al mondo in cui esiste il Bicameralismo perfetto. E’ falso. Nella maggior parte delle democrazie borghesi oggi esistenti (Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile, India, Giappone, Australia e molte altre) qualsiasi legge, per entrare in vigore, deve essere approvata da entrambe le Camere.
    Renzi e il suo governo mentono perché vogliono introdurre una riforma dell’attuale Costituzione che trasformi il bicameralismo in un monocameralismo di fatto che non ha eguali nella storia costituzionale italiana.
    Il piano di Renzi, appoggiato dalla “P4” di Verdini, consiste in una perversa combinazione, in un mix reazionario di una riforma costituzionale e di una legge elettorale fortemente maggioritaria, l’Italicum.
    I contenuti di questa combinazione saranno, nella Camera dei deputati quale unica Camera effettivamente legislativa, i seguenti:
    - premio di maggioranza (il 54 % dei seggi al partito che vince le elezioni);
    - soglia di sbarramento (il 3% su base nazionale o il 20% in un’unica regione);
    - liste bloccate (i capilista nei 100 collegi sono eletti senza preferenze).
    Risultati: - i piccoli e piccolissimi partiti non saranno neppure presenti nell’unica Camera legislativa, a causa della soglia di sbarramento;
    - un gran numero di parlamentari non avrà alcuna legittimazione popolare perché essi saranno nominati quali capilista dai rispettivi partiti;
    - la maggioranza assoluta della Camera e, quindi, il Governo, saranno appannaggio del partito vincente (il più votato o il vincitore del ballottaggio);
    - la funzione legislativa ordinaria sarà tutta e sempre in mano al partito vincente, che dispone di 340 seggi sui 630 della Camera. Il Senato potrà eccepire sulle leggi fatte dalla Camera, ma, in caso di contrasto fra i due organi, vincerà sempre la Camera;
    - il partito che ha vinto le elezioni avrà sempre il controllo delle Commissioni parlamentari e - se lo riterrà politicamente opportuno - potrà anche assegnarsele tutte;
    - poiché il nuovo Senato non dà la fiducia al governo, quest’ultimo potrà essere formato dal partito vincitore alla Camera senza necessità di particolari accordi con altre forze politiche e potrà cadere, sul piano parlamentare, solo per effetto di lotte intestine al partito vincitore;
    - per quanto riguarda le leggi di revisione costituzionale, la riforma Renzi non modifica l’art. 138 della Costituzione vigente, e quelle leggi saranno adottate a maggioranza assoluta delle due Camere. Ma alla Camera dei deputati il partito vincitore avrà sempre, secondo la riforma Renzi, un numero di voti superiore alla maggioranza assoluta, e potrà quindi modificare la Costituzione da solo e a suo piacimento; a maggior ragione, se avrà più della maggioranza assoluta anche al Senato. Solo se alla Camera i voti favorevoli alle modifiche non raggiungessero i 2/3 di 630 = 420, e al Senato i 2/3 di 100 = 66, quelle modifiche dovrebbero obbligatoriamente essere sottoposte al referendum confermativo del popolo italiano.
    Dunque, passaggio dal bicameralismo perfetto all’autoritarismo perfetto, trasformazione dell’attuale Repubblica italiana a democrazia borghese in una Repubblica borghese autoritaria.
    Ma la legge di riforma renziana è stata approvata dal Parlamento con un numero di voti inferiore ai due terzi.
    Quindi, come quella di Berlusconi, dovrà anch’essa essere sottoposta (art. 138 Cost.) a un referendum confermativo popolare.
    Per bocciarla, non è necessario nessun quorum. Basterà che il numero dei NO superi semplicemente il numero dei SI.
    Renzi ha legato le sue sorti politiche alla conferma referendaria della sua riforma costituzionale. Ha più volte dichiarato pubblicamente: «Se perdo, vado a casa. E non solo vado a casa, ma mi ritiro dalla vita politica». Altre forze politiche borghesi, non meno reazionarie di lui, si appresteranno a prendere il suo posto, in assenza di un’ondata di lotta di classe rivoluzionaria.
    Per il proletariato e per la parte più avanzata delle masse popolari la lotta dovrà quindi continuare oltre il risultato del referendum, a un livello più alto e più decisivo.
    Dunque per cominciare: Fare il bis del 2006! Formare Comitati per il NO nei posti di lavoro e nel territorio! Dare vita a una campagna ampia e capillare per respingere con una valanga referendaria di “NO” la controriforma costituzionale! Fare della sconfitta di Renzi la precondizione perché, sotto la spinta rivoluzionaria di un grande movimento proletario e popolare, si giunga a formare in Italia un Governo Operaio nel quale il ruolo dirigente sia nelle mani di forze coerentemente e conseguentemente comuniste.

    Da: Scintilla, n. 67 – marzo 2016
    Organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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