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(21 Giugno 2012) Enzo Apicella

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2 vertenze vinte, con conciliazioni a favore di operai: la funzione delle Camere del Lavoro Autorganizzate

(4 Settembre 2016)

2 VERTENZE VINTE NELL’EDILIZIA (3 operai, SF Costruzioni srl) E NEL SETTORE LOGISTICA – FACCHINAGGIO (8 operai, Lig Centro Sud srl) CON ACCORDI DI CONCILIAZIONE GESTITI E SOTTOSCRITTI DA USI, a seguito intervento CAMERE DEL LAVORO AUTORGANIZZATE (Roma Sud Ovest Piazza Gaetano Mosca 50) e Nord Ovest (Largo Giuseppe Veratti 25) a Roma. LA FUNZIONE DELL’AUTORGANIZZAZIONE SINDACALE E DELLA TUTELA EFFICACE, dello strumento delle strutture territoriali, delle CAMERE DEL LAVORO AUTORGANIZZATE e autogestite dall’Unione Sindacale Italiana.

chat noir

Si dà notizia, della buona riuscita che si è chiusa positivamente il 2 settembre 2016, con accordo di conciliazione che ha fatto recuperare 2000 euro a ogni operaio edile per pagamenti non adempiuti, per 3 operai della SF Costruzioni srl e degli accordi di conciliazione per 8 operai, assunti dopo stabilizzazione nel 2015, con le qualifiche di autisti e facchini nel settore logistica e magazzino di Roma della Lig Centro Sud srl, che ha permesso con effetto da agosto 2016, il corretto inquadramento superiore (Ccnl lavanderie industriali) e il recupero di somme, variabili a seconda del periodo di stabilizzazione, dalle 350 ai 750 euro netti, già conferiti agli operai, con il corretto inquadramento e l’applicazione del CCNL di settore.

E’ un risultato che è avvenuto, utilizzando l’esperienza maturata in tanti anni di attività sui territori, delle CAMERE DEL LAVORO AUTORGANIZZATE e autogestite da lavoratori e lavoratrici dell’Unione Sindacale Italiana e della capacità di saper imporre il recupero di condizioni salariali e di spettanze economiche, con il convincimento dei consulenti dei datori di lavoro, della opportunità di conciliare le vertenze e di saper far ragionare le controparti datoriali dai “rischi” (per loro) di un conflitto sindacale.

Due vertenze vinte senza dover ricorrere a scioperi selvaggi e prolungati, a picchetti e blocchi duri, davanti ai cancelli delle aziende, alle mille forme di lotta che, fin troppo spesso, si devono usare per riuscire a recuperare quelle che dovrebbero essere le condizioni minime salariali, contrattuali e normative, quelle stesse “regole del gioco” che padroni e padroncini chiedono sempre di osservare e far rispettare a operai e operaie, quando poi dall’altra parte le stesse regole non sono rispettate.

Due piccoli segnali di capacità e di forza delle proprie argomentazioni e della necessità di intervenire sindacalmente, considerando i posti di lavoro come parti dei territori dove si lavora e si abita, utilizzando l’antica esperienza e funzione delle Camere del lavoro, oggi dette da Usi “autorganizzate”, memoria delle antiche Camere del lavoro “sindacaliste rivoluzionarie” e indipendenti, per differenziarle da quelle “riformiste” del secolo e millennio scorso, legate alle centrali confederali e ai partiti politici.

