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Il rasoio di Occam

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(27 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Mauro Riccioni, Il Sindaco gratis

Viareggio, Dissensi, 2016, pp. 89, € 9,00

(30 Luglio 2016)

sindaco gratis

Nel 2014 un sindaco, eletto l’anno prima in un comune di 700 anime del Maceratese, Gagliole, rifiuta i 1.400 € d’indennità spettanti alla propria funzione, devolvendoli nella attività sociali della comunità d’elezione. La notizia del “sindaco gratis”, soprattutto, va da sé, grazie ai social, si diffonde in un battibaleno e, dati i tempi e la situazione, il sindaco conquista una notorietà nazionale, con articoli e interviste sulla stampa, compresa quella mainstream che ne ha decretato il successo. Il sindaco in questione è Mauro Riccioni, classe 1972, origini romane, di modesta famiglia, avvocato con un passato di studente-lavoratore e una passione politica sbocciata al momento dovuto: a quattordici anni, attualmente iscritto al Partito comunista.

La vicenda di Gagliole s’inserisce a pieno titolo nel filone dei Comuni virtuosi, a suo tempo detti anche “a cinque stelle”, prima del fortunato lancio nell’agone elettorale del Movimento di Grillo e Casaleggio, che comunque ne ha assunto alcuni elementi. La venuta in essere di certe tipologie di amministrazioni locali può datarsi all’inizio di questi anni Dieci. La sfiducia verso le forme tradizionali della politica e i politicanti di mestiere, con il conseguente venir meno della presa dei partiti, e dei rispettivi funzionari, presso la cittadinanza, ha permesso l’affermazione di candidati e liste sui generis, fuori controllo. È ascrivibile a questo fenomeno la cosiddetta Ondata arancione che ha toccato le metropoli italiane nel 2011, vissuta tra fortune alterne e in parte riconfermata nella recente tornata amministrativa. È però nei comuni di provincia che il fenomeno ha trovato terreno fertile per la germogliazione, nei piccoli paesi immersi nel verde, quasi a voler confermare atmosfere e postulati roussoviani. I comuni in oggetto si distinguono per le Buone pratiche, consistenti nella trasparenza verso i cittadini, nell’attenzione all’ambiente, alla cultura e, soprattutto, nell’eliminazione degli sprechi, degli orpelli, con particolare riguardo, e questo è un tratto comune, alle luminarie natalizie. Le amministrazioni virtuose, tra accuse di savonarolismo e ovvi attacchi delle opposizioni, suscitano simpatie, anche trasversali, presso la popolazione ma si trovano dinanzi all’ostilità sia delle forze per natura conservatrici che del Pd, pre-renziano e renziano, sebbene in certi casi vedano origine nel Centrosinistra. Tutti partiti pronti alla revanche. È il caso di citare qui il Comune di Corchiano, nel Viterbese, la cui giunta, capofila tra quelle virtuose in Italia, è andata incontro alla sconfitta giusto alle recenti elezioni, a favore di una lista stile Nazzareno: Pd e Centrodestra. Fatti che inducono a riflettere sui limiti di queste esperienze il cui portato, per così dire, ideologico è da far risalire, per quanto sia difficile stabilire nessi diretti, alle elaborazioni teoriche seguite al collasso del blocco sovietico quando, qua e là, sono riaffiorate, pure inconsapevolmente, le idee dei precursori e dei primi oppositori del marxismo e che il socialismo scientifico aveva contribuito a spazzare via. Sul finire dei Novanta del Secolo scorso si sono infatti riproposti i crismi del socialismo utopistico e anarchico. Si è tornati a parlare di autogoverno, di federalismo e municipalismo libertario. Si pensi alle elucubrazioni emerse dal Coordinamento dei centri sociali del Nordest, al suo crepuscolo, poi confluite nel Movimento no global per cui, anziché, in parole povere, pensare alla conquista oggettiva dello Stato, le singole comunità potessero e dovessero trovare il modo di organizzarsi e di fungere da esempio per le altre, concorrendo con il sistema capitalistico attorno. Il Bilancio partecipato ad esempio, da più parti in adozione, è emerso proprio dai social forum. Da ciò l’ipotesi di superare persino le tradizionali forme di rappresentanza elettorale. Un comunitarismo che ha fatto gola anche a certi ambienti d’estrema destra.

È “il socialismo in una stanza sola”, oppure “la favola della Giachero” di cui parlava Gramsci, in riferimento ad una fabbrica di macchine da scrivere che aveva ottenuto profitto dall’autogestione operaia. Ciò per rendere il concetto, sebbene per i comuni virtuosi non siano certo in ballo rapporti di produzione e di classe.
Il Sindaco gratis ci offre numerosi spunti per una discussione in merito. Non si tratta di un lavoro teorico, anzi, si parte dal proprio vissuto, dalla pratica: imposte, tasse, abitazioni etc. Un manuale di facile comprensione e assunzione, scritto con onestà, possibile prontuario quindi per altri sindaci alle prese con le quotidiane difficoltà dell’amministrare. Riccioni, in certe sue movenze, ricorda un po’ quei sindaci democratici e socialisti di inizi Novecento: i primi a non provenire dal notabilato e ad attuare quelle concrete politiche sociali poi riprese nel Secondo dopoguerra dalle amministrazioni socialcomuniste, unite nella Lega dei comuni democratici.

Significativa, a tal proposito, è l’introduzione, non affidata ad un accademico o a un saggista in materia, ma ad Angelo Licheri, il giovane sardo che si calò nel pozzo di Vermicino nel tentativo di salvare il piccolo Alfredo non riuscendoci ma con un gesto di coraggio che commosse l’opinione pubblica in quella che è stata in Italia la prima esperienza di pathos collettivo, con tragico epilogo, vissuta in diretta televisiva. A Licheri andranno i proventi di questa pubblicazione.

Silvio Antonini

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