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Un bel di' vedremo

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(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
In tutta l'Europa cresce la protesta contro il capitalismo della crisi

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    PROSEGUIRE NELLA STRADA INTRAPRESA DALLO SCIOPERO GENERALE DEL 18 MARZO

    (28 Marzo 2016)

    usi-ait originale sciopero 18 marzo

    Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione per l’esito dello sciopero generale del 18 marzo e delle manifestazioni che in molte località si sono svolte e alle quali abbiamo partecipato e, a volte, promosso.

    Uno sciopero organizzato dal basso che, pur in un periodo estremamente difficile e nonostante l’ostracismo dei media, è andato al di là delle nostre stesse aspettative e che hanno causato in alcuni settori cruciali – quali scuola e trasporti – notevoli disagi.
    Ne sono la riprova le dichiarazioni stizzite del presidente del consiglio Matteo Renzi che, da Bruxelles, ha inteso stigmatizzare la mobilitazione sociale formulando esplicite minacce nelle quali si fa un accorato appello alle associazioni padronali e ai sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil) affinché diano corpo e anima al famigerato accordo del 10 gennaio 2014 e si accordino per il colpo di grazia definitivo contro la libertà di sciopero e le residue modalità di agibiltà sindacale rimaste ai sindacati considerati “incompatibili” con il sistema. In caso contrario si farà carico il suo governo a perseguire tale scellerato obbiettivo certo – com’è – che un parlamento di nominati non avrà alcuna difficoltà a ratificare quello che non esitiamo a definire come “l’editto di Bruxelles”.
    Ma il presidente del consiglio è andato oltre il giudizio di merito su una, legittima, manifestazione di dissenso sociale giudicando inammissibile lo sciopero contro la guerra, il che significa che si è colpito nel segno.
    Vuol forse dettarci l’agenda in base alla quale si può scioperare?

    Renzi – ma, in questo, è in buona compagnia considerando il silenzio dei media – ha fatto anche finta di dimenticare il resto della piattaforma: contro le spese militari e le grandi opere, contro le leggi che precarizzano il lavoro, contro i licenziamenti senza regole, per salari e pensioni adeguate, per la riduzione dell’orario di lavoro e degli anni per andare in pensione, per il diritto alla casa, alla salute, per il diritto all’agibilità sindacale così come scaturita (e ripetutamente stravolta con le modifiche apportate) dalla legge 300/70.
    Già il fascismo impose per decreto prefettizio lo scioglimento dell’USI. Renzi vuole replicare una delle pagine più nere della nostra storia recente?

    Noi, ripetiamo, siamo molto soddisfatti della riuscita dello sciopero generale costruito unitariamente da parte di sindacati di base e antagonisti che rifiutano di sottoscrivere il famigerato accordo del gennaio 2014 che vuole impedire la libertà di sciopero quando lo si ritiene utile e ci dichiariamo pronti, fin d’ora, a mobilitarci qualora il governo o le organizzazioni padronali e sindacali si “accorderanno” per codificarlo in leggi, regolamenti e codicilli.
    Adesso è fondamentale proseguire, nella pratica autogestionaria, dando continuità ai risultato conseguiti con lo sciopero generale del 18 marzo, perché, come anche le parole di Renzi confermano (non che
    avessimo bisogno di ciò) siamo sulla retta via.

    La Segreteria e la Commissione Esecutiva dell’Unione Sindacale Italiana (USI – AIT)

    Fonte

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