Una indipendenza di intervento e un meccanismo di tutela di operai, che ha avuto l’ulteriore pratica di far sottoscrivere agli operai sostenuti da Usi a livello territoriale, il mandato ad agire per la fase di assistenza, tutela e gestione della vertenza, senza dovergli far sottoscrivere, come contropartita di ambito “mercantile”, la tessera di iscrizione al sindacato, raggiungendo l’obiettivo di differenziare la costruzione di percorsi sindacali collettivi (le strutture di posto di lavoro autorganizzate), con la fase di tutela e assistenza, da parte di latri lavoratori e lavoratrici più esperti e già organizzati, per il raggiungimento dell’obiettivo specifico.
E’ un esempio di come l’autorganizzazione sindacale, anche quella territoriale, praticata dalle strutture Usi, sia da sempre diversa fin dalla sua originaria costituzione nel 1912 e dai suoi documenti e linee di indirizzo fondative, nella pratica e non solo nella teoria, dai sindacati concertativi-confederali, dal sindacalismo autonomo di stampo corporativo, come esperienza concreta e salutare per il “sindacalismo di base”, che corre sempre il rischio di farsi ingabbiare, in nome di una esasperata ricerca di “rappresentatività formale” sui tavoli padronal concertativi a tutti i costi, in meccanismi che stritolano le loro origini, oppure di limitarsi a schemi classici del conflitto sindacale, pure duro e combattivo e con una fatica eccessiva rispetto ai risultati parziali ottenuti, ma che spesso diventano fonte di spaccature, divisioni, separazioni anche laceranti senza la necessaria crescita e processo di emancipazione delle classi lavoratrici e dei settori sfruttati, o di una riconduzione a “cinghia di trasmissione” di forze partitiche o a tecnicismi degli avvocati svincolati da percorsi condivisi con le strutture come le nostre, di segno opposto all’autorganizzazione, all’autogestione, all’indipendenza e autonomia, una grande battaglia di “civiltà”, un percorso culturale che non può essere delegato ad altri, se non a lavoratori e lavoratrici e alla loro azione ed elaborazione, teorica e pratica, nelle questioni anche quotidiane sui posti di lavoro, sui territori dove sono insediate le aziende, nel contrasto alla precarietà, alle discriminazione anche di genere, alla serie di provvedimenti e processi finalizzati alla sottomissione della forza lavoro in nome dello sfruttamento e del profitto, sulla salute e sicurezza sul-del lavoro.

Siamo consapevoli che questo percorso di autorganizzazione sindacale, sociale, culturale, di intervento territoriale, sia un terreno più difficile e di maggiore profusione di impegno, rispetto agli altri “modelli organizzativi e di pratica”, che richiede uno studio continuo, un aggiornamento costante, una preparazione approfondita, nonché un’analisi e una valutazione costante dei processi di frammentazione e scomposizione delle classi, nell’ottica di una auspicata attività di ripresa di massa del conflitto sociale, dell’unità dal basso e della ricostruzione di processi che superino le divisioni e le “guerre tra poveri”.

Riteniamo che questa sia la prospettiva futura e ancora tutta da sviluppare, nei suoi effetti di pratica di massa e diffusa, che va ripresa, potenziata, approfondita e verificata, di un intervento politico sindacale che, sulla base dell’antico percorso ed esperienza in positivo del movimento operaio, delle lavoratrici e dei lavoratori, possa essere strumento utile, efficace, solidale, per rimanere coerenti nella pratica quotidiana al motto, ancora valido e attuale che “L’EMANCIPAZIONE SARA OPERA DEI LAVORATORI (E LAVORATRICI) STESSI…O NON SARA’”.
Su questi ambiti e prospettive, per ridare fiducia e forza nei percorsi e processi di autorganizzazione sindacale, sociale e di intervento territoriale, proseguiamo la fase di ricostruzione dell’Usi, del suo progetto e delle pratiche, il suo spirito di spinta e condivisione con altre esperienze di lavoratori e lavoratrici, che non si sono arresi, per andare un passo più in là degli stessi nostri limiti organizzativi e di energie, per la costruzione di strumenti più forti ed efficaci a beneficio di tutti e tutte.

Roma, settembre 2016

Unione Sindacale Italiana Usi fondata nel 1912 segreteria intercategoriale
e Camere del Lavoro autorganizzate – Roma

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