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(29 Luglio 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

IL 17 APRILE, VOTA SÌ

(21 Marzo 2016)

Dieci regioni (Liguria, Campania, Molise Basilicata, Marche, Abruzzo, Puglia, Veneto, Sardegna, Calabria) hanno presentato dei referendum contro l'articolo 38 della legge “Sblocca Italia” del governo Renzi e l'articolo 35 del "decreto sviluppo" varato dal governo Monti per impedire le trivellazioni in mare in un raggio di 12 miglia dalla costa e fermare tutte le norme che permettono al governo di non considerare le decisioni degli enti locali.

Il governo italiano concederà decine di permessi per la ricerca e le perforazioni tra Adriatico, lo Ionio e i mari che bagnano la Sicilia. I maggiori destinatari saranno le principali multinazionali del petrolio: Eni, Shell, E.On, Edison.


Nel territorio nazionale però, si sono costituiti molti comitati e coordinamenti di cittadini e ambientalisti. Come i “no tav”, anche i “no triv” hanno visto scagliarsi contro la propria lotta di resistenza, la peggiore retorica governativa.

E' necessario creare una mobilitazione generale di opinione, che porti milioni di persone in prima linea per la difesa del futuro. Non crediamo che questo referendum risolva il problema. E’ però un passo avanti per poter far emergere le contraddizioni delle istituzioni governative legate alle solite logiche di mercato e contro un sistema economico che, ormai da un decennio, sta riversando la crisi sulle masse popolari!

Il tema sostanziale che si impone sul referendum del 17 aprile è quale tipo di sviluppo deve avere il nostro Paese. Abbiamo di fronte due modelli: uno legato alla produzione petrolifera, che garantisce profitti per le multinazionali dell' “oro nero”; uno invece, che pensa ad uno sviluppo sostenibile, basato su processi decisionali garantiti dalla partecipazione dei cittadini di un territorio.


Le trivellazioni sono una tecnica obsoleta di ricerca e produzione di fonti energetiche, che devasta il territorio e rovina il paesaggio; ruba il potere contrattuale alle comunità locali imponendogli il ricatto delle multinazionali; questo modello di sviluppo non è più compatibile con la sopravvivenza dell'uomo.

Il decreto “sblocca trivelle” del governo Renzi elimina “lacci e lacciuoli” andando incontro esclusivamente ai petrolieri.

In tutto il mondo esistono comitati e movimenti che dimostrano l’utilità di investire su una produzione energetica rinnovabile, non più fondata su idrocarburi e risorse naturali non rinnovabili; deve essere l'inizio di una rivoluzione verde.

Il referendum del 17 aprile è importante per almeno tre motivi: sul piano simbolico, culturale e politico.

È vergognoso l'oscuramento mediatico di cui è oggetto questo referendum; l'unica spiegazione verosimile è la preoccupazione che aleggia nelle sedi delle multinazionali, del Governo Renzi e del Pd.

Alberto D'Andrea Partito Comunista d'Italia Veneto orientale

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